M. Russotto, M. Naro, C. Naro, mistico radicato nella storia
A CURA DI
MICHELE VILARDO
L’arcivescovo Cataldo Naro e “L’Osservatore Romano”
Mistico
radicato
nella storia
Al Seminario vescovile di Caltanissetta è stato presentato venerdì 14 dicembre il libro Mai soli. Liturgia della Parola e Presenza del Signore (Caltanissetta-Roma, Salvatore Sciasela Editore, 2007, pagine 319, euro 22) che raccoglie tracce di omelie per le domeniche e le feste dell’anno A scritte dall’arcivescovo Cataldo Naro e pubblicate da «L’Osservatore Romano» tra il 2004 e il 2005. All’incontro — organizzato dal Centro Studi Cammarata — sono intervenuti il direttore del nostro giornale, Giovanni Maria Vian, e il direttore di «Rivista Biblica», Angelo Passaro. Ha moderato Vincenzo Morgante, capo della redazione siciliana della Rai.
Pubblichiamo ampi stralci della presentazione di monsignor Mario Russotto, vescovo di Caltanissetta, e dell’introduzione di don Massimo Naro, fratello del compianto arcivescovo.
Pastore
e uomo di cultura
Cataldo Naro è stato una di quelle figure
che lasciano il segno nel corso del loro cammino.
Nato a San Cataldo il 6 gennaio 1951
si era formato nel seminario
Di Caltanissetta completando
gli studi teologici presso la Facoltà
Teologica
dell’Italia Meridìonale a Napoli,
e quelli storici
presso la Pontificia Università
Gregoriana di Roma.
Ordinato presbitero della diocesi
di Caltanissetta nel 1974, venne
consacrato vescovo nel 2002
e destinato all’arcidiocesi di Monreale.
A Caltanissetta Naro è stato direttore
dell’Archivio Storico Diocesano e
preside dell’Istituto Teologico
«Monsignor Guttadauro», mentre a
Palermo insegnava presso la Facoltà
Teologica della Sicilia, della quale è
stato anche preside dal 1996 al 2002.
Nel 1983 è stato tra i fondatori del
Centro Studi Cammarata
di San Cataldo e dal 1997 al 2002
consulente del Servizio nazionale
per il progetto culturale della Cei.
Negli anni dell’episcopato
monsignor Naro ha fondato a Monreale
il Centro Studi Intrecciatagli,
ha tenuto la presidenza della
Commissione episcopale per la cultura
e le comunicazioni sociali
e la vicepresidenza del Comitato
preparatorio del quarto convegno
ecclesiale nazionale di Verona.
È morto a Monreale nel 2006.
Oltre alla sua collaborazione con
«L’Osservatore Romano», vanno
ricordate soprattutto
le sue numerose pubblicazioni
sul movimento cattolico, sulla storia
della spiritualità
e sulla storia della Chiesa.
Mario Russotto (Vescovo di Caltanissetta)
«Per il cristiano, qualunque posto occupi nella Chiesa, si tratta semplicemente di aver parte all’abbassamento del Figlio di Dio, stare con lui (…) Tienici vicino a te, Signore. E questo ci basta». Con queste parole monsignor Cataldo Naro chiude la sua omelia sui testi della Scrittura per la trentunesima domenica del tempo ordinario, anello di profonde, sapienti e articolate riflessioni sulle letture bibliche delle domeniche e festività, scritte per L’Osservatore Romano nell’anno liturgico 2004-2005.
«Aver parte all’abbassamento del Figlio di Dio»: è questa la «via cristiana» tracciata e percorsa da Gesù. Altra via, dunque, a noi non è data per conformarci a Cristo Signore e lasciarci in lui trasfigurare dal suo Spirito d’amore.
Monsignor Cataldo Naro ha vissuto con sforzo credente la consapevolezza di essere presente al Signore che è presente a noi, come amava dire invitando i fedeli al raccoglimento in apertura della celebrazione eucaristica. La coscienza della Presenza di Dio è stata per l’amico e il confratello Aldo la chiave di lettura per lo studium e l’interpretazione della storia della Chiesa, vissuti con la passione sponsale di un cuore amante perché innamorato di Dio e, dunque, della Chiesa. Per questo non risparmiava energie, tempo e intelligenza per servire la Chiesa nei vari luoghi e ministeri a cui la volontà di Dio lo chiamava. Da Caltanissetta a Palermo fino a Monreale, dove ha «consumato» il suo legame nuziale di sposo e pastore di quella nobile e antica Chiesa, che nel duomo legge la sua bellezza e la sintesi della sua storia.
L’umiltà e la sapienza consapevole di vivere «presente a Dio che è presente a noi» ha introdotto Aldo in quell’avventura mistica, che non estrania ma radica l’uomo di fede nella ferialità della storia e a lui consente di sperimentare e vivere, come soleva dire qualche Padre della Chiesa, la cognitio Dei cum amore. Il mistico, tuttavia, sa bene di non riuscire, per la fragilità dell’umana natura, a vivere costantemente l’espropriazione di sé nella trasfigurazione della divina Presenza. Diversamente, afferma Aldo, «ci sarebbe — come scrive Guardini di Maria — da sparire o da impazzire (…) Non riuscire a comprendere pienamente la Presenza di Dio nella nostra vita in qualche modo ci difende e ci permette di vivere una sopportabile esistenza umana. Ma questo significa anche che tutta la nostra vita resta perennemente aperta a una comprensione sempre più piena del Mistero di cui Dio ci fa partecipi».
Mistero esigente e avvolgente quello di Dio e, ancor più, quello di Dio che nel Figlio si è coinvolto nella nostra umana finitudine, liberandola dal suo punto più incomprensibile e dal suo abisso più tenebroso: la morte. Solo così la fine diviene inizio, la chiusura si fa apertura, l’invalicabile limite viene trasformato in janua coeli, porta d’accesso all’infinitezza d’eterna compagnia con Dio.
Cogliere il Mistero di Dio, «leggere» il suo velato svelamento nel cuore dell’uomo, intercettarne i segni nella storia è dono da Dio stesso elargito. Ma la grazia e la capacità di rendersi partecipi di tale dono è virtù che fa del credente un profeta, un attento «lettore» delle non evidenti venature della storia, quale segreto tracciato orientato verso il fine di convergente trasfigurazione,quando Dio sarà tutto in tutti. E Aldo per grazia e credente intelligenza, ora ancor più, è un «profeta dei nostri tempi».
Parole offerte con umile consapevole sapienza. Riflessioni di spirituale ed esistenziale lettura della Bibbia, che riportano lo scritto della Parola alla sua palpitazione viva che incrocia l’umana avventura nell’intreccio di misterioso e salvifico racconto. Aldo scrive per L’Osservatore Romano «omelie in dialogo» con i numerosi diversificati lettori. E con loro intrattiene un colloquio da amico e saggio pastore, una «bifocale narrazione», attenta cioè al dirsi di Dio nella sacra pagina sempre riletta nella traditio Ecclesiae captando le inquietudini e le domande degli uomini.
E se la strada è fatica, sua meta e ulteriore compagnia è la gioia: «Se non abbiamo la gioia, se prevalgono in noi la fatica e la tristezza, il cammino cristiano non può procedere spedito», annota Aldo nell’omelia per la solennità dell’Immacolata.
Fatica gioiosa è il sentiero teologale del cristiano, che offre e vive la sua risposta ad «aver parte all’abbassamento del Figlio di Dio». Con un unico obiettivo: «entrare nel raggio della sua amicizia — scrive Aldo nell’omelia della quarta domenica del Tempo Ordinario — vivere un rapporto personale con lui, divenire una sola cosa col Figlio di Dio fattosi uomo per noi». Impresa ardua, avventura affascinante, intrigo martiriale ed esigente. Ma ci sorregge, come per Gesù, una verità: «Non sono mai solo!»
Aldo, mio fratello, mai solo
Massimo Naro (Teologo)
Come monsignor Cataldo Naro ha scritto nella Premessa alla prima raccolta dei suoi commenti alla liturgia della Parola — edita nel 1997 dal Centro Cammarata col titolo Concittadini di Dio — «pur nella loro immediatezza e semplicità, in un certo senso, anche occasionalità, le omelie di tutto un anno non possono non far trasparire la visione cristiana dell’autore». Noi vi abbiamo, difatti, colto la sua lucida consapevolezza — oltre che la sua ferma convinzione — di essere stato, grazie al battesimo, coinvolto nel grande Mistero di Dio che si compie per noi uomini nell’orizzonte della storia della salvezza. Dio è invisibile — egli diceva spesso — non perché «non si vede», ma perché è Dio. Questa tautologia, su cui egli tante volte s’era soffermato a parlare con chi qui scrive, mentre insieme commentavamo le pagine di un grande testimone del cristianesimo contemporaneo a lui tanto caro — don Divo Barsotti — si ritrova spiegata oltre che nella riflessione di Karl Barth, anche nella lunga e ricca tradizione teqlogica medievale e cattolica, da Anselmo d’Aosta a Tommaso d’A-quino, sino a Romano Guardini e a Balthasr, questi ultimi — insieme a Giovanni Moioli — fra i teologi contemporanei che egli leggeva con rinnovato interesse proprio dacché era diventato vescovo e che insistentemente citava nelle sue omelie e nei suoi scritti pastorali, insieme a grandi poeti come Turoldo e Montale e a intellettuali contemporanei come Michel de Certau. Ma si trova già e innanzitutto nella preghiera del salmista: «O Dio, tu sei il mio Dio» (Salmo 61, 2). Dio è dunque invisibile perché è tutt’altro da noi. E, tuttavia, è disposto — in Cristo Gesù — a trascendere la sua stessa trascendenza, ad avvicinarsi a noi, a farsi a noi così prossimo da lasciarsi finalmente possedere da noi. È la storia della salvezza: questo rapporto di Dio con ciascuno di noi, che fa essere ciascuno di noi in rapporto con lui e perciò con tutti coloro che sono a loro volta in rapporto con Dio, in Dio, per Dio.
Nonostante il senso di solitudine e d’isolamento talvolta sperimentato da monsignor Naro nella sua vicenda di presbitero e di vescovo, ma anche di uomo di cultura, rimaneva in lui forte la
! certezza di non essere abbandonato dal Signore, di vivere in forza della sua Presenza e di avere il sostegno e la compagnia di chi è amico di Dio, dei santi innanzitutto, ma anche di tutti gli uomini di buona volontà. Mai solo, come troviamo scritto in alcune pagine di questo libro, in cui — a partire dalla memoria liturgica della Pasqua — il Risorto viene ricordato e presentato come il centro e il fondamento dell’esistenza credente e della vita di chi è suo discepolo.
Tratto da:L’Osservatore Romano del 16-12-2007.
Riporto qui di seguito un commento dell’utente Sebastian, andato disperso a causa di un disguido redazionale.
Giampiero.
Scusate… io non ho mai conosciuto Mons. Cataldo Naro se non indirettamente qui adesso… (in realtà non conosco e mai consciuto altro Mons.)
Per quelli di voi che lo hanno incontrato direttamente, se vi è capitato, in 4 parole, qual’è stata la percezione sensoriale che avete avuto al di là di ciò che possa aver fatto o detto?
Pax +
giampiero… mi lasci esterrefatto, sbigottito, meravigliato, a bocca aperta, allibito, disorientato, incredulo, sbalordito, sconcertato, stupefatto, di stucco, imbalsamato, attonito, di sasso, senza parole… bene.
Pax +
Scusa Michele… ho cercato su google ”V’ARRICOGLI SA CRAPA”, ed il risultato è stato:
La ricerca di – V’ARRICOGLI SA CRAPA – non ha prodotto risultati in nessun documento.
Suggerimenti:
* Assicurarsi che tutte le parole siano state digitate correttamente.
* Provare con parole chiave diverse.
* Provare con parole chiave più generiche.
* Provare con un numero minore di parole chiave.
Potresti farmi un gesto cortese e tradurmi il significato?
Ti abbraccio sempre… e ti auguro una Buona Domenica
Il tuo Sebi.
Pax +
Grazie… sai, non me ne intendo molto di cose di chiesa…
Quindi per te io sarei una pecorella smarrita…. Già che ci siamo dilla tutta: hai da proporre qualcosa che faccia si che questa pecorella smarrita (che sarei io) ritrovi la… diciamo… strada maestra? Cosa ti fa vedere in me lo smarrimento di cui parli?
Tornando a Mons. Cataldo Naro, se ho capito bene tu lo hai intervistato… giusto? Cosa hai letto negli occhi di quell’uomo mentre conversavi con lui… sii breve e rispondimi con la prima cosa che ti viene in mente senza pensarci troppo…
della serie Torna a casa Sebi (e non Lessy)
Un abbraccio…
Pax +
Quindi io secondo te sarei lontano dalla Verità e dall’Amore che salva… Ok grazie. E come dovrei agire per mettere le cose a posto? Non ti prendo in giro, te lo chiedo seriamente.
La tua risposta su Mons. Naro è drogata… aspetto le risposte di altri utenti, per capire meglio, sempre che vogliano dire la loro.
Pax +
dimenticavo.. un consiglio sulla grafica dell’articolo su Mons. Naro qui sopra: rimpicciolite il titolo “Mistico radicato nella storia”… è enorme!!
Pax +
Sebino,ripeto:tutti siamo pecorelle smarrite.Dico tutti ok?Non soffrire di narcisismo congenito.La via maestra per tutti,dico PER TUTTI,è la CONVERSIONE DEL CUORE.
La mia risposta su Naro è drogata?Si,vero mentre ti rispondevo avevo una CANNA in mano!!!Scusami….
Ciao Mitico prezzemolino!!1
Ah ok!! Io avevo capito che ero porta a porta con l’inferno!
Mons. Naro, dalla foto qui pubblicata, e dal video su youtube che ho visto, ha una duplice espressione… mostra due mimiche facciali che convivono in una. E’ la mia opinione naturalmente, solo quella.
E non scusarti…non ce ne bisogno 🙂
Ciao.
Pax +