Padre Pino Puglisi, trovate intatte le spoglie
Suona il carillon della Cattedrale. È sicuramente per lui. Mi trovo qui vicino. Vado a vedere. Dopo diciannove anni e quattro mesi esatti, il feretro di 3P torna nella Cattedrale di Palermo. Chi ha assistito alla riesumazione del corpo di Padre Pino Puglisi in occasione delle prossime cerimonie di beatificazione del martire palermitano ne ha potuto constatare le condizioni di incorruzione.
Dopo la riesumazione il feretro di Padre Puglisi è stato posto nella Cappella delle Reliquie, celato agli sguardi da un grande drappo rosso.
Attraverso un piccolo spiraglio ho potuto “rubare” questa foto.
VI anniversario morte Mons.Cataldo Naro.
Antipolitica o superamento della partitocrazia?
Si terrà lunedì 8 ottobre, alle ore 17.30, presso l’Auditorium dell’ex Fascianella a San Cataldo, un incontro di studio organizzato dal Centro Studi Cammarata per commemorare il sesto anniversario della scomparsa di mons. Cataldo Naro, che fu tra i suoi fondatori e suo direttore per ben 19 anni, prima di diventare arcivescovo di Monreale. Egli fu anche storico del movimento cattolico tra Otto e Novecento e perciò fu sempre sensibile e attento alle numerose metamorfosi che hanno interessato in epoca contemporanea i partiti in Sicilia e in Italia: le loro forme, la loro ispirazione, le loro aspirazioni, i dinamismi interni in forza di cui si sono via via strutturati, i motivi per cui sono entrati di volta in volta in crisi, sino a trasformarsi o a estinguersi. All’iniziativa collabora l’Associazione De Gasperi, attiva ormai da anni a Caltanissetta.
Tema del dibattito sarà l’attuale crisi dei partiti e della politica in Italia, prendendo le mosse dal volume di recente pubblicazione della filosofa francese d’origine ebraica Simone Weil: “Manifesto per la soppressione dei partiti” (Ed. Castelvecchi). È una breve conferenza, uscita postuma (nel 1950, mentre la Weil era morta già nel 1943), accompagnata dalle riflessioni che all’epoca pubblicarono a corredo due estimatori dell’autrice: i filosofi André Breton e Alain. Il titolo è salutarmente provocatorio, anche se dev’essere calibrato dentro la temperie culturale e politica degli anni a cavallo fra i Trenta e i Quaranta del XX sec., quando in Europa imperversavano i totalitarismi d’ogni marca e orientamento.
In realtà gli organizzatori del dibattito vogliono problematizzare l’affermazione formulata nel titolo del libro della Weil, consapevoli peraltro che occorre storicizzare quella sua proposta e riflessione, ormai datata al 1940, anno in cui la filosofa – nel frattempo avvicinatasi al cristianesimo e soprattutto alla figura di Cristo – si poneva in aspra polemica col comunismo stalinista, ormai rassegnandosi a fuoriuscire del tutto dal partito comunista francese di cui pure era stata militante. La Weil intendeva contestare le forme-partito che nell’Europa dell’epoca si lasciavano ipotecare, nel loro strutturarsi ed organizzarsi, da istanze e mire totalitaristiche. Giocavano un ruolo, in questa sua scelta, tanti elementi, non ultimi la sua consapevolezza intellettuale e filosofica, che la faceva anelare alla verità, e la sua sensibilità “cristica” e “cristologica” (se non ancora cristiana, per lei ch’era ebrea), che la faceva “parteggiare” per la giustizia. Verità e giustizia sono gli ideali nel cui nome la Weil polemizzava contro i partiti del suo tempo, scrivendo cose che tuttavia mantengono ancor oggi interesse e persino attualità. Storicizzando quanto basta e quanto necessita questo suo scritto, oggi si potrebbe riflettere sulla crisi dei partiti, sui guasti della partitocrazia, sul bisogno di rinnovare i partiti stessi, magari riprendendo alcune intuizioni della Weil: il “totalitarismo” (o tornacontismo delle poltrone) come “peccato originale” d’ogni tipo di partito; i partiti per la democrazia e la democrazia nei partiti; la necessità che il corpo elettorale esprima una scelta reale sulle persone e non solo sui partiti; la necessità che il corpo elettorale esprima il suo parere e la propria preferenza in ordine ai programmi da realizzare e non solo alle persone da eleggere; l’opportunità di limitare al massimo la faziosità partigiana per lasciare il passo alla cospirazione per il bene comune; il riferimento a valori “trascendenti” le mere dimensioni storiche e i meccanismi di potere che in esse imperano. Come si vede, sono tutte questioni delicate anche oggi e anche per noi.
I relatori saranno l’on. Savino Pezzotta (deputato nazionale, invitato nella sua qualità di presidente della Costituente di Centro, perciò come uomo politico che si sta interrogando sulla possibilità di rinnovare i partiti d’area moderata e centrista o di creare addirittura un qualche nuovo partito); il gesuita Gianni Notari (che fino all’anno scorso dirigeva a Palermo l’Istituto di formazione socio-politica “Pedro Arrupe” e che ora lavora a Catania, occupandosi anche di comitati civici e di realtà affini); il giornalista Paolo Liguori, direttore della testata Mediaset “Tgcom”, attento osservatore dello scenario politico attuale.
La speranza degli organizzatori è che, in questo tempo di diffidenza e di disgusto per la politica manovrata dai partiti, in molti – non solo militanti nei partiti vecchi e nuovi o candidati alle elezioni, ma anche persone animate da una sana passione per il bene comune – accettino l’invito a ragionare insieme più che a protestare rabbiosamente, a confrontarsi con serenità e intelligenza sulla possibilità di impegnarsi in vista di un reale rinnovamento e a distinguere una buona volta tra la sterile antipolitica e l’urgente superamento della partitocrazia.
Massimo Naro
Pastori e agnelli
Alla venerata memoria del card. Salvatore Pappalardo (+ 10 dicembre 2006) in occasione del quinto anniversario dalla sua morte. Una ricerca d’archivio di Giampiero Tre Re, materiali d’epoca e immagini in parte mai viste in Italia in un documentario esclusivo di TerradiNessuno Channel.
I preti e i mafiosi. Storia dei rapporti tra mafie e chiesa cattolica
Laudate hominem. Omaggio a Fabrizio De Andrè
Ieri sera, con solo un ritardo latidudinario sull’orario previsto, è andato in scena in una traboccante Sala Scarlatti del Conservatorio Bellini di Palermo «Laudate Hominem. L’Odoimé e la Buona Novella – omaggio a Fabrizio De André». Coro Polifonico del Balzo con l’Orchestra Sinfonica del Conservatorio Vincenzo Bellini di Palermo diretta dal maestro Vincenzo Pillitteri. Voci recitanti Edoardo De Angelis e Luciano Roman. Tra i bassi del coro il nostro caro amico webmaster Giampiero Tre Re.
Sono state eseguite nell’ordine: Popule meus, Venneri e Santu (Bisacquino) Quartina 1, Laudate Dominum, L’infanzia di Maria, Protovangelo di Giacomo IX.3, Il ritorno di Giuseppe, Vangelo dell’infanzia Armeno – VI.2, Vangelo dello pseudo-Matteo, X, Il sogno di Maria, Ave Maria, Viaggiu dulurusu, Venneri e Santu (Bisacquino) Quartina 48, Laudes evageliorum perugine (passi), Maria nella bottega d’un falegname, Venneri e Santu (Bisacquino) Quartine 53-60, Via della Croce, Laudes evageliorum perugine (passi), Tre Madri, Donna del Paradiso, Venneri e Santu (Bisacquino) Quartina 95, duina 99, Il testamento di Tito, Laudate hominem.
Le tre linee portanti del concerto: i versi delle nenie del Venerdì Santo e della novena di Bisacquino, quelli di Jacopone da Todi, quelli – infine ma non da ultimo – di De Andrè, si fondono, con l’orditura intessuta con gli apocrifi e le laudi, in un equilibrio armonico, prima che musicale già epistemologico, che produce, nella ri-costruzione della Buona Novella deandreiana, un risultato olistico e relazionale in cui le nenie del Venerdì Santo fanno da cerniera spazio temporale con l’uditorio.
Si crea un risultato vivo in cui esecutore e spettatore sono parti dell’unica storia che la Buona Novella ci racconta. Un esperimento tanto audace quanto riuscito. L’universalità del linguaggio musicale e la cerniera dialettale, suscettibile di essere riscritta in ogni altro possibile idioma, diventano modello narrativo suscettibile di essere udito e compreso oltre la lingua (italiana) e riprodotto in un numero indefinito di varianti, tante quante sono quelle che coloro che l’ascoltano sono in grado di impersonificare. Un’esperienza gratificante.
Calogero Massimo Cammalleri
Memorie gastronomiche della città perduta
MICHELE VILARDO (a cura di)
Memorie gastronomiche della città perduta è il suggestivo racconto dell’iniziazione ai piaceri del gusto e del palato di un adoloscente, Giancarlo Lo Sicco, diventato nella maturità uno dei più raffinati e apprezzati gourmet siciliani. Un percorso formativo alimentato e sostenuto dalle tradizioni e dai riti culinari che, nella Palermo degli anni Sessanta del secolo scorso, si svolgevano, soprattutto nelle ricorrenze festive, nella sua “patriarcale” e perciò numerosa famiglia paterna. Leggi tutto…
La mafia delle coppole storte
Dagli antichi valori di libertà e giustizia al gangerismo americano
A cura di MICHELE VILARDO
L’origine della parola mafia deriva dall’arabo’mu’ afah’,composto dalla radice mu’che significa salute,incolumità,vigore,forza,coraggio, e dal verbo afà,che vuol dire proteggere,tutelare,perseverare da cui in nome d’azione ‘mu’ afa’,che sta a significare la capacità dell’uomo a proteggere l’inerme dal più forte.L’origine della mafia,dunque,coincide con palpiti legittimi e genuini di libertà,di riscatto popolare,di giustizia. Leggi tutto…
Nostra mafia quotidiana
“Reverendo, ma questa mafia, alla fine, cos’è ?”, chiese il papa al segretario dell’arcivescovo di Palermo.
“La mafia è quella che non si vede e non si sente, ma chi è nato qui sa vederla ovunque”, rispose il giovane prete. Leggi tutto…
L’agenda rossa
Io so cosa c’è nell’agenda rossa di Paolo Borsellino, quella di cui oggi tutti i giornali italiani parlano, quella misteriosamente sparita dalla scena libanese di via D’Amelio il 19 luglio 1992. Alla data 25 giugno, ad esempio, stava scritto: biblioteca comunale.
C’ero anch’io tra il pubblico di cittadini, quella sera, nello splendido chiostro seicentesco di Casa Professa, ora biblioteca comunale di Palermo, quando Borsellino, in un silenzio surreale, cominciò lentamente dicendo di essere venuto per ascoltare e poi continuò affidando a quel suo ultimo discorso pubblico, a quel gruppo di concittadini il senso di una vita professionale, di un’esistenza umana. Con quella sua ruvida voce da fumatore, che mette persino nel suo vizio lo stesso accanimento con cui persegue tutto ciò che fa, parlò di Giovanni Falcone. Parlò di sé parlando dell’amico, della sua agenda, e raccontò esattamente ogni singola pagina della propria.
«Io sono venuto questa sera soprattutto per ascoltare. Purtroppo ragioni di lavoro mi hanno costretto ad arrivare in ritardo e forse mi costringeranno ad allontanarmi prima che questa riunione finisca. Sono venuto soprattutto per ascoltare perché ritengo che mai come in questo momento sia necessario che io ricordi a me stesso e ricordi a voi che sono un magistrato. Leggi tutto…
Ricordo del 25 maggio 1992
I mafiosi non sono cristiani
Un fatto di cronaca come la strage di Capaci, nonostante si presti ad una interpretazione su più livelli, viene solitamente affrontato sotto il profilo politico-giuridico. Credo possa risultare utile se cerco di abbozzare, sforzandomi di non uscire troppo dalle mie competenze etico-teologiche, qualche considerazione su questo episodio da punti di vista forse meno usuali. Guardare il fenomeno da diverse prospettive può aiutarci a razionalizzare (sarebbe assai utile, ad esempio, l’approccio quantitativo al fenomeno mafioso, cosa che è stata fatta solo in un ristrettissimo numero di studi) e a contrastare quindi la tendenza giornalistica a una lettura mitologica dell’emergenza mafiosa, che finisce per alimentare nell’opinione pubblica l’epos popolare di una mafia quasi circonfusa da un’aura leggendaria. Leggi tutto…
Uomini e no
Cari amici,
Ho bisogno del vostro aiuto per avere informazioni su questa istantanea che ritrae Padre Pino Puglisi all’inizio del suo ministero. Qualsiasi dato può essermi utile: sul luogo, l’anno (anche approssimativo), le persone che compaiono nella foto; in particolare sul ragazzo con gli occhiali, che sorride, proprio davanti a P. Puglisi.
Grazie.
Giampiero Tre Re. Webmaster.
Chicche di Sicilia.
Mafia: dalla Mattanza a Provenzano, di Costantino Margiotta.
w3counter(27678);
di Michele Vilardo
Di Mafia si è sempre parlato. Di Mafia si è sempre scritto. Nessuno, però, è riuscito a raccontarne la crudeltà fino in fondo.Le parole non bastano. Ci siamo assuefatti alle descrizioni degli omicidi, alle strategie degli arresti, alle logiche di un sequestro. La nostra memoria ha bisogno di un nuovo punto di vista.
Per la prima volta sono state raccolte in un unico volume le immagini più significative scattate da fotogiornalisti siciliani a partire dagli anni ottanta fino ad oggi. Leggi tutto…
Hanno scritto