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Archive for the ‘Politica italiana’ Category

Mistero buffo

12 novembre 2012 3 commenti

Ho deciso di prendermi un anno sabbatico dal blog, tanto qui non succede nulla di nuovo.
Non sarà bello dire “io l’avevo detto”, però che alla fine della partita lo scenario si sarebbe materializzato tra i nodi al pettine del Porcellum e lo sbranamento sacrificale di Berlusconi io lo vado dicendo da quattro anni e più, su questo stesso blog.

Leggi qui sopra (il mio articolo originale è del 22 gennaio 2010) e anche qui:

Cattolici-non-votate (28 marzo 2008)

e ancora qui:

Il grande inganno (28 aprile 2008).

Sarà per il dono profetico che mi attribuisco, sarà perché il lupo perde il pelo ma non il vizio, vale comunque la pena spingere il pulsante “reblog”.

 

terra di nessuno

Ovvero: Piccoli statisti crescono

Ma dov’è finito Berlusconi? Forse ancora dolorante, o preoccupato della non perfetta presentabilità del suo sorriso, nel giorno dell’apocolocintosi del divo Craxi, suo mentore, Silvio non si è fatto vedere.
Riappare tre giorni dopo in Parlamento come deus ex machina del processo breve, che lo renderà giudiziariamente immortale. In realtà c’è un mistero (nel senso stretto attinente alla simbologia di morte-resurrezione tipica dei culti iniziatici) da decifrare in tutto ciò. La dritta la dà il più illuminato dei politici contemporanei, il sommo sacerdote Schifani: «Craxi fu una vittima sacrificale». Leggi: «Berlusconi è una vittima sacrificale». Intendi: «Come da sempre accade, entrambi li abbiamo fatti fuori noi, con un amichevole bacio, ma la colpa ricadrà sul perfido popolo deicida, mentre noi saremo legittimati a rinnovarne la memoria e il potere salvifico».

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Parla come feisbuc

11 ottobre 2012 1 commento

Una verità che non meritiamo

 

 

  • Trattativa Stato Mafia
    Ma questo nostro Paese vuole davvero la verità?
    E, soprattutto, la merita?
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    • Geja MarçecaIsabella RamassaMarcella Scarpelli e altri 4 piace questo elemento.
    • Luciano Termini Ciao Giampiero…hai letto le prime pagine del libro di Deaglio?? Quello è un serio problema.
    • Luciano Termini o si cambia punto di vista o non capiremo mai nulla.
    • Giampiero Tre Re No, hai un link o mi fai un breve cenno?
    • Luciano Termini no..ho solo letto il libro…mi piacerebbe capire come decine di giudici abbiano potuto credere a scarantino…e perchè la Bocassini si è tirata fuori immediatamente ritenendo questo stronzo completamente inattendibile…decine di giudici. decine di pubblici ministeri. questo è il problema preliminare..perchè la verità si accerta nei processi. E questo sistema non funziona.
    • Giampiero Tre Re Il fatto è che la verità processuale è solo una verità. Uno dei tantissimi, forse infiniti punti di vista su di essa. C’è anche una verità storica, ad esempio, una verità morale ed una politica. Così la verità rischia di morire della morte delle mille qualificazioni se non ci decidiamo tutti, una volta per tutte, per la verità tutt’intera.
    • Luciano Termini …..è vero Giampiero…ma che ci piaccia o no i responsabili dei delitti si accertano con le sentenze…e con riguardo a ciò rimango sbigottito da quanto è accaduto in sede processuale. Perchè le verità si incrociano…si intersecano…e la “verità” morale e la “verità” politica non sempre meritano, in virtù delle nostre leggi, una pena. Posso schifare chiunque…ma dal punto di vista tecnico l’esistenza di una “trattativa” può non essere, di per sè, sufficiente a ritenere responsabili, penalmente, coloro che ci hanno messo mani e piedi. Sul piano politico, morale, etc. possiamo discutere, anche a lungo..e probabilmente giungeremmo a conclusioni analoghe. Ma io ti pongo una questione diversa. Per me incomprensibile. Mi piacerebbe sapere per quale ragione decine di giudici hanno creduto alle parole di scarantino fottendo gente in galera per decenni, perchè i pm hanno sostenuto l’accusa, perchè altri hanno ritenuto scarantino inattendibile fin dall’inizio,,,etc, etc. Questo è un vero problema. dopodichè possiamo crocifiggere chi vogliamo. Credo che Nino Di Matteo sostenesse l’accusa in quel processo. E che certamente egli sia una persona fuori da qualsiasi gioco di potere, sospetto etc. Ma come è possibile che DECINE di giudici abbiano dato credito alle puttanate di quel pentito? Come è possibile che la Boccassini, alla quale bruciava ancora l’anima per aver perso amici e colleghi abbia SCRITTO…guardate che questo ha un’attendibilità pari a zero???. questa è la domanda Giampiero, secondo me. Perchè i cittadini hanno il diritto di conoscere tutte le verità. Ma anche di capire perchè le verità che si propinano loro non sono tali. E perchè questo posto di merda e chi ne calpesta la terra ancora si domandi chi abbia massacrato Borsellino, Falcone, e tutti quanti.
    • Giampiero Tre Re Scusa, Luciano, tra le parole “Come è possibile” e “che la Boccassini…” manca un “visto che”, o qualcosa di simile? Perché altrimenti non mi risulta chiaro il tuo pensiero.
    • Luciano Termini Come è possibile, Giampiero, che tutto questo sistema (decine di giudici pm etc) si adatti a comode verità processuali che il sistema giudiziario finisce per avallare. questo volevo dire. Io non discuto della buona fede di chi ha accusato e di chi ha giudicato (forse). Dico soltanto che se è successo ciò di cui discutiamo qualcosa non funziona. e qualcosa di importante non funziona. Mi risulta che pm del calibro della Bocassini abbiano sostanzialmente abbandonato la pista scarantino perchè questo sembrava un folgorato sulla via di Damasco senza sapere ciò di cui parlava. Bene. Dobbiamo però prendere atto che il nostro sistema (le regole sull’attendibilità dei pentiti, la valutazione della prova etc.etc…) ha consentito che innocenti passassero anni in galera, nonostante la “Bocassini” per questa storia. Ciò che è di per sè motivo, per me, di angoscia mostruosa. Detto ciò, la ricaduta sull’opinione pubblica è rappresentata dal fatto che per venti anni abbiamo creduto a una falsa verità (processuale e storica, almeno in questo caso sembra la stessa cosa). Nessuno si è mai posto questo problema. Indagini, processi, condanne di innocenti. Oggi ricominciamo. Spero che Spatuzza dica il vero, sennò tra venti anni copio questo post e te lo rimando. Ma come è possibile che oggi non ci interroghiamo sulla mostruosità alla quale abbiamo assistito?
    • Giampiero Tre Re Sì, credo di aver capito. E condivido. Il sistema dei pentiti aveva funzionato con le Brigate Rosse ma non può funzionare con la mafia. Primo perché la ragione sociale delle BR era ideologica, mentre quella della mafia è il denaro. Poi perché le BR nascono contro lo Stato, mentre lo Stato nasce (anche) grazie alla mafia. Ma soprattutto perché le BR contestavano la classe dirigente, mentre la mafia ci fa affari. La “verità tutt’intera”… Non è solo questione di procedura penale, anche se ne è notevole parte. Anche ammesso che tutti i giudici vogliano la verità processuale, la magistratura da sola NON PUO’ raggiungerla, neanche con il sistema processuale migliore del mondo se il popolo in nome del quale giudica non è all’altezza della verità, in tutti i sensi. Temo che, in realtà, questo Paese NON VOGLIA una verità che non sopporterebbe.

Antipolitica o superamento della partitocrazia?

2 ottobre 2012 2 commenti

Si terrà lunedì 8 ottobre, alle ore 17.30, presso l’Auditorium dell’ex Fascianella a San Cataldo, un incontro di studio organizzato dal Centro Studi Cammarata per commemorare il sesto anniversario della scomparsa di mons. Cataldo Naro, che fu tra i suoi fondatori e suo direttore per ben 19 anni, prima di diventare arcivescovo di Monreale. Egli fu anche storico del movimento cattolico tra Otto e Novecento e perciò fu sempre sensibile e attento alle numerose metamorfosi che hanno interessato in epoca contemporanea i partiti in Sicilia e in Italia: le loro forme, la loro ispirazione, le loro aspirazioni, i dinamismi interni in forza di cui si sono via via strutturati, i motivi per cui sono entrati di volta in volta in crisi, sino a trasformarsi o a estinguersi. All’iniziativa collabora l’Associazione De Gasperi, attiva ormai da anni a Caltanissetta.

Tema del dibattito sarà l’attuale crisi dei partiti e della politica in Italia, prendendo le mosse dal volume di recente pubblicazione della filosofa francese d’origine ebraica Simone Weil: “Manifesto per la soppressione dei partiti” (Ed. Castelvecchi). È una breve conferenza, uscita postuma (nel 1950, mentre la Weil era morta già nel 1943), accompagnata dalle riflessioni che all’epoca pubblicarono a corredo due estimatori dell’autrice: i filosofi André Breton e Alain. Il titolo è salutarmente provocatorio, anche se dev’essere calibrato dentro la temperie culturale e politica degli anni a cavallo fra i Trenta e i Quaranta del XX sec., quando in Europa imperversavano i totalitarismi d’ogni marca e orientamento.

In realtà gli organizzatori del dibattito vogliono problematizzare l’affermazione formulata nel titolo del libro della Weil, consapevoli peraltro che occorre storicizzare quella sua proposta e riflessione, ormai datata al 1940, anno in cui la filosofa – nel frattempo avvicinatasi al cristianesimo e soprattutto alla figura di Cristo – si poneva in aspra polemica col comunismo stalinista, ormai rassegnandosi a fuoriuscire del tutto dal partito comunista francese di cui pure era stata militante. La Weil intendeva contestare le forme-partito che nell’Europa dell’epoca si lasciavano ipotecare, nel loro strutturarsi ed organizzarsi, da istanze e mire totalitaristiche. Giocavano un ruolo, in questa sua scelta, tanti elementi, non ultimi la sua consapevolezza intellettuale e filosofica, che la faceva anelare alla verità, e la sua sensibilità “cristica” e “cristologica” (se non ancora cristiana, per lei ch’era ebrea), che la faceva “parteggiare” per la giustizia. Verità e giustizia sono gli ideali nel cui nome la Weil polemizzava contro i partiti del suo tempo, scrivendo cose che tuttavia mantengono ancor oggi interesse e persino attualità. Storicizzando quanto basta e quanto necessita questo suo scritto, oggi si potrebbe riflettere sulla crisi dei partiti, sui guasti della partitocrazia, sul bisogno di rinnovare i partiti stessi, magari riprendendo alcune intuizioni della Weil: il “totalitarismo” (o tornacontismo delle poltrone) come “peccato originale” d’ogni tipo di partito; i partiti per la democrazia e la democrazia nei partiti; la necessità che il corpo elettorale esprima una scelta reale sulle persone e non solo sui partiti; la necessità che il corpo elettorale esprima il suo parere e la propria preferenza in ordine ai programmi da realizzare e non solo alle persone da eleggere; l’opportunità di limitare al massimo la faziosità partigiana per lasciare il passo alla cospirazione per il bene comune; il riferimento a valori “trascendenti” le mere dimensioni storiche e i meccanismi di potere che in esse imperano. Come si vede, sono tutte questioni delicate anche oggi e anche per noi.

I relatori saranno l’on. Savino Pezzotta (deputato nazionale, invitato nella sua qualità di presidente della Costituente di Centro, perciò come uomo politico che si sta interrogando sulla possibilità di rinnovare i partiti d’area moderata e centrista o di creare addirittura un qualche nuovo partito); il gesuita Gianni Notari (che fino all’anno scorso dirigeva a Palermo l’Istituto di formazione socio-politica “Pedro Arrupe” e che ora lavora a Catania, occupandosi anche di comitati civici e di realtà affini); il giornalista Paolo Liguori, direttore della testata Mediaset “Tgcom”, attento osservatore dello scenario politico attuale.

La speranza degli organizzatori è che, in questo tempo di diffidenza e di disgusto per la politica manovrata dai partiti, in molti – non solo militanti nei partiti vecchi e nuovi o candidati alle elezioni, ma anche persone animate da una sana passione per il bene comune – accettino l’invito a ragionare insieme più che a protestare rabbiosamente, a confrontarsi con serenità e intelligenza sulla possibilità di impegnarsi in vista di un reale rinnovamento e a distinguere una buona volta tra la sterile antipolitica e l’urgente superamento della partitocrazia.

Massimo Naro

Parla come feisbuc

1 settembre 2012 4 commenti

Menti raffinatissime

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Alla fine lo scoop non c’è. Le carte che, secondo il settimanale Panorama, il presidente Napolitano starebbe nascondendo, praticamente non esistono. Ma L’obbiettivo è raggiunto, comunque vada: o il paziente lavoro di ricostruzione degli accordi tra Stato e mafia nel ’92 è screditato come delirio di una combutta di sovversivi, oppure l’eversore è lo stesso Presidente della Repubblica, come ha detto l’Onorevole dell’IdV Sonia Alfano. Oppure entrambe le cose insieme.
«Menti raffinatissime» disse Falcone a proposito del ritrovamento di un borsone pieno di tritolo, abbandonato senza detonatore sulla spiaggia antistante la sua casa all’Addaura, sul mare di Mondello. Infatti non mancò, all’epoca, chi insinuasse che il finto attentato fosse opera dello stesso Falcone.
«Menti raffinatissime», ha ripetuto oggi il Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso. Ecco, lo scoop di Panorama è così, una bomba senza innesco, tanto più distruttiva proprio perché non può scoppiare.
Antonio Ingroia sarebbe un ottimo governatore per la Sicilia, una delle poche figure su cui non si posa neppure l’ombra del sospetto di possibili connivenze mafiose. Ma come può oggi Ingroia accettare la candidatura offertagli dall’IdV dopo i furibondi attacchi di Di Pietro al Quirinale a proposito del conflitto di attribuzione?
«Menti raffinatissime», appunto.

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Isabella Ramassa ha condiviso la foto di ControCopertina.
17 luglio

On. Sonia Alfano: “Occorre difendere la democrazia dal golpismo di Napolitano. L’attacco alla magistratura è un attentato alla Costituzione”.

Giampiero Tre Re Non condivido. «Una società che non ha separazione di poteri non ha Costituzione» (Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, 1789, art. 16). Un conto è la dialettica democratica spinta fino a chiedere un completo rinnovo della classe politica, un altro lo sfascio delle istituzioni. «La classe politica è corrotta, ma d’altra parte non può governare la magistratura» (G. Andreotti, nel film Il divo, di P. Sorrentino).
17 luglio alle ore 23.09 · Modificato · Mi piace

Isabella Ramassa Ma a questo proposito, Giampiero Tre Re, cosa ne pensi dell’opinione della sorella di Borsellino?

Trattativa, Rita Borsellino: “La mossa del Colle è uno schiaffo a me e all’Italia” – Il Fatto Quotidiano
http://www.ilfattoquotidiano.it
Mi sento schiaffeggiata da questa notizia”. Rita Borsellino, sorella di Paolo, europarlamentare, ripete queste sei parole seduta nella sua casa al mare, a Trabia, dove il pomeriggio del 19 luglio…

19 luglio alle ore 10.21 · Mi piace ·

Giampiero Tre Re Penso la stessa cosa. Anche a proposito di Grillo, Di Pietro, Il Giornale, Libero e Il Fatto Quotidiano e tutta la variopinta compagnia che troviamo su questa linea nella vicenda in questione. Il principio da cui partire, secondo me, è questo: distinguere politica ed Istituzioni. La politica è un discorso, le Istituzioni la sintassi che lo rende articolabile. Napolitano, pur criticabilissimo, ha solo rimesso la questione alle istituzioni preposte dalla Costituzione. Si deve solo attendere serenamente il pronunciamento di quest’ultima. Perciò credo che personaggi come la Alfano e la Borsellino, agendo e parlando come hanno detto e fatto diano ragione all’accusa spesso loro rivolta di essere in pista per meriti altrui, ma di avere in realtà pochissimo senso dello Stato.
22 luglio alle ore 15.50 ·

Sul crinale del mondo moderno…..

3 giugno 2012 Lascia un commento

Presentazione del volume di Mons.Cataldo Naro:

SUL CRINALE DEL MONDO MODERNO.Scritti brevi su cristianesimo e politica.

locandina per Palermo

Ora che tornano a parlare con le bombe

20 Maggio 2012 2 commenti

Ora che tornano a parlare con le bombe 

E chiedono pane i vecchi ai ragazzi
E mettono pietre in mano ai figlioli
E alle parole dei profeti innalzano mausolei
E i morti seppelliscono i vivi

E trasformano l’oro in piombo
E il fuoco in cenere
E il vino in acqua
E tolgono l’acqua all’assetato
E di nuovo la gettano nel pozzo

Ora che tornano a parlare con le bombe
Noi torneremo a cantare.

Cartoline dal baratro

20 gennaio 2012 19 commenti

Cuffaro condannato in Cassazione

22 gennaio 2011 5 commenti

Condannato in via definitiva per favoreggiamento ad organizzazione di stampo mafioso, l’ex governatore della Regione Sicilia decade dalla carica di Senatore.

In questo momento Cuffaro si sta costituendo al carcere di Rebibbia.

Continua a Palermo l’altro processo penale che lo riguarda, per concorso esterno.

Atei devoti, beghine di regime e stragi di poveri cristi

8 gennaio 2011 3 commenti

Caro Giorgio,

Dopo gli atei devoti eccoci alle bizzochere gaudenti. Dopo la teologia del natale consumista dei Malvolio de “la bussola quotidiana“, il martirio del Natale di sangue dei cristiani copti.
Trovi in calce un florilegio dell’elogio cattolico del consumismo natalizio tratto dalla suddetta rivista on line, ripreso poi dal Giornale di Feltri. La strage di Natale dei cristiani copti ad Alessandria ha però dato la misura di quanto il cattolicesimo conservatore abbia in realtà perso la bussola, Leggi tutto…

Scilipolitica

16 dicembre 2010 26 commenti

14 dicembre

"Appesi a un filo", disegno e contaminazione grafica di G. Tre Re

La non onorevole vittoria di Berlusconi,
l’aborto del terzo polo,
le convulsioni della destra,
il Parlamento ridotto a un congresso di partito,
Bersani che si compiace del fatto che la maggioranza si è ribaltata da sola (riconoscendo implicitamente che l’opposizione non ha giocato nessun ruolo).

Mentre tutt’intorno il paese reale protesta il suo diritto al futuro,
teppisti mettono a ferro e fuoco la Capitale,
leghisti inneggiano alla catastrofe nazionale.

Berlusque

22 settembre 2010 67 commenti

Perché Berlusconi è oggi il soggetto preferito della satira politica internazionale? Una risposta potrebbe partire dall’osservazione che il Cavaliere adora raccontare storielle e vi si è immedesimato giorno per giorno, fino a trasformarsi in una barzelletta egli stesso.

Federalismo, razzismo e Chiesa cattolica.

7 agosto 2010 1 commento


Per interrogarsi in modo concreto e semplice – “popolare, come direbbero appunto i leghisti” – su un fenomeno che inquieta per la sua natura “culturale” oltre che politica ed elettorale, Mosaico di pace, nel numero di luglio 2010, dà ampio spazio ad un dossier dal titolo: “Un moderno tribalismo guerriero. Federalismo, razzismo e Chiesa cattolica”, a cura di Rosa Siciliano e Renato Sacco. Leggi tutto…

Princìpj di scienza nuova

29 giugno 2010 Lascia un commento

Ho scritto qualche riflessione sulla vicenda dei lavoratori dello stabilimento Fiat di Pomigliano.
Una versione breve la trovate sulla rivista asud’europa n. 24 del 2010 alle pagine 13-14
Una più lunga sulle mie pagine personali, cliccando qui

Attenti ai lupi…! Ecologia, comunicazione, democrazia. L’eterno ritorno del bene comune

Foto Stefano Snaidero

Le righe che seguono sono dedicate a Jò e al suo prezioso lavoro in presa diretta sulla lotta del popolo No-Tav in difesa del proprio territorio.

Il filosofo e parlamentare europeo Gianni Vattimo ha recentemente parlato di una “qualità” della democrazia che è in gioco nel confronto sul Treno ad alta velocità (Tav) tra volontà popolare e pezzi del sistema economico. Vattimo parla con i toni preoccupati di chi legge negli abusi della polizia contro pacifici manifestanti e nelle ambiguità dell’industria dell’informazione i sintomi di un degrado del nostro sistema democratico. Io vedo in questa vicenda piuttosto i sintomi di una trasformazione democratica che a certi processi di innegabile decadimento contrappone un altro movimento, di tipo evolutivo. Che cos’è questa nuova qualità della democrazia che sta prendendo corpo in questi ultimi anni? E’ un modo nuovo d’intendere e d’intendersi “demos“. Nell’idea di democrazia di provenienza illuminista, il popolo è un’entità quasi astratta, ipostatizzata, da intendersi, alla maniera di Rousseau, come soggetto di una volontà generale. In questo modo, il valore della singola volontà individuale, quella espressa dalla persona concretamente esistente sul territorio e partecipe di innumerevoli gruppi che si formano e disfano in continuazione intorno a un cospicuo numero di pratiche sociali, sfuma in una massa indistinta che viene presa in cosiderazione solo nel particolare rito dell’espressione del consenso elettorale, per poi tornare ad essere trattata come “folla”, in pratica un minore sotto tutela. Una testa, un voto: la persona si riduce al cittadino, il cittadino all’elettore. L’universo dei rapporti organici con cui gli affetti, le conoscenze, le competenze sociali, l’attività lavorativa, l’interesse comune per i beni naturalistici legano le persone a gruppi sociali intermedi si vede negare qualsiasi valenza politica. L’espressione della libera volontà è ridotta a deputazione.

Vi sono due punti di vista che consentono di portare alla luce la struttura delle forze sociali che si fronteggiano sul tema dell’alta velocità in Val di Susa e che rivelano lo scontro tra due diversi modi d’intendere la democrazia: l’analisi delle forme e dei mezzi di comunicazione, da un lato, e del modo di concettualizzare il rapporto tra territorio e sviluppo dall’altro. Questi due punti di vista consentono di distinguere, dentro lo scontro, un’idea di democrazia che mira a contenerne il più possibile le conseguenze sociali e politiche entro i limiti raggiunti dalle democrazie occidentali nel ‘900, ed un’altra, più aperta e progressiva.
È in primo luogo ancora tutto da approfondire il fatto che, come nella Rivoluzione francese si assiste alla nascita di un nuovo tipo di politico, formatosi attorno alla prima comparsa dei mezzi di comunicazione di massa, a questo passo avanti verso forme più esplicite di democrazia diretta si arrivi attraverso l’uso di nuovi media, i social network, che consentono una comunicazione pubblica up-up, con una struttura peer-to-peer.
Il mezzo televisivo è stato, lungo i settanta anni della sua vita, il punto debole delle democrazie, l’elemento che ne ha bloccato lo sviluppo verso forme nuove e più compiute. Come Pasolini intuiva già nel 1971, il problema non risiede nei contenuti della comunicazione televisiva ma nel tipo di relazione che il mezzo per il suo stesso modo d’essere stabilisce col pubblico, trasformandolo in massa. Ciò che rende persuasivo il messaggio televisivo non sono le intrinseche caratteristiche del messaggio stesso, per esempio la sua ragionevolezza, bensì quelle delle masse cui è destinato. Sono proprio le peculiarità della comunicazione di massa, ad esempio, che “obbligano” l’emittente a formulare il messaggio secondo ben precisi codici. Ma per ciò stesso l’industria televisiva non si limita a produrre messaggi di largo consumo ma produce nel contempo l’uditorio adatto. Tutto ciò è legato proprio alla potenza tecnologica del mezzo, capace di agire a dismisura sulle dimensioni quantitative dell’ascolto e, da qui, sui meccanismi transferali che rendono le folle assai più disponibili alla suggestione di quanto non siano le singole teste che la compongono.
Tutto ciò è profondamente contrario alla logica democratica, perché rendendo per principio impossibile l’alternanza della comunicazione stabilisce forme di comunicazione strutturalmente diseguali.
Nella vicende della Val di Susa si è assistito a clamorosi casi di manipolazione e distorsione della comunicazione pubblica, specie televisiva, cui i No-Tav hanno risposto attraverso le piazze virtuali di facebook e dei blog.

Le nuove forme della democrazia si legano infine al ritorno del concetto etico-giuridico di “bene comune”, profondamente rimodellato, però, alla luce di una nuova sensibilità ecologica che va diventando patrimonio ideale condiviso al punto da essere ormai parte di una vera e propria cultura popolare. Le recenti lotte referendarie in Italia, ad esempio, si sono svolte in nome dello status di “beni comuni” riconosciuti a entità naturalistiche e ambientali come l’acqua o il territorio.
Il concetto di bene comune ha una sua singolare storia e le sue trasformazioni conservano la memoria delle svolte epocali della civiltà occidentale. Originariamente il concetto di bene comune è legato ad una concezione oggettivistica della natura. Questa concezione si prolunga e si rafforza nella visione giudeo-cristiana che vede nella natura una creazione divina, cioè un dono di una saggezza superiore e provvidente. “Bene” era allora considerato qualcosa di intrinsecamente connesso agli oggetti naturali, ma proprio questo faceva sì che la sovrabbondanza in natura di taluni di essi, come l’aria o l’acqua, apparentemente inesauribili per le possibilità tecnologiche dei tempi, ne rendesse il valore pressoché irrilevante. L’amministrazione del bene comune è così proclamata, per esempio da Tommaso d’Aquino, come fine generale del buon governo ad onta del fatto che questo bene “comune” era così difficilmente identificabile con concreti “beni” comuni al punto da rendere in definitiva irrilevante la tutela giuridica di questi ultimi.
Con l’affermarsi del pensiero liberale mentre s’introduce la prospettiva individualistica in politica se ne impone una soggettivistica nella teoria dei valori; si tende a negare l’esistenza di beni in sé. Il bene è sempre “di” qualcuno “per” qualcosa”; il bene è sempre l’utile. E quanto più s’identifica con l’utile tanto meno il bene può essere “comune”, se non accidentalmente e per convenzione. Beni comuni non solo sono “res nullius“, vale a dire di nessuno, ma per ciò stesso anche di nessun valore in sé. Nasce così il concetto di wilderness, natura selvaggia, con un’accezione negativa, come qualcosa da combattere e sottomettere al proprio dominio, cioè da addomesticare all’utile.
Questo modo di concepire il valore ha un’intrinseca conseguenza politica perché mentre il valore in sé dei beni tende a zero, annullando così, per esempio, ogni differenza di valore tra classi diverse di oggetti naturalistici, il valore soggettivamente attribuito ad un bene è ciò che veramente contrassegna le diseguaglianze tra diversi soggetti sociali.
Per questa sua matrice epistemologica l’ideologia del progresso come dominio sulla natura non cessò neppure dopo che l’illimitata disponibilità all’uso di entità naturalistiche si dimostrò un’illusione, mettendo allo scoperto l’essenza autodistruttiva dell’atteggiamento antagonista nei confronti della natura. Oggi

“i beni comuni hanno cessato di denotare entità di indifferente appartenenza, così indifferente da poter essere trascurate dal diritto; attualmente essi alludono ad un preciso e positivo statuto giuridico, che è quello dell’appartenenza democratica e comunitaria all’umanità intera, un regime di comune ma indisponibile impiego, rispettoso dell’integrità e persistenza dei beni medesimi. La parabola dei beni comuni si è quindi compiuta, come ha osservato Edelman, passando dall’anarchia delle res nullius al liberalismo delle res communes infinite e senza valore, alla concezione comunitaria delle res communes limitate e preziose”.
(M. TALLACCHINI, Diritto per la natura. Ecologia e filosofia del diritto, Giappichelli, Torino 1996, 180-181. L’A. cita R. J. DUPUY, Réflexions sur le patrimoine commun de l’humanité, in Droit, 1985, 1, 66-67; B. EDELMAN, Nature et sujet de droit, in Droits, 1, 138).

Ecco che sta accadendo nella Val di Susa (ma anche nel movimento referendario, nel movimento studentesco dello scorso autunno per la difesa del diritto allo studio, nel movimento femminile “Se non ora, quando?”). Gli abitanti della Val di Susa sono la democrazia sotto la forma di questa sua nuova qualità. Una democrazia che non si esprime solo attraverso figure formali come la divisione di poteri dello Stato o l’affermazione di principi astratti di sovranità e di diritti, ma nella concreta difesa di certi interessi concreti non egoistici perché contrassegnati dal carattere di bene comune: il territorio, l’acqua, l’istruzione, la partecipazione.
Una conseguenza politica, più o meno diretta, che i politici stentano a cogliere, è che questi gruppi intermedi che vengono a formarsi sono a geometria variabile, non a tenuta stagna: sono “liquidi”. Chi conducesse analisi e previsioni applicando al fenomeno No-Tav (o No-Ponte) categorie come destra e sinistra sarebbe inevitabilmente indotto in errore. Accade che le persone partecipino a più gruppi contemporaneamente; che si arruolino ad una causa o ad un’altra a prescindere da considerazioni ideologiche, senza preoccuparsi di potersi trovare fianco a fianco con cittadini dalla biografia politica finora anche molto distante dalla propria. E’ così che le categorie politiche di “destra” e “sinistra”, risalenti alla Rivoluzione francese, senza necessariamente perdere il loro significato storico si avviano ad assumerne di completamente nuovi, forse ancora tutti da inventare.

Verso il 2011. Identità cattolica e unità degli italiani

19 giugno 2010 Lascia un commento


di Massimo Introvigne
Conferenza tenuta a Prato il 12 giugno 2010 per il Circolo Cives alla Biblioteca Comunale Lazzerini
1. Gobetti, Weber e il partito anti-italiano
Nel 1996 si è svolto a Parigi, per iniziativa del Centro Gobetti e dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, un convegno di studi nel settantesimo anniversario della morte di Piero Gobetti (1901-1926),[1] di cui nel 1999 sono stati pubblicati gli atti. Il convegno ha mostrato come «determinante nella biografia intellettuale»[2] di Gobetti, dove ha la funzione «di un principio esplicativo, di un progetto, di un modello»[3], sia la tesi secondo cui l’arretratezza dell’Italia deriva dal fatto che nel nostro Paese è mancata una Riforma protestante, la quale avrebbe invece garantito prosperità e sviluppo economico e politico alle nazioni più avanzate dell’Europa Settentrionale. Leggi tutto…

Mistero buffo

22 gennaio 2010 83 commenti

Ovvero: Piccoli statisti crescono

Ma dov’è finito Berlusconi? Forse ancora dolorante, o preoccupato della non perfetta presentabilità del suo sorriso, nel giorno dell’apocolocintosi del divo Craxi, suo mentore, Silvio non si è fatto vedere.
Riappare tre giorni dopo in Parlamento come deus ex machina del processo breve, che lo renderà giudiziariamente immortale. In realtà c’è un mistero (nel senso stretto attinente alla simbologia di morte-resurrezione tipica dei culti iniziatici) da decifrare in tutto ciò. La dritta la dà il più illuminato dei politici contemporanei, il sommo sacerdote Schifani: «Craxi fu una vittima sacrificale». Leggi: «Berlusconi è una vittima sacrificale». Intendi: «Come da sempre accade, entrambi li abbiamo fatti fuori noi, con un amichevole bacio, ma la colpa ricadrà sul perfido popolo deicida, mentre noi saremo legittimati a rinnovarne la memoria e il potere salvifico». Leggi tutto…

Il giardino felice

20 ottobre 2009 78 commenti

Famiglia BerlusconiE’ l’Italia, secondo il nostro Premier. Il quale Silvio Berlusconi s’è spesso vantato dicendo che tutti gl’italiani vorrebbero essere come lui, ad onta del fatto che lui stesso pretende di essere diverso da tutti gli altri italiani. Il paradosso è già tutto nella linea degli avvocati che peroravano la causa del lodo (dolo) Alfano di fronte alla corte costituzionale: il Premier come «primus super pares». Leggi tutto…

Nostra mafia quotidiana

4 ottobre 2009 79 commenti

“Reverendo, ma questa mafia, alla fine, cos’è ?”, chiese il papa al segretario dell’arcivescovo di Palermo.
“La mafia è quella che non si vede e non si sente, ma chi è nato qui sa vederla ovunque”, rispose il giovane prete. Leggi tutto…

L’agenda rossa

18 luglio 2009 12 commenti

Io so cosa c’è nell’agenda rossa di Paolo Borsellino, quella di cui oggi tutti i giornali italiani parlano, quella misteriosamente sparita dalla scena libanese di via D’Amelio il 19 luglio 1992. Alla data 25 giugno, ad esempio, stava scritto: biblioteca comunale.
C’ero anch’io tra il pubblico di cittadini, quella sera, nello splendido chiostro seicentesco di Casa Professa, ora biblioteca comunale di Palermo, quando Borsellino, in un silenzio surreale, cominciò lentamente dicendo di essere venuto per ascoltare e poi continuò affidando a quel suo ultimo discorso pubblico, a quel gruppo di concittadini il senso di una vita professionale, di un’esistenza umana. Con quella sua ruvida voce da fumatore, che mette persino nel suo vizio lo stesso accanimento con cui persegue tutto ciò che fa, parlò di Giovanni Falcone. Parlò di sé parlando dell’amico, della sua agenda, e raccontò esattamente ogni singola pagina della propria.

«Io sono venuto questa sera soprattutto per ascoltare. Purtroppo ragioni di lavoro mi hanno costretto ad arrivare in ritardo e forse mi costringeranno ad allontanarmi prima che questa riunione finisca. Sono venuto soprattutto per ascoltare perché ritengo che mai come in questo momento sia necessario che io ricordi a me stesso e ricordi a voi che sono un magistrato. Leggi tutto…

Lettera al Presidente della Repubblica

14 luglio 2009 8 commenti

Ill.mo Presidente della Repubblica

Onorevole Giorgio Napolitano,

Consenta anche a me di chiederLe, in virtù del potere attribuitoLe
dall’art. 74, comma 1, della Costituzione (“Il Presidente della Repubblica,
prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere
chiedere una nuova deliberazione”), di non promulgare il testo di legge
deliberato in via definitiva dal Senato il 2 luglio 2009, noto come
“pacchetto sicurezza”, in quanto recante norme incostituzionali
e in palese violazione di fondamentali diritti umani e di rinviarlo alle Camere con
messaggio motivato, affinché esso sia modificato conformemente al dettato
della Costituzione della Repubblica Italiana, alle norme di diritto
internazionale recepite nel nostro ordinamento e ai principi della civiltà
giuridica.

Con Osservanza,

Munnizza ‘ncapu munnizza

30 Maggio 2009 27 commenti
Palermo - Cenciaioli al lavoro in discarica - Archivio storico Amia

Palermo - Cenciaioli al lavoro in discarica - Archivio storico Amia

Si profila a Palermo una nuova emergenza ambientale, come a Napoli lo scorso anno.
Già atteso per il Luglio 2008, il crac dell’Amia di Palermo, l’azienda municipalizzata per la gestione della viabilità e l’igiene ambientale, si ripresenta puntualmente con l’inizio della calda stagione. Intanto, tra la giunta del sindaco Diego Cammarata e il consiglio comunale si consuma all’interno della maggioranza una lotta di tutti contro tutti per riuscire nella quadratura del cerchio; una lotta che comuncia a coinvolgere la Regione e perfino il governo centrale: salvare l’Azienda e i suoi posti di lavoro e di consenso con un consistente aumento della tassa sui rifiuti o, in vista delle imminenti tornate elettorali, evitare di irritare i cittadini mettendo loro, come si dice, le mani in tasca?
Magari con uno spettacolare super regalo da Roma, a suon di milioni di euro (sembra ne occorrano 150-170 solo per sanare il disavanzo dell’Amia), come quello elargito lo scorso anno al sindaco forzista di Catania, Scapagnini?
Staremo a vedere. Intanto… Leggi tutto…

Un Paese per vecchi

30 Maggio 2009 19 commenti

Bardem

«Non temo Berlusconi in sé,
temo Berlusconi in me»
(Giorgio Gaber)

Perché gl’italiani da quindici anni votano soprattutto Berlusconi? Perché il nostro è un Paese vecchio. La popolazione invecchia. I giovani abitano con i vecchi fino a tarda età. Il vecchio convive col vecchio. Il vetusto con l’arcaico. Sono vecchi gli uomini politici; l’età media del governo, all’atto dell’insediamento, era di 50; ma ancora più alta l’età media in Parlamento: 54 anni (contro i 42,5 anni della popolazione italiana, che pure è seconda al mondo solo a quella del Giappone, di un anno più vecchia). Leggi tutto…

Il ritratto di Dorian Gray

20 Maggio 2009 88 commenti

Tutta la verità su Silvio

silvio berlusconiDorian Gray

Il Cavaliere si rifiuta di rispondere alle domande di Repubblica, l’ultima delle quali concerne il suo stato di salute. Ma quale sarebbe l’aspetto del Presidente del Consiglio senza trapianti, coloriture, restauri e tagliandi? Leggi tutto…

Il dormiglione, ovvero: Eravamo tutti fascisti (e lo siamo ancora)

16 dicembre 2008 19 commenti

razza2Il presidente Gianfranco Fini ha affermato oggi, nel settantesimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali di Mussolini, che sarebbe stata «l’intera società italiana» a non reagire ad esse, compresa «duole dirlo» la Chiesa cattolica; che «l’ideologia fascista da sola non basta a spiegare quest’infamia».
Basterebbe citare l’enciclica Mit brennender Sorge di Pio XI per spiegare che Fini spara cazzate; ma poverino, non è colpa sua, non è che finga di non sapere, lui è effettivamente ignorante, casca dalle nuvole. Leggi tutto…

Omaggio a Cataldo Naro

29 settembre 2008 2 commenti

Cataldo Naro seminarista, col padre Salvatore. Anni sessanta

Foto tratta da: S. Falzone, Il tempo di una fotografia. Istantanee d’epoca a San Cataldo, presentazione di Massinmo Naro, Centro studi Cammarata – Edizioni Lussografica, Caltanissetta 2008.

C’è un intervento di Cataldo Naro, al convegno «Domande radicali nella letteratura italiana del Novecento», tenutosi a Roma il 18-19 maggio 2006, in cui l’Arcivescovo di Monreale, deceduto il 29 settembre di quello stesso anno, parla di Montale e della banda di Malvolio, il personaggio montaliano che incarna il bersaglio delle critiche del suo autore contro un certo cattolicesimo fiorentino politicamente impegnato che, tra gli anni quaranta e gli inizi dei sessanta, ruotò attorno alla figura del “sindaco santo”, Giorgio La Pira. Di questa “banda” lapiriana fecero parte il Card. Elia Dalla Costa e il parroco don Giulio Facibeni. L’ambiente ecclesiale in cui maturò quest’esperienza era tuttavia assai più vasto e popolato di figure di tutto rilievo: da E. Balducci, a Dossetti, a Divo Barsotti, allo stesso don Milani.
Il pezzo di Naro, di cui pubblichiamo qui di seguito un frammento, è di enorme interesse per almeno tre motivi: Leggi tutto…

Cattolici in politica. Coscienza: istruzioni per l’uso

20 settembre 2008 89 commenti

R. Magritte, La réproduction interdite

“Cristo non avrà altri alleati
che i diritti dell’uomo.
Che verranno negati”
(Maurice Clavel)

Nel corso di una sua visita pastorale in Italia, Benedetto XVI ha recentemente auspicato la nascita di una nuova generazione di cattolici rigorosi in politica (7 settembre 2008, Cagliari). Ora, è vero che il papa parla Urbi et orbi, universalmente, ma egli è anche il primate d’Italia e l’occasione e il luogo in cui rivolge un discorso è anche un’indicazione circa l’uditorio cui si rivolge. Oltre che su una sconfessione dell’attuale generazione di cattolici italiani in politica, sconfessione che c’è, ed è stata colta da tutti (stampa, televisione, cittadini cattolici e no) tranne che dai principali destinatari, l’accento del discorso del Pontefice ricade sull’aggettivo “rigorosi”, che significa competenti come politici e al tempo stesso come cattolici, ben attenti a mantenere distinti i due piani. Leggi tutto…

Mafia: dalla Mattanza a Provenzano, di Costantino Margiotta.

26 agosto 2008 4 commenti

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di Michele Vilardo

Di Mafia si è sempre parlato. Di Mafia si è sempre scritto. Nessuno, però, è riuscito a raccontarne la crudeltà fino in fondo.Le parole non bastano. Ci siamo assuefatti alle descrizioni degli omicidi, alle strategie degli arresti, alle logiche di un sequestro. La nostra memoria ha bisogno di un nuovo punto di vista.

Per la prima volta sono state raccolte in un unico volume le immagini più significative scattate da fotogiornalisti siciliani a partire dagli anni ottanta fino ad oggi. Leggi tutto…

Il grande inganno

29 aprile 2008 7 commenti

 

Adesso che le elezioni sono davvero finite, con l’ascesa del genero di Rauti a sindaco di Roma, possiamo davvero tirare le somme: una vittoria della Lega,  più che del PdL; ma una sconfitta del PD, e di Veltroni in particolare, più che una vittoria delle destre.
Ma andiamo per ordine. Leggi tutto…