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Archive for the ‘Diritti dell’uomo’ Category

Un lager chiamato Mediterraneo

19 dicembre 2012 6 commenti

LETTERA APERTA DEL SINDACO DI LAMPEDUSA

 

disegno_clandestini_N“Sono il nuovo Sindaco delle isole di Lampedusa e di Linosa. Eletta a maggio, al 3 di novembre mi sono stati consegnati già 21 cadaveri di persone annegate mentre tentavano di raggiungere Lampedusa e questa per me è una cosa insopportabile. Per Lampedusa è un enorme fardello di dolore.

Abbiamo dovuto chiedere aiuto attraverso la Prefettura ai Sindaci della provincia per poter dare una dignitosa sepoltura alle ultime 11 salme, perché il Comune non aveva più loculi disponibili. Ne faremo altri, ma rivolgo a tutti una domanda: quanto deve essere grande il cimitero della mia isola?

Non riesco a comprendere come una simile tragedia possa essere considerata normale, come si possa rimuovere dalla vita quotidiana l’idea, per esempio, che 11 persone, tra cui 8 giovanissime donne e due ragazzini di 11 e 13 anni, possano morire tutti insieme, come sabato scorso, durante un viaggio che avrebbe dovuto essere per loro l’inizio di una nuova vita. Ne sono stati salvati 76 ma erano in 115, il numero dei morti è sempre di gran lunga superiore al numero dei corpi che il mare restituisce.

Sono indignata dall’assuefazione che sembra avere contagiato tutti, sono scandalizzata dal silenzio dell’Europa che ha appena ricevuto il Nobel della Pace e che tace di fronte ad una strage che ha i numeri di una vera e propria guerra. Sono sempre più convinta che la politica europea sull’immigrazione consideri questo tributo di vite umane un modo per calmierare i flussi, se non un deterrente.

Ma se per queste persone il viaggio sui barconi è tuttora l’unica possibilità di sperare, io credo che la loro morte in mare debba essere per l’Europa motivo di vergogna e disonore. In tutta questa tristissima pagina di storia che stiamo tutti scrivendo, l’unico motivo di orgoglio ce lo offrono quotidianamente gli uomini dello Stato italiano che salvano vite umane a 140 miglia da Lampedusa, mentre chi era a sole 30 miglia dai naufraghi, come è successo sabato scorso, ed avrebbe dovuto accorrere con le velocissime motovedette che il nostro precedente governo ha regalato a Gheddafi, ha invece ignorato la loro richiesta di aiuto. Quelle motovedette vengono però efficacemente utilizzate per sequestrare i nostri pescherecci, anche quando pescano al di fuori delle acque territoriali libiche.Tutti devono sapere che è Lampedusa, con i suoi abitanti, con le forze preposte al soccorso e all’accoglienza, che dà dignità di esseri umane a queste persone, che dà dignità al nostro Paese e all’Europa intera.

Allora, se questi morti sono soltanto nostri, allora io voglio ricevere i telegrammi di condoglianze dopo ogni annegato che mi viene consegnato. Come se avesse la pelle bianca, come se fosse un figlio nostro annegato durante una vacanza”.

Giusi Nicolini

http://www.nigrizia.com/sito/notizie_pagina.aspx?Id=8568&IdModule=1

http://fortresseurope.blogspot.com/

In ricordo del cardinale Carlo Maria Martini.

5 settembre 2012 2 commenti

LE ULTIME ORE DEL CARDINALE MARTINI

Tre donne una domanda:Hannah Arendt-Simone Weil-Edith Stein.

4 luglio 2012 Lascia un commento

Donne e filosofia,un’accoppiata difficile,forse impossibile.Eppure nel Novecento tre grandi figure  hanno lasciato traccia profonda nella cultura del secolo .Vengono ora rievocate in un vivace saggio della psicanalista lacaniana Giuliana Kantzà.

Tre donne tre passioni:per la giustizia,per la mistica,per la ragione. Tre donne unite dall’ebraismo e pertanto colpite dalla persecuzione nazista. Un’opera assai limpida e gradevole che mescola insieme  le drammatiche vicende delle tre israelite con le loro riflessioni filosofiche.

Simone Weil(1909-1943),comunista e bolscevica,lasciò l’insegnamento della filosofia per lavorare alla Renault.Fù brevemente in Spagna per combattere il regime di Franco.Fuggì negli USA e poi in Inghilterra per sostenere la resistenza di De Gaulle.Frattanto andava maturando il suo rifiuto del comunismo.Ammirava Gesù ma odiava la chiesa,così come odiava gli ebrei “popolo maledetto”.

Edith Stein (1891-1942),testimone e martire di due fedi:quella ebraica e quella cristiana. Vide tra le due religioni una continuità piena e lo mostrò assumendo come giorno del battesimo il 1 gennaio1922,festa insieme ebraica e cristiana. Docente universitaria al seguito di Husserl,la lettura della “Autobiografia” di santa Teresa D’Avila la condusse al cristianesimo e alla clausura del carmelo. Studiosa di san Tommaso D’Aquino ne valorizzò la filosofia,ma mostrò che solo la mistica era definitiva secondo l’insegnamento della “noche obscura de alma”di San Giovanni della Croce.Per sottrarla alle persecuzioni naziste fù mandata da Colonia in Olanda dove venne arrestata e trasferita ad Auschwitz e subito uccisa insieme ad una sua sorella.

Hannah Arendt studiò a Marburgo dove conobbe Martin Heidegger.Si salvò dal nazismo prima in Francia,poi negli Usa.Alcune sue opere hanno segnato la cultura del secolo:anzitutto il “totalitarismo”,acutissima indagine che definisce quella tragica novità del Novecento,che accomunava  comunismo e nazismo.

Un’alterità costitutiva, essere una donna, un’alterità di appartenenza, essere ebree, è la traccia unificante di queste tre donne straordinarie che hanno segnato il percorso speculativo del secolo scorso. Un incrocio di tempi le pone di fronte al nazismo e all’orrore del male: su questo sfondo drammatico si innesta il loro discorso: per Hannah Arendt è la decostruzione di una filosofia separata dalla vita, dal legame sociale; per Simone Weil è l’inquieta e lirica ricerca di una trascendenza; per Edith Stein è la luminosa testimonianza della continuità originaria fra giudaismo e cattolicesimo. La loro opera è inscindibile dalla loro vita: il loro discorso si snoda nel simbolico del linguaggio, ma vibra della loro specificità femminile. È proprio al loro tratto di essere «altra» che Giuliana Kantzà fa riferimento; seguendo l’insegnamento di Jacques Lacan, individua la loro peculiarità di appartenenza sessuale: una donna è «non tutta» nel discorso, è, per struttura, contigua al godimento, aperta alle «vie del desiderio», pronta all’amore.
Hannah Arendt, Simone Weil, Edith Stein sono le voci alte di questa alterità femminile che conserva e trasmette l’irriducibile del desiderio: nella prima con la «natalità», «Puer nobis natus est», nella seconda con l’appassionata ricerca del bello, nella terza nella via della mistica. Voci che nella solitudine e nel silenzio dell’urlo contemporaneo fanno cenno alla donna, baluardo di un desiderio estraneo all’«avere», e ci consegnano la domanda: «Che cosa vuole una donna?». Domanda che si oppone all’invadenza del conformismo, alla massificazione, che resiste all’invadenza dello scientismo «che è l’ideologia della soppressione del soggetto». Domanda che tocca il nodo Legge-desiderio-godimento, domanda che apre all’amore.

G.Kantzà,TRE DONNE UNA DOMANDA.Hannah Arendt,Simone Weil,Edith Stein,Ed.Ares,Milano,2012,pp.328.

Una bomba a mano senza sicura

29 febbraio 2012 4 commenti

Cara Margarita,

grazie per l’opportunità che mi hai offerto. Da tempo vorrei scrivere qualcosa sul mio blog “Terra di Nessuno”, circa la crisi del tuo Paese e dell’Unione europea. Mi puoi aiutare con notizie “di prima mano”? Qui non c’è una buona informazione su quello che accade da voi, e quella poca che c’è è di cattiva qualità; tutta schierata da una sola parte,  si fa solo leva sulla paura che l’Italia possa essere come la Grecia affinché il pubblico non si formi un’opinione oggettiva sulla situazione della Grecia e non rifletta sulle sue vere cause. Leggi tutto…

Pastori e agnelli

11 dicembre 2011 13 commenti

Alla venerata memoria del card. Salvatore Pappalardo (+ 10 dicembre 2006) in occasione del quinto anniversario dalla sua morte. Una ricerca d’archivio di Giampiero Tre Re, materiali d’epoca e immagini in parte mai viste in Italia in un documentario esclusivo di TerradiNessuno Channel.

Una morale discutibile

 

A Paolo VII

In mezzo secolo di decorso postconciliare, il Vaticano II ha prodotto un richiamo della riflessione sulla Chiesa come soggetto collettivo in cui risiedono le condizioni (antropologiche, storiche, giuridiche, istituzionali) della fede delle singole persone. Occorre però tornare sui nostri passi, anzi andar oltre, e non perdere di vista che anche la Chiesa “società perfetta” non è in realtà che un’astrazione a metà discorso tra teologia e sociologia, in quanto la relazione realmente e originariamente esistente è comunque quella tra persone. Nella fattispecie la relazione ecclesiale originaria è quella tra Gesù e il discepolo. Sono dunque le condizioni di possibilità della Chiesa ad essere in realtà poste nelle strutture personalistiche dell’esistenza cristiana. Leggi tutto…

Pasqua 2011

21 aprile 2011 25 commenti

Pasqua di liberazione

 

Passiamo (anche noi) all’altra riva.

Atei devoti, beghine di regime e stragi di poveri cristi

8 gennaio 2011 3 commenti

Caro Giorgio,

Dopo gli atei devoti eccoci alle bizzochere gaudenti. Dopo la teologia del natale consumista dei Malvolio de “la bussola quotidiana“, il martirio del Natale di sangue dei cristiani copti.
Trovi in calce un florilegio dell’elogio cattolico del consumismo natalizio tratto dalla suddetta rivista on line, ripreso poi dal Giornale di Feltri. La strage di Natale dei cristiani copti ad Alessandria ha però dato la misura di quanto il cattolicesimo conservatore abbia in realtà perso la bussola, Leggi tutto…

Quello che Obama non dice. Ambiente, diritti e pace: la crisi dell’Obama-pensiero

7 novembre 2010 23 commenti

Troppo presto e trionfalmente salutata come una certezza, più che una speranza, la promessa politica di Obama nel breve volgere di soli due anni rischia di trasformarsi in una bugia più che in un’illusione. Leggi tutto…

Femminismo islamico. Corano, diritti, riforme

5 settembre 2010 Lascia un commento


la Repubblica
Femminismo islamico
C’ è una jihad tutta nuova che da qualche anno si aggira per il mondo: va dal Marocco all’ Iran, passando per gli Stati Uniti, la Malesia, la Turchia e l’ Egitto. Le sue armi non sono kalashnikov ma libri e conoscenza. I suoi portabandiera, non kamikaze ma studiose testarde e determinate. Leggi tutto…

Sul complesso rapporto tra Islam e universo femminile.

5 settembre 2010 Lascia un commento


di Chiara Scattone
“Le donne buone sono dunque devote a Dio e sollecite della propria castità, così come Dio è stato sollecito di loro; quanto a quelle di cui temete atti di disobbedienza, ammonitele, poi lasciatele sole nei loro letti, poi battetele; ma se vi ubbidiranno, allora non cercate pretesti per maltrattarle, ché Iddio è grande e sublime”. Questo è probabilmente uno dei passaggi più contestati dal femminismo islamico moderno e contemporaneo, il versetto che ha ‘condannato’ la donna a un ruolo di sottomissione e di inferiorità nei confronti del maschio, ma anche uno dei passaggi più intensi e significativi della storia della comunità muhammadica. Leggi tutto…

Federalismo, razzismo e Chiesa cattolica.

7 agosto 2010 1 commento


Per interrogarsi in modo concreto e semplice – “popolare, come direbbero appunto i leghisti” – su un fenomeno che inquieta per la sua natura “culturale” oltre che politica ed elettorale, Mosaico di pace, nel numero di luglio 2010, dà ampio spazio ad un dossier dal titolo: “Un moderno tribalismo guerriero. Federalismo, razzismo e Chiesa cattolica”, a cura di Rosa Siciliano e Renato Sacco. Leggi tutto…

Intervista sul nazismo magico

9 luglio 2010 Lascia un commento


Esiste una tradizione esoterica occidentale? Sotto quali forme si manifesta? Qual è il rapporto tra questa cultura «altra» e le diverse forme politiche di matrice razionalistica dell’Occidente? E tra esoterismo e nazismo? Hitler e i vertici del partito erano in possesso di una dottrina segreta? Che cosa è invece possibile dire riguardo alle altre dittature del XX secolo? E in che modo, oggi, la democrazia rappresentativa si rapporta a questa cultura alternativa?
Sono ormai molti a ritenere che nel nazismo esistesse una componente esoterica, cioè interessata a un «sapere segreto» riservato soltanto a pochi «iniziati». Leggi tutto…

Attenti ai lupi…! Ecologia, comunicazione, democrazia. L’eterno ritorno del bene comune

Foto Stefano Snaidero

Le righe che seguono sono dedicate a Jò e al suo prezioso lavoro in presa diretta sulla lotta del popolo No-Tav in difesa del proprio territorio.

Il filosofo e parlamentare europeo Gianni Vattimo ha recentemente parlato di una “qualità” della democrazia che è in gioco nel confronto sul Treno ad alta velocità (Tav) tra volontà popolare e pezzi del sistema economico. Vattimo parla con i toni preoccupati di chi legge negli abusi della polizia contro pacifici manifestanti e nelle ambiguità dell’industria dell’informazione i sintomi di un degrado del nostro sistema democratico. Io vedo in questa vicenda piuttosto i sintomi di una trasformazione democratica che a certi processi di innegabile decadimento contrappone un altro movimento, di tipo evolutivo. Che cos’è questa nuova qualità della democrazia che sta prendendo corpo in questi ultimi anni? E’ un modo nuovo d’intendere e d’intendersi “demos“. Nell’idea di democrazia di provenienza illuminista, il popolo è un’entità quasi astratta, ipostatizzata, da intendersi, alla maniera di Rousseau, come soggetto di una volontà generale. In questo modo, il valore della singola volontà individuale, quella espressa dalla persona concretamente esistente sul territorio e partecipe di innumerevoli gruppi che si formano e disfano in continuazione intorno a un cospicuo numero di pratiche sociali, sfuma in una massa indistinta che viene presa in cosiderazione solo nel particolare rito dell’espressione del consenso elettorale, per poi tornare ad essere trattata come “folla”, in pratica un minore sotto tutela. Una testa, un voto: la persona si riduce al cittadino, il cittadino all’elettore. L’universo dei rapporti organici con cui gli affetti, le conoscenze, le competenze sociali, l’attività lavorativa, l’interesse comune per i beni naturalistici legano le persone a gruppi sociali intermedi si vede negare qualsiasi valenza politica. L’espressione della libera volontà è ridotta a deputazione.

Vi sono due punti di vista che consentono di portare alla luce la struttura delle forze sociali che si fronteggiano sul tema dell’alta velocità in Val di Susa e che rivelano lo scontro tra due diversi modi d’intendere la democrazia: l’analisi delle forme e dei mezzi di comunicazione, da un lato, e del modo di concettualizzare il rapporto tra territorio e sviluppo dall’altro. Questi due punti di vista consentono di distinguere, dentro lo scontro, un’idea di democrazia che mira a contenerne il più possibile le conseguenze sociali e politiche entro i limiti raggiunti dalle democrazie occidentali nel ‘900, ed un’altra, più aperta e progressiva.
È in primo luogo ancora tutto da approfondire il fatto che, come nella Rivoluzione francese si assiste alla nascita di un nuovo tipo di politico, formatosi attorno alla prima comparsa dei mezzi di comunicazione di massa, a questo passo avanti verso forme più esplicite di democrazia diretta si arrivi attraverso l’uso di nuovi media, i social network, che consentono una comunicazione pubblica up-up, con una struttura peer-to-peer.
Il mezzo televisivo è stato, lungo i settanta anni della sua vita, il punto debole delle democrazie, l’elemento che ne ha bloccato lo sviluppo verso forme nuove e più compiute. Come Pasolini intuiva già nel 1971, il problema non risiede nei contenuti della comunicazione televisiva ma nel tipo di relazione che il mezzo per il suo stesso modo d’essere stabilisce col pubblico, trasformandolo in massa. Ciò che rende persuasivo il messaggio televisivo non sono le intrinseche caratteristiche del messaggio stesso, per esempio la sua ragionevolezza, bensì quelle delle masse cui è destinato. Sono proprio le peculiarità della comunicazione di massa, ad esempio, che “obbligano” l’emittente a formulare il messaggio secondo ben precisi codici. Ma per ciò stesso l’industria televisiva non si limita a produrre messaggi di largo consumo ma produce nel contempo l’uditorio adatto. Tutto ciò è legato proprio alla potenza tecnologica del mezzo, capace di agire a dismisura sulle dimensioni quantitative dell’ascolto e, da qui, sui meccanismi transferali che rendono le folle assai più disponibili alla suggestione di quanto non siano le singole teste che la compongono.
Tutto ciò è profondamente contrario alla logica democratica, perché rendendo per principio impossibile l’alternanza della comunicazione stabilisce forme di comunicazione strutturalmente diseguali.
Nella vicende della Val di Susa si è assistito a clamorosi casi di manipolazione e distorsione della comunicazione pubblica, specie televisiva, cui i No-Tav hanno risposto attraverso le piazze virtuali di facebook e dei blog.

Le nuove forme della democrazia si legano infine al ritorno del concetto etico-giuridico di “bene comune”, profondamente rimodellato, però, alla luce di una nuova sensibilità ecologica che va diventando patrimonio ideale condiviso al punto da essere ormai parte di una vera e propria cultura popolare. Le recenti lotte referendarie in Italia, ad esempio, si sono svolte in nome dello status di “beni comuni” riconosciuti a entità naturalistiche e ambientali come l’acqua o il territorio.
Il concetto di bene comune ha una sua singolare storia e le sue trasformazioni conservano la memoria delle svolte epocali della civiltà occidentale. Originariamente il concetto di bene comune è legato ad una concezione oggettivistica della natura. Questa concezione si prolunga e si rafforza nella visione giudeo-cristiana che vede nella natura una creazione divina, cioè un dono di una saggezza superiore e provvidente. “Bene” era allora considerato qualcosa di intrinsecamente connesso agli oggetti naturali, ma proprio questo faceva sì che la sovrabbondanza in natura di taluni di essi, come l’aria o l’acqua, apparentemente inesauribili per le possibilità tecnologiche dei tempi, ne rendesse il valore pressoché irrilevante. L’amministrazione del bene comune è così proclamata, per esempio da Tommaso d’Aquino, come fine generale del buon governo ad onta del fatto che questo bene “comune” era così difficilmente identificabile con concreti “beni” comuni al punto da rendere in definitiva irrilevante la tutela giuridica di questi ultimi.
Con l’affermarsi del pensiero liberale mentre s’introduce la prospettiva individualistica in politica se ne impone una soggettivistica nella teoria dei valori; si tende a negare l’esistenza di beni in sé. Il bene è sempre “di” qualcuno “per” qualcosa”; il bene è sempre l’utile. E quanto più s’identifica con l’utile tanto meno il bene può essere “comune”, se non accidentalmente e per convenzione. Beni comuni non solo sono “res nullius“, vale a dire di nessuno, ma per ciò stesso anche di nessun valore in sé. Nasce così il concetto di wilderness, natura selvaggia, con un’accezione negativa, come qualcosa da combattere e sottomettere al proprio dominio, cioè da addomesticare all’utile.
Questo modo di concepire il valore ha un’intrinseca conseguenza politica perché mentre il valore in sé dei beni tende a zero, annullando così, per esempio, ogni differenza di valore tra classi diverse di oggetti naturalistici, il valore soggettivamente attribuito ad un bene è ciò che veramente contrassegna le diseguaglianze tra diversi soggetti sociali.
Per questa sua matrice epistemologica l’ideologia del progresso come dominio sulla natura non cessò neppure dopo che l’illimitata disponibilità all’uso di entità naturalistiche si dimostrò un’illusione, mettendo allo scoperto l’essenza autodistruttiva dell’atteggiamento antagonista nei confronti della natura. Oggi

“i beni comuni hanno cessato di denotare entità di indifferente appartenenza, così indifferente da poter essere trascurate dal diritto; attualmente essi alludono ad un preciso e positivo statuto giuridico, che è quello dell’appartenenza democratica e comunitaria all’umanità intera, un regime di comune ma indisponibile impiego, rispettoso dell’integrità e persistenza dei beni medesimi. La parabola dei beni comuni si è quindi compiuta, come ha osservato Edelman, passando dall’anarchia delle res nullius al liberalismo delle res communes infinite e senza valore, alla concezione comunitaria delle res communes limitate e preziose”.
(M. TALLACCHINI, Diritto per la natura. Ecologia e filosofia del diritto, Giappichelli, Torino 1996, 180-181. L’A. cita R. J. DUPUY, Réflexions sur le patrimoine commun de l’humanité, in Droit, 1985, 1, 66-67; B. EDELMAN, Nature et sujet de droit, in Droits, 1, 138).

Ecco che sta accadendo nella Val di Susa (ma anche nel movimento referendario, nel movimento studentesco dello scorso autunno per la difesa del diritto allo studio, nel movimento femminile “Se non ora, quando?”). Gli abitanti della Val di Susa sono la democrazia sotto la forma di questa sua nuova qualità. Una democrazia che non si esprime solo attraverso figure formali come la divisione di poteri dello Stato o l’affermazione di principi astratti di sovranità e di diritti, ma nella concreta difesa di certi interessi concreti non egoistici perché contrassegnati dal carattere di bene comune: il territorio, l’acqua, l’istruzione, la partecipazione.
Una conseguenza politica, più o meno diretta, che i politici stentano a cogliere, è che questi gruppi intermedi che vengono a formarsi sono a geometria variabile, non a tenuta stagna: sono “liquidi”. Chi conducesse analisi e previsioni applicando al fenomeno No-Tav (o No-Ponte) categorie come destra e sinistra sarebbe inevitabilmente indotto in errore. Accade che le persone partecipino a più gruppi contemporaneamente; che si arruolino ad una causa o ad un’altra a prescindere da considerazioni ideologiche, senza preoccuparsi di potersi trovare fianco a fianco con cittadini dalla biografia politica finora anche molto distante dalla propria. E’ così che le categorie politiche di “destra” e “sinistra”, risalenti alla Rivoluzione francese, senza necessariamente perdere il loro significato storico si avviano ad assumerne di completamente nuovi, forse ancora tutti da inventare.

Genesi dei diritti umani

17 giugno 2010 Lascia un commento


INTRODUZIONE
Nello spazio di pochi anni, la tematica dei diritti umani ha invaso e permeato più d’una disciplina giuridica, ed è divenuta oggetto di indagine di diverse branche del sapere scientifico. Sempre più frequentemente, autonomi corsi di insegnamento sono dedicati all’argomento. Ciò è dovuto al fatto che i diritti dell’uomo sono venuti assumendo un ruolo crescente nella legislazione, nelle relazioni internazionali e nella coscienza comune. Leggi tutto…

Florenskij, Pavel Aleksandrovic (1882 – 1937)

13 giugno 2010 Lascia un commento


I. Cenni biografici e tappe della sua formazione scientifica – II. Cultura e fede cristiana – III. Dalla cattedra al lager – IV. La “Weltanschauung integrale” – V. Critica del razionalismo e nuovo modello di ragione – VI. La filosofia dell’omousia – VII. La Welthanschauung scientifica – VIII. Discontinuità e teoria del simbolo.

di Natalino Valentini Leggi tutto…

Le origini del totalitarismo

21 Maggio 2010 4 commenti

MICHELE VILARDO (a cura di).

A cinquant’anni dall’inizio della seconda guerra mondiale e dalla firma del patto tra Hitler e Stalin per la spartizione della Polonia, la ristampa di un classico studio di Hannah Arendt sulle origini del totalitarismo appare particolarmente utile. Da un lato la ripresa del dibattito storiografico sul nazismo nella Germania occidentale e ciò che ne è scaturito e, dall’altro, la volontà e la possibilitàdi molti intellettuali sovietici di effettuare un’analisi non falsificata della storia sovietica facendo luce sul totalitarismo staliniano, rendono quanto mai attuale l’opera della scrittrice ebrea. Leggi tutto…

Bioetica senza dogmi

23 febbraio 2010 6 commenti


DI MICHELE VILARDO (a cura di)
La vita è l’eterno diamante che gira su se stesso, sfolgorando in seno / all’infinito da tutte le parti. I beni della vita morale / sono le faccette del diamante. /Ad ogni faccetta corrisponde, dal lato opposto, / un’altra faccetta che non possiamo / vedere nel tempo stesso in cui vediamo la prima.
GUGLIELMO FERRERO,
Tra i due mondi

Credo sia ormai tempo di evadere dalle strettoie della classica dicotomia tra «sacralità» e «qualità» della vita per avviare una riflessione sull’idea di «buona vita», di antica ascendenza aristotelica Leggi tutto…

La salute, impresa collettiva

9 dicembre 2009 100 commenti

A proposito di un volume di Rossella Semplici (*)

Nella sua ultima fatica Rossella Semplici prende per mano il lettore per condurlo a considerare la salute attraverso un punto di vista, quello dei suoi aspetti culturali, per molti versi insolito, a cominciare da quello che dà il titolo al libro: La cura della salute (ed. Paoline, Milano 2008). Noi occidentali siamo infatti da lungo tempo abituati a considerare restrittivamente la cura, in un certo senso come qualcosa di antitetico alla salute, cui ricorrere quando la salute non c’è più. In realtà questa concezione ristretta della cura è assai delimitata nello spazio e nel tempo, ed è per di più relativamente recente. La cura è sempre stata “cura della salute” perché è stata avvertita sempre e ovunque come un’impresa cui attendere collettivamente. Leggi tutto…

1989

9 novembre 2009 36 commenti

Le rivolte popolari in Cecoslovacchia, Ungheria, Polonia, e quella studentesca a Pechino; la caduta del regime in Romania, la rivoluzione di velluto; Solidarnosc, Piazza Tienammen, la caduta del muro di Berlino.
Cronaca di un anno indimenticabile.

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Il giardino felice

20 ottobre 2009 78 commenti

Famiglia BerlusconiE’ l’Italia, secondo il nostro Premier. Il quale Silvio Berlusconi s’è spesso vantato dicendo che tutti gl’italiani vorrebbero essere come lui, ad onta del fatto che lui stesso pretende di essere diverso da tutti gli altri italiani. Il paradosso è già tutto nella linea degli avvocati che peroravano la causa del lodo (dolo) Alfano di fronte alla corte costituzionale: il Premier come «primus super pares». Leggi tutto…

Nostra mafia quotidiana

4 ottobre 2009 79 commenti

“Reverendo, ma questa mafia, alla fine, cos’è ?”, chiese il papa al segretario dell’arcivescovo di Palermo.
“La mafia è quella che non si vede e non si sente, ma chi è nato qui sa vederla ovunque”, rispose il giovane prete. Leggi tutto…

Mai più la guerra

1 settembre 2009 24 commenti

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Col cerino in mano. L’autodistruzione umana e i paradossi dell’ambientalismo

26 luglio 2009 3 commenti

pianeta in fiammeGli incendi estivi di boschi e macchie sono un problema ecologico? Per quanto ciò possa apparire paradossale, solitamente non vengono percepiti come tali nella considerazione della pubblica opinione, ma neppure nei media. Quando non provocano danni diretti alle persone o alla proprietà, tutt’al più se ne sottolineano le problematiche ambientalistiche, per esempio la distruzione di particolari beni naturalistici o la massiccia emissione di c02 che essi provocano. Ma ambientalismo ed ecologia non sono la stessa cosa e, ammesso che si tratti di scienze, non rappresentano due diverse denominazioni della medesima disciplina. Leggi tutto…

Lettera al Presidente della Repubblica

14 luglio 2009 8 commenti

Ill.mo Presidente della Repubblica

Onorevole Giorgio Napolitano,

Consenta anche a me di chiederLe, in virtù del potere attribuitoLe
dall’art. 74, comma 1, della Costituzione (“Il Presidente della Repubblica,
prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere
chiedere una nuova deliberazione”), di non promulgare il testo di legge
deliberato in via definitiva dal Senato il 2 luglio 2009, noto come
“pacchetto sicurezza”, in quanto recante norme incostituzionali
e in palese violazione di fondamentali diritti umani e di rinviarlo alle Camere con
messaggio motivato, affinché esso sia modificato conformemente al dettato
della Costituzione della Repubblica Italiana, alle norme di diritto
internazionale recepite nel nostro ordinamento e ai principi della civiltà
giuridica.

Con Osservanza,

Risus abundat

15 giugno 2009 18 commenti
Il re leone

Banzai, la iena ridens stupida del film: Il re leone

Gentile Signor Diego Cammarata, Sindaco di Palermo,

Qualche tempo fa le chiesi dalle colonne di questo blog di rendere trasparenti le sue spese della sua ultima campagna elettorale a sindaco, quella in cui la sua faccia appariva, col suo ormai celebre sorriso, accanto a frasi del tipo: “Palermo, la città più glamour d’Europa”; “Palermo, la città più vivibile del mondo”. Ora, forse non ricordo bene e onestamente non saprei più dire se sto esagerando io adesso o lei allora… Leggi tutto…

Ricordo del 25 maggio 1992

23 Maggio 2009 5 commenti

I mafiosi non sono cristiani

Un fatto di cronaca come la strage di Capaci, nonostante si presti ad una interpretazione su più livelli, viene solitamente affrontato sotto il profilo politico-giuridico. Credo possa risultare utile se cerco di abbozzare, sforzandomi di non uscire troppo dalle mie competenze etico-teologiche, qualche considerazione su questo episodio da punti di vista forse meno usuali. Guardare il fenomeno da diverse prospettive può aiutarci a razionalizzare (sarebbe assai utile, ad esempio, l’approccio quantitativo al fenomeno mafioso, cosa che è stata fatta solo in un ristrettissimo numero di studi) e a contrastare quindi la tendenza giornalistica a una lettura mitologica dell’emergenza mafiosa, che finisce per alimentare nell’opinione pubblica l’epos popolare di una mafia quasi circonfusa da un’aura leggendaria. Leggi tutto…

Dio, chi? (Tre paradossi, due domande, un dubbio)

20 gennaio 2009 66 commenti

i-bambini-di-gazai bambini di Gaza

Nel giorno in cui l’«America volta pagina», ho tre paradossi morali, due domande politiche e un dubbio di fede sui bombardamenti israeliani a Gaza. Leggi tutto…

Il dormiglione, ovvero: Eravamo tutti fascisti (e lo siamo ancora)

16 dicembre 2008 19 commenti

razza2Il presidente Gianfranco Fini ha affermato oggi, nel settantesimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali di Mussolini, che sarebbe stata «l’intera società italiana» a non reagire ad esse, compresa «duole dirlo» la Chiesa cattolica; che «l’ideologia fascista da sola non basta a spiegare quest’infamia».
Basterebbe citare l’enciclica Mit brennender Sorge di Pio XI per spiegare che Fini spara cazzate; ma poverino, non è colpa sua, non è che finga di non sapere, lui è effettivamente ignorante, casca dalle nuvole. Leggi tutto…

L’ultima ideologia

monito

monito

Sembra che, vent’anni dopo il crollo del muro di Berlino, il crollo di Wall Street si porti via l’ultima ideologia del novecento. Rivolgendosi ai Padri Sinodali, Benedetto XVI ha recentemente paragonato questa crisi globale dei mercati finanziari al crollo della casa costruita sulla sabbia, di evangelica memoria. Certo, occorre andar cauti a tirare Dio dalla propria parte, affinché non accada, alla luce dei fatti, come a G. W. Bush (il quale fino a poco tempo fa amava biblicamente ripetere che la democrazia americana è una “città edificata su un monte”) di sbagliare clamorosamente versetto. Ma forse, trattandosi del Vicario di Cristo, questa volta possiamo confidare che la citazione sia quella giusta. Leggi tutto…