Chi difendo?

Mi chiedi: «Chi difendi?»

Chi difendo?
Possibile si debba per forza stare sulla difensiva?
Ed ancor prima:
possibile che ancora usiamo questo linguaggio da crociata?

Dunque, chi difendo?
Difendo il mio diritto di non difendermi,
di non preparare la mia difesa
e di non essere difeso da nessuno, da nessun prete,
da nessun politico, da nessuna identità, da nessuna cultura,
da nessun apparato dottrinale e da nessun concordato.
Difendo il mio diritto di non fare pane col lievito di Erode
né con quello dei farisei.

Difendo l’agnostico, il non credente,
l’eretico e l’errante dalle mie certezze, dalle mie credenze,
dalla mia ortodossia e dalle mie verità.
Difendo il diritto di Zaccheo, di Bartimeo,
della Samaritana e della Maddalena
a non avere in mezzo ai piedi me tra loro e Cristo.

Difendo il diritto dei miti ad ereditare la Terra
e quello dei violenti a forzare le porte del Cielo e infine
il diritto dei piccoli e dei peccatori di passarmi avanti nel Regno.

Così sia.

  1. 11 ottobre 2011 alle 13:35

    Bravo! Complimenti!

  2. 11 ottobre 2011 alle 14:02

    Giampi sei il mio MITO! Sei un grande! Non ce n’é per nessuno!

  3. torietoreri
    11 ottobre 2011 alle 15:28

    Cristo non si è mai difeso, perfino nel processo. Siamo cattivi discepoli se ci difendiamo o pretendiamo di proteggerci con le infinite sovrastrutture che ci siamo costruiti. Il Vangelo è lì, nudo, senza scudi nè corazze. In fondo ci difendiamo proprio dal Vangelo, non volendo comprenderlo fino in fondo. Continuiamo a leggere “rimetti, Pietro, la spada nel fodero” interpretandolo come un generico invito al perdono; è invece l’invito a far spazio alla nuda verità del Vangelo, che penetra senza bisogno di “difensori” che lo annacquino. Grazie per la bella preghiera/riflessione, Giampiero!

  4. 11 ottobre 2011 alle 22:15

    Così Sia

  5. 13 ottobre 2011 alle 20:18

    Favola. Oggi tutti raccontano con questa parola la storia di Paolo Pizzo, lo spadista catanese che ieri nella sua città ha conquistato il titolo di Campione del Mondo ai Mondiali di Scherma. Una favola che parte quando Paolo Pizzo a 13 anni scopre di avere un tumore al cervello. Comincia la sua battaglia contro la malattia che, per i medici, non prevede la scherma: “Devi Smetterla!”, gli dicono. Lui però non si arrende. Sconfigge il cancro, il pessimismo dei dottori e degli scettici, fino alla medaglia d’oro di ieri.
    La favola di Paolo Pizzo però non è unica. Nel mondo dello sport, soprattutto negli ultimi anni, ci sono vicende analoghe.
    Come non ricordare ad esempio Eric Abidal, il difensore francese del Barcellona che lo scorso Marzo scoprì di avere un tumore al fegato. Venne operato e 40 giorni dopo tornò in campo, giusto in tempo per alzare la Coppa dei Campioni vinta dai blaugrana.
    E poi c’è la storia di Leo Messi, il fenomeno argentino, che fin da quando era bambino soffre di un insufficienza ormonale che ne ha rallentato la crescita. Messi però non si è mai arreso, ha continuato a giocare contro ragazzi più grandi di lui anzi, ha trasformato quella che doveva essere una debolezza nel suo punto forza. La sua rapidità infatti lo rende praticamente imprendibile per le difese avversarie.
    Altro esempio è quello di Lance Armstrong, il ciclista statunitense al quale nel ‘96 venne diagnosticato un cancro ad un testicolo. Tornò alle corse nel ‘98 e riuscì a vincere per 7 anni di fila (dal ‘99 al 2005) il Tour de France
    Nessun caso di malattia per un campione però provocò tanta emozione nel mondo come la dichiarazione di Earvin “Magic” Johnson che nel ‘92 dovette abbandonare l’NBA dopo che si scoprì sieropositivo. Magic riuscì a far parte del “Dream Team”, la squadra americana che partecipò e vinse alle Olimpiadi di Barcellona del ‘92.
    da blogpanorama.it 13.10.2011

  6. 16 ottobre 2011 alle 11:30

    L’Italia è il primo contributore della Fao in Europa: dal ’94 ad oggi il governoha versato 400milioni di euro

  7. Fabio Aita
    3 novembre 2011 alle 7:08

    Mi piace molto! Pensa quanta forza recuperiamo liberandoci dalle nostre inutili battaglie difensive. Tutte energie buone da spendere per la bellezza e per la compagnia.
    Grazie, un abbraccio.
    Fabio

  8. torietoreri
    6 novembre 2011 alle 15:10

    Ho lanciato, sul mio blog, la “Giornata dell’Interiorità”. Vieni a leggere il post e, se vuoi, ad aderire!

  9. 22 novembre 2011 alle 19:46

    di là dagli sguardi

    Solo uno sguardo che dimentica
    come uno zoppo il camminare
    è la mia attesa obliqua.
    Ho visto altrove
    nei giochi di bambini
    la sicura speranza
    il rapido passo di domani
    Ieri o ieri l’altro
    lo scalpiccio ottundeva
    anche il mio orecchio
    a quel febbricitante
    incontro alla mia porta,
    non più…
    Dimenticare il camminare
    è il primo passo che arretra
    sulla soglia.
    Chi attende dal di fuori
    china gli occhi
    verso uno che è zoppo,
    di là dagli sguardi.

  10. 24 novembre 2011 alle 21:10

    cosmopolita e cosmografie

    E si apre il mio passo breve
    come chi inciampa e zoppica.
    Un’altro muro che si sgretola
    in questa periferia urbana.

    Lo sguardo divaricato
    è un cavalcavia,
    ti scrivo pixel di
    tralicci e automobiline colorate
    Mare motus movens, mare nostrum
    -una distanza è superata-

    Vedi, da qui approdano sorrisi
    che solo certi occhi socchiusi hanno,
    mi guardi in faccia da una vetrina
    -dammene mille ancora-
    per chi compra un souvenir
    sulla strada del ritorno…

    E sono due emozioni inclini.

  11. 24 novembre 2011 alle 21:13

    il mio cuore opaco

    Chiudi gli occhi… poi
    dimmi di quante
    radiazioni è fatta la
    coscienza, se il
    bello e il brutto siano
    ancora sentimenti,
    se la mia anima
    e la tua
    si rassomigliano,
    Dimmi se questo è
    un gioco.
    Poi e poi ancora
    guardami in faccia,
    una divina metamorfosi.

  12. 28 novembre 2011 alle 21:46

    Memorie di Nostra Santa Madre Chiesa
    Due giorni fa intorno all’ora di pranzo tornavo a casa da lavoro, mi si è aperto lo sguardo su un’immagine, una suora extracomunitaria sulla porta del suo convento e un mendicante che riceveva dei panini dalle sue mani. La suora era piccola e magrissima dentro il suo abito nero, lui ringraziava con una certa cortesia per il dono. Altre volte la stessa suora aveva offerto qualcosa a chi bussava al portone con abbondanza… ma quel giorno il dono era davvero esiguo e la suora sembrava davvero sempre più piccola.
    Cordialmente Santa

  1. No trackbacks yet.

Lascia un commento