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Il paradiso può attendere (il denaro no)


Nell’eterna lotta tra Dio e Mammona, nel cuore dell’ecclesiastico il verdetto è scontato.
«Guardatevi dal lievito dei farisei e da quello di Erode», raccomandava Cristo ai suoi più stretti discepoli. In questo preciso ordine, perché chi si lascia contaminare dal primo non può evitare il secondo. Il demone proprio dell’uomo di chiesa, infatti, non si chiama “lussuria”, “violenza” o “avarizia” (il “lievito di Erode”, appunto), ma “fariseismo”. Un peccato capitale che significativamente non compare nella tradizionale lista dei sette. Da un lato perché quella lista è “ecclesiastica”, cioè compilata dai chierici per applicarsi ai non chierici, dall’altro perché il vizio che li compendia tutti, nell’uomo di chiesa, è appunto l’ipocrisia, peccato consistente nel fatto di mentire agli altri e sopratutto a sé stessi circa la propria condizione di peccatore.

Anche se sporadicamente se ne può trovare qualcuna non lontana dal Regno di Dio, la stragrande maggioranza delle guide religiose del cattolicesimo italiano merita ancora l’invettiva di Cristo: «Scribi e farisei ipocriti», gente che detiene abusivamente le chiavi del paradiso. Cammelli troppo grossi e sovraccarichi di merci costose quanto inutili, concordati, privilegi, finanziamenti e opere cattoliche, per passare attraverso le piccolissime porte del Regno.
Queste guide cieche pontificano su pagliuzze e moscerini, spaccano il pelo in quattro sulle barzellette blasfeme dei potenti, panettoni e preservativi, ma ingoiano senza fiatare il massacro sociale dell’innocente perpetrato attraverso la menzogna. Fingono di cadere dalle nuvole vaticane su cui abitualmente risiedono lasciando credere d’essere gli ultimi ad accorgersi che il re è nudo.
Per esempio, pur rientrando tra i loro precisi compiti, si guardano bene dal dire che ciò che col tempo ha trasformato l’Erode nostrano in un vecchio libidinoso e moralmente ricattabile è l’essersi dedicato per tutta la sua lunghissima gioventù al culto del denaro. Quale il motivo di questo curioso fenomeno di lingua legata? Il fariseismo, appunto.
Un episcopato che è diviso su chi deve guidare la chiesa italiana, vale a dire su tutto, ma che non può permettersi di mostrarsi in disaccordo con Erode, ha taciuto sui vizi di quest’ultimo per non perdere l’obbedienza di milioni di cattolici del ceto medio benestante e conservatore e ha trovato più consono al proprio ministero abbandonare o punire i pochi che hanno osato non tacere. Fino al punto di rinunciare all’iniziativa ed all’autonomia di giudizio del loro magistero morale, lasciandosi precedere dalle pur tardive e moderatissime prese di posizione del Presidente della Repubblica e come pavidamente nascondendosi dietro il suo prestigio. Un episcopato troppo molle, imbarazzato nei confronti di una classe politica retriva, che sta trascinando nell’ignominia il nostro Paese e la sua tradizionale cultura abituata alla cattolicità della riconciliazione e della pace.
La reazione della gerarchia nei confronti della violazione dei diritti umani può dirsi flebile, se paragonata alle veementi requisitorie in occasione dei caso Englaro e Welby. Troppo ha alzato la voce per una controversa difesa della vita per non far apparire la debole reazione di questi giorni di fronte alle palesi violazioni di diritti umani sacrosanti piuttosto come un assordante silenzio. Questa chiesa sembra infinitamente più impegnata a difendere il proprio ruolo sociale che la verità, la giustizia e la vita umana. Inseguire i politici sembra essere oggi l’ansia dei pastori. Per questa pecipua ragione assistiamo alla fine del tradizionale rapporto tra cattolicesimo e cultura popolare. 
E questo rapporto, ormai esaurito, lo si vorrebbe recuperare dall’alto. Ma i laici vedono ormai una minaccia alla libertà dei cittadini più nella Chiesa e nelle sue ingerenze che nelle effettive aggressioni allo stato di diritto che vengono dall’interno stesso del suo assetto istituzionale (clandestini, razzismo ecc.). Le manipolazioni storiche che recentemente si è stati tentati di fare, da parte di certi politici, sul rapporto fascismo-cattolicesimo sono l’altra faccia della medaglia dell’ossequio formale che si accompagna al disprezzo sostanziale dei valori ecclesiali. “Come pecore senza pastore”, i fedeli, dal canto loro, si allontanano dalla Chiesa, perché i capi si sono allontanati da Cristo. Le nostre guide pastorali parlano arabo per la nostra gente. Ma non ci si creino alibi scambiando questa incomprensione con il salario del profeta.

È opportuno spendere una parola sul significato evangelico del “lievito”. Significa l’apostolato, la comunicazione della buona novella destinata a contaminare la cultura e propagarsi tramite l’esempio e l’azione pedagogica. L’essenza stessa della Chiesa, in poche parole. La sua sostituzione col lievito di Erode è più che una forma di cooperazione, è un auto-snaturamento, prostituzione, alienazione. Alla fine di un lento processo di propagazione nella massa e di assimilazione, tutto è indistinguibile da tutto, le coscienze sono rese indifferenti alla verità e alla spazzatura. Apostasia.
Gli intellettuali cattolici che fino al giorno prima degli scandali che oggi travolgono il Premier ci spiegavano con dovizia di argomenti teologici che il mistero del Natale deve inchinarsi alle esigenze del Made in Italy, o le varie Compagnie delle Opere del Dio Quattrino che da quarant’anni fanno affari all’ombra della Madonnina e, dopo aver praticato la prostituzione sacra con l’Erode di Ardcore, ora fanno le marie maddalene, meritano l’invettiva apocalittica del Battista: «Chi vi ha consigliato di fingervi pentiti per sottrarvi al castigo, figli di serpe?».
Ruby e la Minetti, Erode stesso sono meno colpevoli di gran parte dell’episcopato italiano, tra cui certamente capi come Bertone, Bagnasco, Crociata; o dei preti-manager alla don Verzè, o dei preti-opinion leader, come Padre Livio dai microfoni di Radio Maria, che hanno apertamente appoggiato la campagna elettorale del Tetrarca, spostando milioni di voti, incuranti delle sue alleanze e premesse anticristiane, paganeggianti, autoritarie; ma anche di buona parte della crema del cosiddetto laicato cattolico impegnato, come i responsabili di Comunione e Liberazione, o Ettore Gotti Tedeschi, banchiere cattolico presidente dello IOR, autore di opere di morale economica dai frivoli titoli (Denaro e paradiso, Piemme, 2004), inquisito per presunto riciclaggio di 23 milioni di euro della Banca vaticana.

Per tutti questi, a differenza del denaro, che notoriamente non dorme mai, il Paradiso può attendere. Stiano pur certi che si vedranno passare davanti, come tante piccole Salomè, Nicole, Iris, Noemi e Ruby Rubacuori.

  1. 4 novembre 2011 alle 20:20

    ^ Il cardinale Romeo d’accordo col premier “Segni di vera crisi non ce ne sono” ^

    L’arcivescovo di Palermo: “Ci sono alcuni settori in cui la crisi non appare perché la gente non scende dal livello di vita abituale, quindi appare un consumo talmente elevato che non è proporzionato alla crisi stessa”. Avvertimento sul federalismo: “Tenga conto delle diversità”

    PALERMO – “I segni di una vera crisi non ci sono. Questa affermazione in un certo senso è vera. Ci sono alcuni settori in cui la crisi non appare perché la gente non scende dal livello di vita abituale, quindi appare un consumo talmente elevato che non è proporzionato alla crisi stessa”. Lo ha detto il cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo e presidente della Conferenza episcopale siciliana, commentando a margine di un convegno a Palazzo Comitini le dichiarazioni del premier Silvio Berlusconi, per il quale la crisi in Italia “non è forte. I consumi non sono diminuiti, negli aerei si fatica a trovare posti liberi e i ristoranti sono pieni”. Secondo il cardinale Romeo “aumenta l’usura, ci si indebita di più, ma i segni di una vera crisi non ci sono”.

    Il cardinale ha anche lanciato un allarme sul federalismo: “Guai a un federalismo che viene pensato solo sulla base di principi economici e lascia da parte la storia, la diversità delle regioni, diventerebbe mortificante per tutti e servirebbe a depotenziare la stessa Italia”. “Il federalismo può essere una grande risorsa per la Sicilia, che avvicina l’Italia alla fisionomia dei suoi territori”. Se tutta l’azione politica tende al bene comune e punta al bene dei singoli, ragiona il prelato, “aiutare le singole regioni ad avere una propria identità e una propria ricchezza, permette al cittadino di svilupparsi e la sussidiarietà diventa un segno di ricchezza nazionale”. In un periodo in cui a governare le grandi scelte del mondo non sono i sistemi politici, “ma i sistemi economici, se si vogliono livellare situazioni diverse si deve prestare attenzione a grandi ingiustizie – ha proseguito Romeo, segnalando che seicentomila giovani hanno lasciato negli ultimi dieci anni il Sud Italia, un’emorragia gravissima – se ci sono solo leggi economiche andrà a finire che chi ha avrà di più e chi non ha perderà anche quel poco”

    da repubblica.it del 4/11/2011

  2. 4 novembre 2011 alle 20:25

    Ma la Caritas, non sostiene il contrario?

    Crisi, Caritas: “Richieste di aiuto in crescita” “In difficoltà anche chi ha il lavoro fisso”

    Si tratta dei dati che emergono dal decimo Rapporto dell’Osservatorio diocesano della povertà e delle risorse nella Diocesi di Milano.

    Milano, 31 ottobre 2011 – Non basta più il lavoro anche quando c’è, e a tempo pieno, per arrivare alla fine del mese. Si tratta di una delle conseguenze più evidenti della crisi che emerge dal decimo Rapporto dell’Osservatorio diocesano della povertà e delle risorse nella Diocesi di Milano, stilato sulla base dei dati relativi agli utenti di 59 centri di ascolto della Caritas nella diocesi di Milano e dei servizi Sai (servizio accoglienza immigrati) Sam (servizio accoglienza milanese) e Siloe (servizi integrati lavoro orientamento educazione) nell’anno 2010.

    La Caritas ambrosiana si trova sempre di più a dover rispondere a richieste di aiuto economico perchè “gli utenti che non riescono a far quadrare il bilancio familiare anche quando hanno un impiego, sono passati in tre anni dal 30 al 50%”. Oltre a segnalare l’ascesa della categoria dei “working poors”, così i sociologi hanno già battezzato quei cittadini che pur lavorando hanno difficoltà economiche, lo studio presentato stamani ha voluto misurare gli effetti della crisi sui propri utenti.

    Col variare delle tipologie di utenti, sono variate anche le richieste: nonostante il lavoro continui ad essere la necessità principale, con il 51,6%, aumentano di un quarto coloro che richiedono beni materiali e servizi e raddoppiano coloro che necessitano sussidi economici, nel 2010 sono l’11,2% degli utenti. Sta alla politica, soprattutto, far fronte a queste nuovi fenomeni dovuti alla crisi, secondo don Roberto Davanzo, direttore della Caritas Ambrosiana, che ha osservato come “dalla storia di queste persone emerge rassegnazione e mancanza di prospettive”.

    L’UTENTE TIPICO – Crisi a parte, nel rapporto presentato viene tracciato anche un identikit dell’utente tipico del campione dei 59 centri d’ascolto in cui e’ stata svolta l’indagine, un sesto del totale. Nel corso del 2010 delle oltre 17mila persone che hanno bussato alla porta della Caritas Ambrosiana i due terzi sono donne e un terzo ha meno di 35 anni. La maggior parte, inoltre, è straniera, soprattutto proveniente da Perù, Marocco, Ecuador, Romania e Ucraina, e il 26,2% di questi si trova in Italia da meno di 5 anni.
    Sono più numerose le donne separate che gli uomini ma, al di la’ del genere, la maggior parte degli utenti e’ coniugato, il 49%, e spesso con uno o due figli a carico. Quanto a titolo di studio la laurea è rara, 7,5%, il più comune è invece la licenza media inferiore anche se la valutazione relativa alla popolazione straniera puo’ risultare sfalsata dalla difficolta’ di equiparazione e convalida delle qualifiche acquisite nel paese di origine.

    da ilgiorno.it

  3. 8 novembre 2011 alle 11:19

    —-Messaggio originale—-
    Da: antoninobrancato@[…]
    Data: 01/11/2011 12.48
    A: “Franco Virga”, , , “roberto lopes”, , ,
    Ogg: ridete se potete

    Premessa (spero lo troviate divertente)

    Sabato sera in radio non fanno un c….. e su radiotre c’è la serata dei filologi e delle peggiori melologi di ‘600 e ‘700. Sulla statale 113, Tra S. Nicola l’Arena e Altavilla l’unica radio che si piglia è……….indovinato!! Radio Maria! Essendosi scaricato l’affaruccio che mi porto dietro per ascoltare in auto sempre le stesse cose………..ascolto Socci che parla del comunismo………Provo a chiamare 0316140610 (potrebbe essere utile) ma non vengo risposto, anche perché l’ultima volta che sono andato in Diretta con Savagnone finì che parlavano solo noi due…..vabbè. Forse un po’ inc… per questo fatto e divertito dagli interventi idioti e dalle risposte-commento ancora più amene del conduttore (?!) arrivo a casa e scrivo

    PRIMA PUNTATA (sabato sera no molto tardi)

    Antonino Brancato
    via […] Mezzojuso (PA)
    tel […]

    Cara Radio Maria Italia,
    Vi ascolto, da cattolicopocosservantelaicagnostico, con piacere e spesso, soprattutto quando mandate in onda programmi di catechesi e di cultura cristiana. Purtroppo, stasera, ho seguito solo l’ultima parte del programma di A.Socci e devo francamente confessarVi che non mi ha per niente arricchito. Sempre e comunque un caloroso Grazie a tutti, anche a P. Livio che ogni tanto mi fa cadere le braccia, come quella volta che, pur ridendo, disse che purtroppo Gesù è troppo buono e non ci fulmina tutti (o pressapoco). Ma rideva e parlava a giovani di giovani.
    Vi prego, se potete, di girare questa mail al giornalista A. Socci, Vostro speaker di stasera.

    Chiarissimo Dott.re Socci,
    ho chiamato stasera una quarantina di volte ma, pur essendo riuscito più volte a prendere la linea, non sono riuscito a parlare con nessuno. Pazienza.
    Desideravo cordialmente (e, con Sua Licenza, ironicamente) complimentarmi con Lei per le bella definizione di comunismo che ha più volte enunciato, riveduta e corretta al neoteocon, bevanda insipida e, per quanto mi concerne, sociologicamente piùà che politicamente insulsa. Lei non voleva parlare di politica, lo ha più volte ribadito, meno che meno italiana. Gli interventi telefonici (tranne forse (l’ultimo, quello sul Concilio Vat. II°, ma non è chiaramente deducibile) hanno veramente arricchito di spunti la riflessione. Tutti fuori tema, per altro. Esilarante l’accostamento comunisti – mafiosi, ma Lei, a mio parere, si è ben districato. Il risultato è ottimo: l’intevento dell’Ascoltatore che non riesce a capire perchè i comunisti non si vergognino di essere tali rappresenta una vetta assoluta della Storia dell’informazione e dei Talk. Veramente, complimenti vivissimi! Certo, il tema era un altro. Ma, chissa perchè, facendo il panegirico del Beato J. Popieluszko, pur sottolineando più volte come Questi avesse rifiutato violenza e vendetta, tutti i Suoi Ascoltatori, una volta intevenuti, non hanno parlato d’altro che di quanto farebbe schifo il comunismo. Chissà com’è…Certo, il sabato sera il Suo programma ha un target di medio-borghesi e intellettuali sopra i cinquanta……e un pò di refresh del pericolo assoluto non guasta mai.
    Inoltre, il Suo continuo riferirsi alla Enciclicla del Pastor Angelicus l’ha sicuramente rassicurata. Lei è nel giusto e posside la Verità sulla Filosofia della Storia post-hegeliana. Tanti auguri e tante cose.
    In altre occasioni ho ascoltato Radio Maria anche sopportando l’approssimazione delle Sue argomentazioni. Meno male che Aleksandr Isaevich Solzhenitsyn (perdoni l’approssimativa traslitterazione, sono abituato a parlare dei russi chimandoli per nome e patronimico e a scriverne il nome in gaglolitico e a mano, Алекса́ндр Иса́евич Солжени́цын; il Papirologo e l’Esegeta che Lei riassume una cum Fidele comprenderanno di certo) non abbia accennato in qualcuno dei suoi scritti al numero di bambini mangiati dai giovani comunisti italiani. Ma non voglio fare facile ironia su autentiche tragedie, umane, storiche e sociali. Mi consolo sapendo che Ella, gentile Gionalista e non Storico, sa senz’altro trasferire a dati e cifre il giusto pathos nel senso di una equilibrata e scientifica lettura della Storia. Le invio la prima immagine trovata su wikipedia che potrebbe tornarLe utile:

    Complimenti. Cercherò di non ascoltare più il Suo programma su Radio Maria. Adesso ci riuscirò. Grazie.

    Cordialmente,
    Nino Brancato

    RISPOSTA (SECONDA PUNTATA)

    Mia cugina Marisa (cattolica veneta osservantissima cui mando copia di tutto ciò che scrivo a Radio Maria pro-censura) ieri mi scrive
    —-Messaggio originale—-
    Da: mireamarie@[…]
    Data: 30/10/2011 20.22
    A: “antoninobrancato@[…]”
    Ogg: Re: trasmissione nel mondo ma non del mondo_complimenti

    Cugino, tali altezze non le comprendo… se trovo cinque minuti, provo a chiamarti… ma che ha detto Socci? Mi spaventi quando scrivi o parli così…
    Oggi mi ha scritto sms Maria… immagino stia venendo lì… tvb, Mary

    Rispondo a mia cugina (lascio gli errori di digitazione)

    Ha fatto, mentre parlava du Polonia, Popielusko e Woitla. la sintesi di tutte i luoghi comuni sul comunismo come il male assoluto e l’ideologia satanica per eccellenza. Tieni presente che tutto ciò che di buono si è fatto min questa nostra povera Sicilia da settanta anni a questa parte è stato conquistato a lacrime e sangue dai counisti o meglio, da poveracci che sotto la bandiera comunista hanno creduto di potersi liberamente associare per rivendicare il diritto a respirare. Poi c’è stato un intervento che chiedeva se i comunisti non fossero dei mafiosi, visto che le BR si mettevanbo a disposizione delle mafia e in fondo altro non erano che il braccio armato della mafia……insomma, un cumulo di luoghi comuni e di sciocchezze urlòate come verità sacrosante.
    Voleva intervenire in diritta. Non ti nascondo che, molto perfidamente, volevo fargli fare una figura di ..-..palta.
    Io credo che in Italia ci siano un gruppo di …….str……upidi , poco importa se 2000 o ventimila, che sono convinti, fin dalla più tenera età, di avere più diritto a respirare di tutti gli altri, è che lòa certificazione di questo diritto altro non sia che la quantità di banconote da 500 euro che si tengono nel portafogli e che si è disposti a spendere in str….upidate.
    Considero criminale l’accumulare e detenere (e fare schifo al fine di mantenerlo) un capitale solo per il piacere, infantile e bieco, di mantenere un potere suoi propri simili. Ora stanno scatenendo il sottoproletariato, perchè sono scarsi anche nelle ricette. per tre secoli lo hanno fatto con le rivolte. Poi è arrivato l’ 800 e le migrazioni di massa. Oggi sono inproponibili, se n on per chi ha una preparazione: quello deve andare via, per non turbare l’ìidillio fra plebe ricca e sottoproletari infarciti di sub-cultura televisiva. E allora hanno riscoperto la rivolta e il blocco della mobilità sociale, ovvero quel meccanismo per cui tu non debba immaginare per i Tuoi figli un futuro migliore del tuo presente, un diverso e migliore modo di stare al mondo.
    Se pen sare questo è essere comunisti, io sono comunista. Se pensare questo si chiamasse in un altro modo, io sarei altromodista.
    Ha rotto le scatole, dicendo di non voler parlare di politica. Lo ha fatto in modo becero e banale.

    Sono str…upido a Scriverglielo, lo so, ma sentop che era il caso di farlo. Volevo scandalizzarlo, lui che non è un piccolo, con un finale del tipo:
    Gloria etenra ai compagni Vladimir Il’ič Ul’janov detto Lenin e Iosif Vissarionovič Džugašvili detto Stalin!
    Ma forse me la sono presa con lui perchè non sopporto più i pubblici pensaatori, i Ferrara, i Dalema, i professionisti dell’idea da sposare e da utilizzare per i discorsi al bar…..
    [omissis, ovvero salutio e informazioni pèer i familiari e personali]
    Vi abbraccio tutti forte forte……..

    Subito dopo aver scritto la risposta a mia cugina mi accorgo che Socci mi ha mandato una risposta: eccola

    Il giorno 01 novembre 2011 00:18, antoninobrancato@[…] ha scritto:
    —-Messaggio originale—-
    Da: antonio.socci.web@gmail.com
    Data: 31/10/2011 14.37
    A:
    Ogg: risposta

    Ho ricevuto molte mail di congratulazioni per la mia trasmissione di sabato sera su Radio Maria, quindi mi rallegro di riceverne una di dissenso. Essendo poi il suo un attacco del tutto senza argomenti, dove mi aggredisce, ma non sa contestarmi nessun fatto, dove sbaglia l’enciclica citata e dove sembra affermare perfino che gli ascoltatori avrebbero sbagliato ad affermare che il comunismo fa schifo, sono lietissimo di esserle dispiaciuto.
    Oltretutto lei pretende pure di giudicare avendo sentito solo l’ultima parte della trasmissione…. Pretesa che la dice lunga…
    Provvederò a tornare ancora sull’argomento dando ulteriori informazioni sull’orrore e raccontando altre storie di martiri.
    A lei auguro – oltre a scrivere Solzenicyn col patronimico – di leggerne pure le opere e meditarle.
    Avrebbe ritegno a scrivere mail come questa

    as

    PS A propositpo del target di medio borghese la informo che il sottoscritto viene da una famiglia di minatori……

    Rispondo così (domenica, mezzanotte)

    Gentile Dott.re Socci,
    innanzi tutto desidero ringraziarLa per avermi risposto. E’ stato in ogni modo un gesto di cortesia. e per La ringrazio.
    Mi spiace molto che Lei consideri “aggressione” un dissenso e altresì “attacco” (personale, così credo che Leri lo abbia inteso) la mia semplice “lettura” della Sua trasmissione. Certo non mi aspettavo che Lei mi invitasse al ritegno. Di mail come quella che Le ho inviato, per il tramite di Radio Maria che ringrazio ancora, ne mando quando voglio, e non sarà certo il Suo velato accenno alla mia presunta condizione personale di presunzione (di giudizio) che me lo impedirà. Ma accetto il “tocco”: Le sono potuto, per mia colpa, essere risultato a tratti “pesante”(ma mai supponente, come Lei crede e lascia invece intendere di me) e se così è stato, La prego di scusarmi e non me la prendo (comunque mi scuso). Certo, conto di non scriverLe più, così come non La ascolterò più. Le auguro, mi creda, di tutto cuore di rimanere uno dei più seguiti anchorman, e, che Lei ci creda o no, lo dico senza doppiezze.
    Non può però accusarmi di non portare fatti concreti. La mia era una tirata sull’effetto della demonizzazione del comunismo. Dal demonizzare un’ideologia al demonizzare gli attivisti, i credenti, se vuole, per i poveri di spirito il passo è, come Lei potrà ben comprendere, breve. Il Comunismo potrà anche farLe schifo, Dott.re Socci, ma comunisti, e in tanti, hanno lottato in assoluta buona fede per un mondo migliore. Mi sto riferendo ai contadini del sud che imparavano a leggere e scrivere nelle sedi di partito, che si strutturavano per strappare minini miglioramenti delle loro condizioni di vita e delle possibilità di sopravvivenza. Questi, prima ancora che Lenin o Stalin, sono stati gli scomunicati degli anni ’50 in Italia: quelli ai quali si negavano funerali e assoluzioni, accusati forcaiolisticamente delle peggiori nefandezze, con arcipreti che ripetevano, anche dai pulpiti, Dott.re Socci, che vox populi, vox Dei. Quando parlerà ancora del comunismo, dica quello che riterrà opportuno e, mi permetta, giusto dire, ma La prego, pensi anche a costoro. E lasci che io ne possa pensare e difendere la bontà, anche parziale.

    A puro titolo informativo: Pastor Angelicus era Pio XII (almeno così riferito ex Malachiae profetiis), non l’enciclica Humani Generis (o qualunque altra di qualunque altro Pontefice, posso sempre essermi sbagliato, non sono infallibile) che citavo, ovviamente.
    E leggo e rileggo Solzenicyn, tutto, ma proprio tutto da quando avevo 14 anni, ovvero dal dal 1989 o poco dopo. E devo dire che non piace proprio tutto.

    P.S. Tralascio il target che, essendo la trasmissione andata in onda di sabato sera, non può essere altro che un target composto in ampia minoranza di giovani e giovanissimi. Non capisco cosa centri con la Sua famiglia….

    Cordialmente ancora La ringrazia
    Nino Brancato

    Stamattina trovo risposta di Socci

    1) ERA PIO xi CHE CITAVO E NON PIO xii
    2) LEI HA GIUDICATO E SENTENZIATO SU UN PROGRAMMA CHE NON HA SENTITO
    3) IO PROVENGO ESATTAMENTE DI QUEL POPOLO PROLETARIO LA CUI SOFFERENZA E IL CUI BISOGNO SONO STATI STRUMENTALIZZATI DAL COMUNISMO E PROPRIO PER QUESTO -. COME HO DETTO DURANTE IL PROGHRAMMA CHE LEI NON HA SENTITO – RITENGO ANCOR PIU’ DEMONIACO IL COMUNISMO, PER AVER INGANNATO E BRUTALIZZATO LA POVERA GENTE TOGLIENDOLE ANCHE LA SUA UNICA RICCHEZZA : DIO
    4) L’ARGOMENTO DELLA “BUONA FEDE” DI ALCUNI MILITANTI NON HA ALCUN SENSO PERCHé DI QUALUNQ [messaggio monco, n. d. r.]

    Ora, se volete partecipare al sondaggio da me promosso, ovvero
    – Sono più stronzo io o Socci?
    mandate un sms al mio cell. […]
    Se invece volete chiedervi con me come c…fa uno così a condurre un programma su rai 2 che gli viene chiuso solo dopo parecchie puntate, viste le c…..che dice, chiedetevelo.
    Io mi limiterò a consigliargli di mantenere sana la Voce aspirandosi una susina tre volte al giorno.

    Spero di averVi fatto sorridere (della mia dabbenaggine, s’intende).
    Nino

  4. 24 dicembre 2011 alle 8:53

  5. 24 dicembre 2011 alle 8:56

    ^ CHIESA e ICI ^

    da Siciliainformazioni.com del 23 Dicembre 2011

    Avvenire attacca: “triste duetto Baudo-Clini”. Il conduttore: “Non è tempo di scomuniche”

    Botta e risposta a distanza tra il direttore di ‘Avvenire’, Marco Tarquinio, Pippo Baudo e il ministro dell’Ambiente Corrado Clini. Tarquinio, rispondendo a un lettore sul quotidiano dei vescovi, definisce un “triste duetto” su Chiesa e Ici quello tra ”un ammiccante Pippo Baudo e un imperturbabile Corrado Clini” martedì sera a Genova, dal palco del concerto pro alluvionati organizzato da Gino Paoli.

    ”Le falsità messe in fila dal noto presentatore – scrive – culminano nella secca adesione alle stesse falsità da parte del neo-ministro dell’Ambiente. Incresciosa la disinformata e grossolana polemica di Baudo, sbalorditiva l’altrettanto disinformata e remissiva adesione di Clini”.

    Per Tarquinio, “il ruolo da spregiudicato mattatore giocato dall’uomo di televisione, non assolve colui che su quel palco rappresentava il governo. E’ una pessima conferma dei tempi confusi e amari che viviamo: in una serata dedicata a celebrare la solidarietà, c’è chi non ha trovato di meglio che attaccare con argomenti pretestuosi e mistificatori chi più di ogni altro nel nostro Paese promuove e garantisce solidarietà, prossimità e accoglienza: La Chiesa cattolica. Complimenti, proprio un bello spettacolo…”.

    “Non spetta a me dire se questi signori meritino querele -c onclude Tarquinio, ripondendo al lettore – certo non meritano stima per quello che hanno messo in scena: servire la Repubblica e stare su un palco da ‘conduttore’ dovrebbero, sia pure in modo diverso, imporre a tutti senso di responsabilità e rispetto della verità”.

    Immediata la replica di Baudo, che all’Adnronos dichiara: “Siamo sotto Natale e non è più tempo di scomuniche ma di comprensione e di senso della responsabilità come cittadini di un Paese in difficoltà”.

    “Servire la Repubblcia significa anche pagare le tasse – prosegue Baudo – il nostro non è stato ‘uno squallido duetto’. Io sono uno di quelli che destina il suo otto per mille alla Chiesa, cui riconosco un ruolo molto importante nell’offrire assistenza a chi ha bisogno. Come cattolico mi sento offeso per l’interpretazione del direttore di ‘Avvenire’, che si è esercitato in una difesa d’ufficio. Quando si invita, in una situazione tragica e unica come quella che il nostro Paese sta vivendo, a rivedere i modelli di tassazione su alcuni beni in possesso non solo della Chiesa Cattolica ma anche di altre organizzazione ecclesiali, come la Chiesa Metodista, non c’è scandalo”.
    “Lo scandalo è che dopo tanti anni ci siano ancora ‘figli’ dei pattio lateranensi. Ho molto rispetto del Cardinale Bagnasco, con il quale peraltro ho avuto parecchi incontri, e il fatto che lui stesso abbia dimostrato la disponibilità a rivedere, dove ricorrano gli estremi, i sistemi di defiscalizzazione, dimostra che il problema esiste e che c’è gente di buona volontà, illustri prelati come lui, pronta a parlarne, accetando il problema”, conclude Baudo.

    Il ministro Clini, con una lettera spedita stamattina a Tarquinio, invita il direttore di ‘Avvenire’ a combattere ”solidali contro il dissesto idrogeologico” invece di ”alimentare polemiche che non hanno fondamento”. “Caro direttore, leggendo Avvenire questa mattina, ho scoperto- scrive Clini nella lettera al direttore Tarquinio- di essere stato scomunicato a mezzo stampa. Apprezzo e difendo il sacrosanto diritto di critica, ma penso di non essere blasfemo se, citando le parole del presidente della Cei Angelo Bagnasco, dico che si tratta di “polemiche senza fondamento”.

    “L’altra sera – prosegue Clini – ho partecipato ad una straordinaria serata di solidarietà. Il conduttore mi ha rivolto una domanda e mi spiace se il senso della mia risposta è stato frainteso, o stravolto. Proprio lei, caro direttore, ha scritto sul suo giornale un efficacissimo e didascalico editoriale in cui si racconta bene il meccanismo di esenzione dell’ici. Avendolo pubblicato per due giorni di seguito, l’ho letto con piacere due volte”.
    “La questione mi è chiara e non c’era e non c’è da parte mia – afferma il ministro dell’Ambiente – alcun desiderio di riaprire fronti di dibattito del tutto inutili. Sono d’accordo con il Cardinale Bagnasco sul fatto che possano essere utili precisazioni volte a fare chiarezza ulteriore su quelle fattispecie più border-line (che non riguardano certo la Chiesa, per intenderci)”.

    “Non è tempo per privilegi, ho detto e confermo. Con la piena consapevolezza che l’unico privilegio da difendere è quello di un inestimabile patrimonio di solidarietà e fratellanza di cui la Chiesa ed i suoi fedeli sono esemplari testimoni”. “Tutto il resto è carta per incartare il pesce” taglia corto Clini che poi chiude la lettera con Ps. a Tarquinio ed una richiesta ad ‘Avvenire’.

    “Caro direttore, – scrive Clini nel Ps – posso contare sul sostegno suo e di ‘Avvenire’ per riuscire a varare presto il decreto legge contro il dissesto idrogeologico? Il ministro ed il ministero dell’Ambiente sono impegnati molte ore al giorno per avere uno strumento normativo e risorse finanziare per evitare altre tragedie come quella di Genova. In questa battaglia, che evidentemente non è personale, mi farebbe piacere vedere schierato, non aprioristicamente o acriticamente, ‘Avvenire’. Come ha scritto lei stesso tempo fa, “c’è un grande lavoro da fare”. Facciamolo, – conclude Clini – senza indugi e false polemiche”.

  6. 27 gennaio 2012 alle 19:10

    ^ L’altro Vaticano: truffe, furti nelle ville pontificie e fatture contraffatte ^

    In una lettera inedita al cardinal Bertone, monsignor Viganò accusa alti prelati e giornalisti. Una vera e propria lista nera: Marco Simeon, dirigente Rai “molto vicino al segretario di Stato”, monsignor Nicolini reo di “comportamenti amministrativi riprovevoli”. E poi le “calunnie” ordite a suo danno, secondo il prelato, dal Giornale di Sallusti.

    Furti nelle ville pontificie coperti dal direttore dei Musei Vaticani, monsignor Paolo Nicolini. E poi fatture contraffatte all’Università Lateranense a conoscenza addirittura dell’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per l’evangelizzazione. E ancora: interessi del monsignore in una società che fa affari con il Vaticano ed è inadempiente per 2,2 milioni di euro. Ammanchi per centinaia di migliaia di euro all’Apsa – rivelati dal suo stesso presidente – e frodi all’Osservatore, rivelate da don Elio Torregiani, ex direttore generale del giornale. C’è tutto questo nella lettera che Il Fatto pubblica oggi. I toni e i contenuti sono sconvolgenti per i credenti che hanno apprezzato gli appelli del Papa. “Maria ci dia il coraggio di dire no alla corruzione, ai guadagni disonesti e all’egoismo” aveva detto nel giorno dell’Immacolata del 2006 Ratzinger.

    EPPURE il Papa non ha esitato a sacrificare l’uomo che aveva preso alla lettera quelle parole: Carlo Maria Viganò, l’arcivescovo ingenuo ma onesto, approdato alla guida dell’ente che controlla le gare e gli appalti del Vaticano. La lettera di Viganò è diretta a “Sua Eminenza Reverendissima il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato della Città del Vaticano”, praticamente al primo ministro del Vaticano. Quando scrive a Bertone è l’8 maggio del 2011, Viganò è ancora il segretario generale del Governatorato. Ed è proprio dopo questa lettera inedita, e non dopo quella del 27 marzo già mostrata in tv da Gli intoccabili, che Viganò viene fatto fuori. La7 si è occupata mercoledì scorso della lotta di potere che ha portato alla promozione-rimozione di Viganò a Nunzio apostolico negli Usa. L’arcivescovo-rinnovatore aveva trovato nel 2009 una perdita di 8 milioni di euro e aveva lasciato al Governatorato nel 2010 un guadagno di 22 milioni (34 milioni secondo altri calcoli). Nonostante ciò è stato fatto fuori da Bertone grazie all’appoggio del Papa e del Giornale di Berlusconi. A questa faida vaticana è stata dedicata buona parte della trasmissione condotta da Gianluigi Nuzzi che, nonostante lo scoop, si è fermata al 3, 4 % di ascolto. In due ore sono sfilati anche il direttore del Giornale Alessandro Sallusti, un uomo del Vaticano in Rai, Marco Simeon e il vice di Viganò al Governatorato, monsignor Corbellini. Sono state poste molte domande sulle lettere scritte prima e dopo ma non su quella dell’ 8 maggio che è sfuggita agli Intoccabili. Peccato perché proprio in questa lettera si trovano storie inedite che coinvolgono nella parte di testimoni o vittime di accuse anche diffamanti, gli ospiti di Nuzzi.

    E PECCATO anche perché nella lettera ci sono molte risposte (di Viganò ovviamente) ai quesiti posti da Nuzzi. Tipo: chi è la fonte del Giornale che ha scatenato la polemica tra Viganò e i suoi detrattori? Oppure: perché Viganò è stato cacciato? Probabilmente dopo la lettera che pubblichiamo sotto era impossibile per il Papa mantenere Viganò al suo posto. Il segretario del Governatorato non scriveva solo di false fatture e ammanchi milionari. Non lanciava solo accuse diffamatorie sulle tendenze sessuali dei suoi nemici ma soprattutto metteva nero su bianco i risultati di una vera e propria inchiesta di controspionaggio dentro le mura leonine. E non solo spiattellava i risultati, (tipo: la fonte del Giornale è monsignore Nicolini che vuole prendere il mio posto. O peggio: Monsignor Nicolini ha contraffatto fatture e defraudato il Vaticano) ma sosteneva che le sue fonti erano personaggi di primissimo livello come don Torregiani, monsignor Fisichella e monsignor Calcagno.

    Infine minacciava: “I comportamenti di Nicolini oltre a rappresentare una grave violazione della giustizia e della carità sono perseguibili come reati, sia nell’ordinamento canonico che civile, qualora nei suoi confronti non si dovesse procedere per via amministrativa, riterrò mio dovere procedere per via giudiziale”. Una minaccia ancora valida nonostante l’oceano separi l’arcivescovo dalla Procura. Anche perché il telefonino di Viganò continua a squillare a vuoto.

    da Il Fatto Quotidiano del 27 gennaio 2012

  7. 27 gennaio 2012 alle 21:50

    Sono stato tra quello striminzito 3,4% di ascolti che ha seguito la trasmissione di Nuzzi dell’altro ieri, Gli Intoccabili, sulla 7, dedicata alla rimozione di Monsignor Viganò dalla segreteria del Governatorato della Città del Vaticano (proprio mentre quest’ultimo aspirava alla sedia che fu di Paul Marcinkus, divenendone Presidente).
    Così stamani ho condotto una ricerca in Rete ed ho rintracciato la lettera dell’8 maggio di cui il redattore del Fatto Quotidiano parla nell’articolo riportato qui sopra. Ecco il testo integrale della lettera di Monsignor Viganò al Card. Bertone.

    Domenica, 8 maggio 2011
    Sua Eminenza Reverendissima
    Il Sig. Card. Tarcisio Bertone,
    Segretario di Stato
    Città del Vaticano.

    Nella lettera riservata che Le avevo indirizzato il 27 marzo 2011, che affidai personalmente al Santo Padre attesa la delicatezza del suo contenuto, affermavo di ritenere che il cambiamento cosi radicale di giudizio sulla mia persona che Vostra Eminenza mi aveva mostrato nell’Udienza del 22 marzo scorso non poteva essere frutto se non di gravi
    calunnie contro di me ed il mio operato (….) ed ora, dopo le informazioni di cui sono venuto in possesso, anche in sincero e fedele sostegno all’opera di Vostra Eminenza, a Cui è affidato un incarico così oneroso ed esposto a pressioni di persone non necessariamente ben intenzionate (….) con tale spirito di lealtà e fedeltà che reputo mio dovere riferire a Vostra Eminenza fatti e iniziative di cui sono totalmente certo, emerse in queste ultime settimane, ordite espressamente al fine di indurre Vostra Eminenza a cambiare radicalmente giudizio sul mio conto, con l’intento di impedire che il sottoscritto subentrasse al Card. Lajolo come Presidente del Governatorato, cosa in Curia da tempo a tutti ben nota. Persone degne di fede hanno infatti spontaneamente offerto a me e S.E. Mons. Corbellini, Vice Segretario Generale del Governatorato, prove e testimonianze dei fatti seguenti:
    1. Con l’avvicinarsi della scadenza di detto passaggio di incarichi al Governatorato, nella strategia messa in atto per distruggermi agli occhi di Vostra Eminenza, vi è stata anche la pubblicazione di alcuni articoli, pubblicati su Il Giornale, contenenti calunniosi giudizi e malevole insinuazioni contro di me. Già nel marzo scorso, fonti indipendenti , tutte particolarmente qualificate – il Dott. Giani (Domenico Giani, ex finanziere ed ex agente dei servizi segreti italiani nel Sisde poi nominato direttore dei servizi di sicurezza e Ispettore Capo della Gendarmeria del Vaticano Ndr) il Prof. Gotti Tedeschi (Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello IOR, l’istituto finanziario del Vaticano, Ndr) il Prof. Vian (Gian Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano Ndr) e il Dott. Andrea Tornielli, all’epoca Vaticanista di Il Giornale, – avevano accertato con evidenza uno stretto rapporto della pubblicazione di detti articoli con il Dott. Marco Simeon, almeno come tramite di veline provenienti dall’interno del Vaticano. A conferma, ma soprattutto a complemento di tale notizia, è giunta a S.E. Mons. Corbellini e a me la testimonianza, verbale e scritta, del Dott. Egidio Maggioni (ex presidente della società pubblicitaria SRI, Socially Responsible Italia Spa in rapporti di affari con il Vaticano Ndr), persona ben introdotta nel mondo dei media, ben conosciuta e stimata in Curia, fra gli altri, dal Dott. Gasbarri (direttore amministrativo di Radio Vaticana, Ndr), da S.E. Mons. Corbellini e da Mons. Zagnoli, già responsabile del Museo Etnologico-Missionario dei Musei Vaticani. Il Dott. Maggioni ha testimoniato che autore delle veline provenienti dall’interno del Vaticano è Mons. Paolo Nicolini, Delegato per i Settori amministrativo-gestionali dei Musei Vaticani. La testimonianza del Dott. Maggioni assume un valore determinante in quanto egli ha ricevuto detta informazione dallo stesso Direttore de Il Giornale, Sig. Alessandro Sallusti, con il quale il Maggioni ha una stretta amicizia da lunga data.

    2. L’implicazione di Mons. Nicolini, particolarmente deplorevole in quanto sacerdote e dipendente dei Musei Vaticani, è confermata dal fatto che il medesimo Monsignore, il 31 marzo scorso, in occasione di un pranzo, ha confidato al Dott. Sabatino Napolitano, Direttore dei Servizi Economici del Governatorato, nel contesto di una conversazione fra appassionati di calcio, che prossimamente oltre che per la vittoria del campionato da parte dell’lnter (previsione errata purtroppo, Ndr), si sarebbe festeggiata una cosa ben più importante, cioè la mia rimozione dal Governatorato. (…)
    3. Sul medesimo Mons. Nicolini sono poi emersi comportamenti gravemente riprovevoli per quanto si riferisce alla correttezza della sua amministrazione, a partire dal periodo presso la Pontificia Università Lateranense, dove, a testimonianza di S.E. Mons. Rino Fisichella (presidente del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione Ndr) furono riscontrate a suo carico: contraffazioni di fatture e un ammanco di almeno settantamila euro. Cosi pure risulta una partecipazione di interessi del medesimo Monsignore nella Società SRI Group, del Dott. Giulio Gallazzi, società questa attualmente inadempiente verso il Governatorato per almeno due milioni duecentomila euro e che, antecedentemente aveva già defraudato L’Osservatore Romano, come confermatomi da Don Elio Torreggiani (direttore generale della Tipografia Vaticana Ndr) per oltre novantasettemila Euro e I’A.P.S.A., per altri ottantacinquemila, come assicuratomi da S.E. Mons. Calcagno (presidente dell’Apsa, l’Amministrazione del Patrimonio della Santa Sede, Ndr). Tabulati e documenti in mio possesso dimostrano tali affermazioni e il fatto che Mons. Nicolini è risultato titolare di una carta di credito a carico della suddetta SRI Group, per un massimale di duemila e cinquecento euro al mese.
    4. Altro capitolo che riguarderebbe sempre Mons. Nicolini concerne la sua gestione ai Musei Vaticani. (…) volgarità di comportamenti e di linguaggio, arroganza e prepotenza nei confronti dei collaboratori che non mostrano servilismo assoluto nei suoi confronti, preferenze, promozioni e assunzioni arbitrarie fatte a fini personali; innumerevoli sono le lamentele pervenute ai Superiori del Governatorato da parte dei dipendenti dei Musei (…).
    5. Poiché i comportamenti sopra descritti di Mons. Nicolini, oltre a rappresentare una grave violazione della giustizia e della carità, sono perseguibili come reati, sia nell’ordinamento canonico che civile, qualora nei suoi confronti non si dovesse procedere per via amministrativa, riterrò mio dovere procedere per via giudiziale.
    6. Per quanto riguarda il Dott. Simeon, pur essendo per me più delicato parlarne atteso che dai media risulta essere persona particolarmente vicina a Vostra Eminenza, non posso tuttavia esimermi dal testimoniare che, da quanto personalmente sono venuto a conoscenza in qualità di Delegato per le Rappresentanze Pontificie, il Dott. Simeon risulta essere un calunniatore (nel caso a mia precisa conoscenza, di un sacerdote) e che lui stesso è OMISSIS Ndr. Tale sua OMISSIS, Ndr mi è stata confermata da Prelati di Curia e del Servizio Diplomatico. Su questa grave affermazione che faccio nei confronti del Dott. Simeon sono in grado di fornire i nomi di chi è a conoscenza di questo fatto, compresi Vescovi e sacerdoti.
    7. A tale azione di denigrazione e di calunnie nei miei confronti ha contribuito anche il Dott. Saverio Petrillo, che si è sentito ferito nel suo orgoglio per un’inchiesta condotta dalla Gendarmeria Pontificia – atto questo dovuto a seguito di un furto avvenuto l’anno scorso nelle Ville Pontificie di cui il medesimo Dott. Petrillo non aveva informato né i Superiori del Governatorato né la Gendarmeria. A provocare poi una sua ulteriore reazione contro di me, è stata la decisione presa dal Presidente Cardinale Lajolo (e non da me), di affidare la gestione delle serre delle Ville al Sig. Luciano Cecchetti, Responsabile dei Giardini Vaticani, con l’intento di creare una sinergia fra le esigenze di questi ultimi e le risorse disponibili nelle Ville Pontificie, il cui debito di gestione annuale raggiunge i 3 milioni e mezzo di euro.
    8. Non stupirebbe poi nessuno se anche qualche altro Direttore del Governatorato avesse voluto formulare delle critiche nei miei confronti, attesa l’azione incisiva di ristrutturazione, di contenimento degli sprechi e delle spese, da me operata secondo i criteri di una buona amministrazione, le indicazioni datemi dal Cardinale Presidente e i consigli gestionali della società consulente McKinsey. Non ho tuttavia prove in tale senso (…) Ritengo quanto sopra esposto sufficiente per dissipare le menzogne di quanti hanno inteso capovolgere il giudizio di Vostra Eminenza sulla mia persona, sull’idoneità a che abbia a continuare la mia opera al Governatorato (….) Ho ritenuto mio dovere farlo, animato dallo stesso sentimento di fedeltà che nutro verso il Santo Padre.

    http://diksa53a.blogspot.com/2012/01/vaticano-lettera-al-cardbertone.html

  8. 27 gennaio 2012 alle 21:54

    Qui di seguito uno stralcio della trasmissione di Nuzzi, Gli Intoccabili, La7, del 25 gennaio.

  9. 27 gennaio 2012 alle 22:00

    Un blogger del sito “Cattolici romani” è riuscito a trascrivere alcune parti delle lettere di Vigano al S. Padre e a al Card. Bertone mostrate nel corso della trasmissione di Nuzzi.

    Arcivescovo tit. di Ulpiana
    Segretario Generale del Governatorato

    Domenica, 27 marzo 2011

    Beatissimo Padre,

    Mi vedo purtroppo costretto a ricorrere a Vostra Santità per un’incomprensibile e grave situazione che tocca il governo del Governatorato e la mia persona.
    L’Em.mo Card. Lajolo, che mi conforta per la sua stima e fiducia, nella sua grande bontà d’animo, non priva però di un qualche irenismo, non pare percepirne la gravità e mi invita a continuare con serenità nel mio lavoro.
    Un mio trasferimento dal Governatorato in questo momento provocherebbe profondo smarrimento e scoramento in quanti hanno creduto fosse possibile risanare tante situazioni di corruzione e prevaricazione da tempo radicate nella gestione delle diverse Direzioni.
    Gli Em.mi Cardinali Velasio De Paolis, Paolo Sardi e Angelo Comastri conoscono bene la situazione e potrebbero informarne Vostra Santità con piena conoscenza e rettitudine.
    Pongo nelle mani di Vostra Santità questa mia lettera che ho indirizzato all’Em.mo Cardinale Segretario di Stato, perché ne disponga secondo il Suo augusto volere, avendo come mio unico desiderio il bene della Santa Chiesa di Cristo.
    Con sinceri sentimenti di profonda venerazione […]

    Segue ora la lettera indirizzata al card. Bertone, datata anche questa 27 marzo 2011

    Dal Vaticano, 27 Marzo 2011

    Eminenza,

    nell’udienza concessami il 22 marzo corrente, Vostra Eminenza mi comunicava che non era Sua intenzione mantenere quanto mi aveva in più circostanze promesso fin dal 2007, cioè che mi avrebbe nominato Segretario Generale del Governatorato per collaborare con l’Em.mo Card. Giovanni Lajolo nel mettere ordine nelle varie attività dello Stato, per poi succedergli, al momento venuto, come Presidente del medesimo.
    Conscio dei rischi che comportava il fare pulizia, secondo il desiderio di Sua Santità, specialmente in attività di carattere economico e finanziario, in coscienza mi sentii obbligato ad accettare tale incarico, confidando sull’appoggio della Segreteria di Stato e sulla Sua parola, per portare a compimento e sanare situazioni notoriamente compromesse.
    Nel medesimo incontro, Vostra Eminenza mi comunicava, altresì, che aveva deciso di rimuovermi dall’attuale incarico di Segretario Generale, a cui ero stato nominato dal Santo Padre, per un quinquennio, il 16 luglio 2009.
    A mia richiesta di volermi indicare i motivi di tali Sue gravi decisioni nei miei confronti, Vostra Eminenza ha solo fatto cenno, in modo del tutto indefinito, a presunte “tensioni” che si sarebbero create in seno al Governatorato, che mi impedirebbero di continuare nel mio incarico.
    Quanto Vostra Eminenza mi ha comunicato mi lasciava ancor più esterrefatto perché corrispondeva pienamente con il contenuto di un articolo non firmato, ultimo di una serie, pubblicato su Il Giornale di sabato 12 marzo corrente, gravemente offensivo della verità e della mia persona, in cui si chiedeva appunto a Vostra Eminenza la mia rimozione dall’incarico di Segretario Generale, a motivo della mia totale incapacità ad esercitare tale funzione (Il titolo dell’articolo in questione era: “Le finanze del Vaticano non decollano: cercasi governatore” (allegato 1).
    Seppur profondamente amareggiato per la mancanza di una sola parola di solidarietà di Vostra Eminenza nei miei confronti e di [non si vede] e neppure di dissociazione da parte Sua…

    [le ultime righe della prima pagina non vengono inquadrate e si passa alla seconda pagina]

    Poiché nel frattempo la notizia della mia prossima rimozione [poche parole non inquadrate] Vostra Eminenza l’aveva già comunicata a terze persone, ma non al Presidente del Governatorato, mio diretto Superiore, ieri sabato 26 u.s., ho ritenuto mio dovere informare S.Em.za il Card. Lajolo e S.E. Mons. Corbellini dell’intera vicenda e della decisione comunicatami da Vostra Eminenza nei miei confronti. Ambedue, il Presidente ed il Vice Segretario Generale del Governatorato, non solo mi hanno manifestato piena solidarietà ed apprezzamento per la mia persona, incoraggiandomi a continuare con serenità nel mio lavoro, ma hanno riconosciuto il modo del tutto corretto, trasparente ed efficace con cui ho sempre operato, in assoluta sintonia e condivisione con le direttive del Cardinale Presidente e della Pontificia Commissione Cardinalizia del Governatorato.
    Devo pertanto ritenere che le motivazioni che hanno indotto Vostra Eminenza a cambiare così radicalmente giudizio sulla mia persona siano frutto di gravi calunnie contro di me e il mio operato, non solo gravemente lesive del mio diritto alla buona fama, ma che rappresentano, nel contesto statuale in cui esercito la mia responsabilità, un vero e proprio attentato al governo dello Stato.
    A tale riguardo, il mio ruolo istituzionale mi impone di esercitare il diritto di conoscere chi mi ha accusato, di che cosa sono stato accusato, che prove sono state addotte contro di me, a difesa del buon Governo dello Stato, ed in pari tempo della mia buona fama, ai sensi del can. 220 del C.I.C.
    In considerazione di tutto ciò, in coerenza con l’assoluta trasparenza del mio agire, con la fedeltà con cui in tanti anni ho prestato servizio alla Santa Sede, ma soprattutto in ossequio ed obbedienza ai ripetuti appelli del Santo Padre di fare pulizia nella Chiesa, è mia determinata intenzione che sia fatta chiarezza su tutta questa vicenda.
    A tale scopo, Vostra Eminenza, qualora lo desideri, può sempre intervenire alla prossima Riunione dei Direttori e Capi Ufficio del Governatorato, per conoscere direttamente quale è il vero giudizio sulla mia persona e sul mio operato. In tal caso, chiederei che abbia ad essere presente anche l’Em.mo Card. Velasio De Paolis, Presidente della Prefettura per gli Affari Economici, in quanto nella manipolazione della verità in atto, vi è in corso anche un tentativo di falsificazione del bilancio dello Stato, di cui il medesimo Cardinale è stato testimone.
    Con sensi di distinto ossequio

    Di Vostra Eminenza Rev.ma
    dev.mo nel Signore
    + Carlo Maria Viganò

    La parte più interessante però è il rapporto dettagliato sulla situazione del Governatorato che mons. Viganò scrive al Papa in data 4 aprile 2011. È scritto per punti e se ne vede solo qualche breve pezzo:

    Per Sua Santità

    1. Quando accettai l’incarico al Governatorato il 16 luglio 2009 ero ben conscio dei rischi a cui andavo incontro, ma non avrei mai pensato di trovarmi di fronte ad una situazione così disastrosa. Ne feci parola in più occasioni con il Cardinale Segretario di Stato facendogli presente che non ce l’avrei fatta con le sole mie forze: avevo bisogno del suo costante appoggio.

    2. La situazione finanziaria del Governatorato, già gravemente debilitata per la crisi mondiale, aveva subito perdite di oltre il 50/60%, anche per imperizia di chi l’aveva amministrata. Per porvi rimedio, il Cardinale Presidente aveva affidato di fatto la gestione di due fondi dello Stato ad un Comitato finanza e gestione, composto da alcuni grandi banchieri, i quali sono risultati fare più il loro interesse che i nostri. Ad esempio, nel dicembre 2009, in una sola operazione, ci fecero perdere due milioni e mezzo di dollari. Segnalai la cosa al Segretario di Stato e alla Prefettura per gli Affari Economici, la quale, del resto, considera illegale l’esistenza di detto Comitato. Con la mia costante partecipazione alle sue riunioni ho cercato di arginare l’operato di detti banchieri, dai quali necessariamente ho dovuto spesso dissentire.

    […]

    7. Tutto questo [parla del risanamento] è stato possibile grazie ad un costante sforzo, per eliminare corruzione, interessi privati e disfuzioni, ampiamente diffusi nelle varie amministrazioni.
    Nessuna meraviglia quindi che sia iniziata una campagna stampa contro di me, e azioni per screditarmi presso i Superiori, per impedire la mia successione al Card. Lajolo, tanto che ormai è stata data per scontata la mia fine.
    La notizia dell’Udienza che Vostra Santità mi ha concesso è stata letta al Governatorato e in Curia come l’ormai certa mia rimozione dal Governatorato. Ciò creerebbe grande sconcerto e prostrazione nella gran maggior parte dei dipendenti, nel Governatorato e in Curia. Per la parte sana che ama il Santo Padre, l’eventuale mia rimozione, anche per una promozione ad un incarico più importante, sarebbe considerata una sconfitta difficile da accettare, che incrinerebbe la fiducia nella stessa persona del Santo Padre, a cui sta tanto a cuore che si faccia ordine e pulizia nella Chiesa e nella Sua casa in Vaticano.

    8. A Sua Santità non ho nulla da chiedere per me, ma solo che mi dia un segno che mostri ai dipendenti del Governatorato che il Santo Padre mi rinnova la Sua fiducia.
    A questo breve appunto ne ho unito un altro a riguardo delle Ville Pontificie, in cui propongo alcuni provvedimenti per sanare la situazione di quella amministrazione gravemente compromessa.
    Se il Santo Padre si degnasse di approvarli, sono certo che sarebbe un segno formidabile per dare fiducia a tanti fedeli servitori di Sua Santità, che non desiderano se non servirlo con onestà, generosità e piena dedizione alla sua Persona.

    […]

    http://www.cattoliciromani.com/forum/showthread.php/controversa_vicenda_mons_vigan_corruzione_in_vaticano-45703p12.html?s=216555daa8578ae415f69f1731f4a4b5&s=aff0552bc4670da8618db97e37499928&

  10. 27 gennaio 2012 alle 22:05

    Il 31 agosto dello scorso anno Panorama diffondeva la notizia di una lettera anonima contenente minacce di morte all’indirizzo di Bertone e che, alla luce dei fatti successivi, sembra essere maturata, come alcuni blogger sostengono, alle vicende in oggetto della trasmissione di Nuzzi.

    Vaticano/ Panorama: lettera minacce a Bertone, caccia al ‘corvo’

    di: TMNews Pubblicato il 31 agosto 2011| Ora 13:30

    Roma, 31 ago. (TMNews) – Una lettera anonima con minacce di morte e pesanti critiche al suo operato. L’avrebbe ricevuta nei giorni scorsi il segretario di Stato Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, secondo quanto rivela Panorama sul numero in edicola domani, primo settembre. La lettera, informa Panorama, si apre con una minacciosa citazione di don Giovanni Bosco, fondatore dei salesiani: ‘Grandi funerali a corte!’. L’anonimo, che mostra di essere assai ben informato sulle vicende della Curia, prosegue accusando Bertone di non saper decidere e di scegliere i collaboratori solo sulla base di simpatie personali. E fa riferimento in particolare alla decisione del cardinale di defenestrare il segretario generale del Governatorato, monsignor Carlo Maria Viganò. Più irritato che preoccupato, Bertone ha mostrato alla Gendarmeria vaticana la lettera e immediatamente si è aperta la caccia al ‘corvo’ tra le mura dei sacri palazzi.

    http://www.wallstreetitalia.com/article/1204769/vaticano-panorama-lettera-minacce-a-bertone-caccia-al-corvo.aspx

  11. 28 gennaio 2012 alle 18:33

    La reazione di Bertone, affidata al responsabile della Sala Stampa della Santa Sede, Padre Lombardi, non si fa attendere. Ecco una nota abbastanza informata, con ampi stralci della dichiarazione di Lombardi, comparsa ieri nel sito di sedicenti “amici di papa Ratzinger”. Fatta salva questa amicizia assai altolocata, i toni dei commenti nel forum che ne è seguito per il resto sono abbastanza accesi, pro o contro Bertone, ma anche contro Viganò, colpevole, a quanto pare, secondo alcuni, di non aver saputo tenere la bocca chiusa.
    http://paparatzinger5blograffaella.blogspot.com/2012/01/nota-della-santa-sede-sulla-puntata-de.html

    La nota della Santa Sede sulla puntata de “Gli intoccabili” e la replica di Nuzzi

    Vaticano/ Scontro su governo interno.”Su ‘La7’ disinformazione”

    Città del Vaticano, 26 gen. (TMNews)

    Un’inchiesta televisiva fa infuriare il Vaticano.
    In una nota ufficiale, la Santa Sede ha respinto le accuse di corruzione emerse nella trasmissione ‘Gli intoccabili’ di Gianluigi Nuzzi, andata in onda ieri sera su ‘La7’, ha rivendicato “trasparenza” e “rigore” nella gestione del bilancio dello Stato della Città del Vaticano, ed ha prospettato una querela per diffamazione.
    Nuzzi è un giornalista noto oltre il Portone di bronzo sin dalla pubblicazione di ‘Vatican Spa’, bestseller che, documentazione riservata alla mano, ha svelato le malversazioni dello Ior post-Marcinkus che si sono concluse con un repulisti promosso dall’ex presidente Angelo Caloia. Con la puntata di ieri de ‘Gli intoccabili’ – molti gli schermi televisivi della Città del Vaticano sintonizzati su ‘La7’ – Nuzzi ha rivelato l’esistenza di una lettera che l’ex segretario generale del Governatorato, monsignor Carlo Maria Viganò ha inviato riservatamente al Papa mesi fa per chiedere non essere allontanato dal suo incarico. L’epilogo, nonché i contorni della vicenda, sono già noti: lo scorso 18 ottobre Viganò è stato nominato nunzio apostolico negli Stati Uniti. Pochi giorni prima, a inizio ottobre, monsignor Giuseppe Sciacca era stato nominato al suo posto, assieme a monsignor Giuseppe Bertello, nuovo Governatore vaticano.
    La nuova destinazione di Viganò vissuta dal diretto interessato come una rimozione – ‘promoveatur ut amoveatur’ – fu accompagnata da malumori e ‘boatos’ sfociati, alla fine, in una lettera di minacce anonime indirizzata al cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, considerato il responsabile di questa scelta e non nuovo a fronde e contestazioni interne ed esterne al Vaticano. Missiva finita sulle pagine dei giornali con la fantasiosa attribuzione ad un ‘corvo’ in Vaticano.
    Ignoti, fino a ieri sera, erano i dettagli svelati da Nuzzi: il buco di bilancio trovato da Viganò il suo risanamento, le accuse ad un ‘comitato di affari’ che sarebbe legato al cardinal Bertone, e, appunto, la lettera riservata al Papa. Che però, anziché a Benedetto XVI, è finita in mano alla trasmissione di Nuzzi. E se già in diretta a difendere la Santa Sede è stato il direttore dell”Osservatore romano’ Giovanni Maria Vian, in un botta-e-risposta non privo di asprezze, oggi, a fine mattinata, è stato il portavoce vaticano, il gesuita Federico Lombardi, a comunicare ai giornalisti la reazione ufficiale – pubblicata sul bollettino vaticano, ma non sull”Osservatore romano’ – della Segreteria di Stato.
    La nota vaticana sorvola sulla “discutibilità del metodo e degli espedienti giornalistici” utilizzati da ‘Gli intoccabili’ e sulla “amarezza per la diffusione di documenti riservati”, affermando che “oggi tutto ciò fin troppo abituale, sia come metodo generale, sia come stile di informazione faziosa nei confronti del Vaticano e della Chiesa cattolica”.
    Il Governatorato è stato presentato “in modo parziale e banale, esaltando evidentemente gli aspetti negativi, con il facile risultato di presentare le strutture del governo della Chiesa non tanto come toccate anch’esse dalle fragilità umane – ciò che sarebbe facilmente comprensibile – quanto come caratterizzate in profondità da liti, divisioni e lotte di interessi”. In questo senso, “si è andati e si va spesso ben aldilà della realtà” perché “la situazione generale del Governatorato non è così negativa come si è voluto far credere” e “tanta disinformazione non può certamente occultare il quotidiano e sereno lavoro in vista di una sempre maggiore trasparenza di tutte le istituzioni vaticane”.
    La nota non spiega perché Viganò è stato trasferito a Washington, ma sottolinea che l’azione da lui svolta come segretario generale del Governatorato dal 2009 al 2011 “ha certamente avuto aspetti molto positivi, contribuendo ad una gestione caratterizzata dalla ricerca del rigore amministrativo, del risparmio e del raddrizzamento di una situazione economica complessiva difficile”.
    Risultati che sono “chiari e non sono negati da nessuno”. Traspare nella nota vaticana qualche perplessità sull’idea evocata da Viganò nella sua lettera di un risanamento senza sfumature: “Una valutazione più adeguata – si legge – richiederebbe tuttavia di tener conto dell’andamento dei mercati e dei criteri degli investimenti nel corso degli ultimi anni”, nonché “altre circostanze importanti”.
    La nota vaticana prospetta poi una querela per diffamazione nei confronti del presunto ‘comitato d’affari’ che avrebbe dettato legge in Vaticano: “Alcune accuse poi – anche molto gravi – fatte nel corso della trasmissione, in particolare quelle nei confronti dei membri del Comitato Finanza e Gestione del Governatorato e della Segreteria di Stato di Sua Santità, impegnano la Segreteria di Stato stessa e il Governatorato a perseguire tutte le vie opportune, se necessario legali, per garantire l’onorabilità di persone moralmente integre e di riconosciuta professionalità, che servono lealmente la Chiesa, il Papa e il bene comune”. In ogni caso, “i criteri positivi e chiari di corretta e sana amministrazione e di trasparenza a cui si è ispirato monsignor Viganò continuano certamente ad essere quelli che guidano anche gli attuali responsabili del Governatorato, nella loro provata competenza e rettitudine”. Insomma, “l’avvicendamento alla guida del Governatorato non intende certamente essere un passo indietro rispetto alla trasparenza e al rigore, ma un ulteriore passo avanti”.
    Quanto a Viganò la sua nomina a nunzio in Usa, “uno dei compiti più importanti di tutta la diplomazia vaticana, data l’importanza del Paese e della Chiesa cattolica negli Stati Uniti, è prova di indubitabile stima e fiducia da parte del Papa”.
    Interpellato dai cronisti, padre Lombardi non si è voluto pronunciare sulla veridicità della lettera di Viganò (“Nessuna smentita sui documenti prodotti”).
    Il gesuita ha peraltro puntualizzato che la presunta lettera del cardinale Attilio Nicora sull’ospedale San Raffaele “non esiste e non è mai esistita”. La nota vaticana, per il resto, ricorda come nella Santa Sede “discussioni e tensioni, comprensibili differenze di opinioni e posizioni, vengono sottoposte alla valutazione di un giudizio superiore proprio perché questo è in grado di vedere le questioni in una prospettiva più ampia e con criteri più comprensivi”. Non solo: “Non bisogna dimenticare che il Governo della Chiesa ha al suo vertice un Pontefice di giudizio profondo e prudente, la cui dirittura al disopra di ogni sospetto garantisce la serenità e la fiducia che giustamente si attendono coloro che operano al servizio della Chiesa e i fedeli tutti”.

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    Su segnalazione di Alessia:

    «Noi abbiamo fatto il nostro dovere di cronisti e ci siamo trovati di fronte, per la prima volta forse nella storia della Chiesa, a un vescovo che denuncia fatti di corruzione che, stando proprio alle sue parole, sono stati portati all’ attenzione direttamente del Santo Padre. Una denuncia che viene documentata con carte, lettere, eccetera». Cosi’ Gianluigi Nuzzi, conduttore del programma di La7 Gli Intoccabili, commenta la nota del direttore della Sala stampa della Santa Sede padre Federico Lombardi. «Noi naturalmente -aggiunge Nuzzi- teniamo in massimo conto quanto scritto da padre Lombardi in questa nota della Santa Sede, alla quale daremo spazio nella prossima puntata. Ed inviteremo anche padre Lombardi in studio se lui ritenesse di dovere aggiungere qualcosa rispetto alla nota di oggi. Per il resto non posso che ribadire che noi facciamo i giornalisti: cerchiamo le notizie, le verifichiamo e le mettiamo in onda».

    http://www.liberoquotidiano.it/news/919189/Nuzzi-Parla-su-La7-della-corruzione-in-Vaticano-La-Santa-Sede-lo-denuncia–Ascolta-l-intervista.html

  12. 28 gennaio 2012 alle 18:46

    Il testo integrale della nota della Sala Stampa vaticana lo si trova nella rubrica “Diario Vaticano”, del blog di Sandro Magister, con un’ottimo punto sulla questione. Il post che introduce la lettera di Lombardi, come tutti quelli di “Diario Vaticano”, però, non reca la firma dell’autore.

    http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350153

  13. 24 Maggio 2012 alle 23:52

    Sfiduciato Gotti Tedeschi, Presidente dello IOR

    http://c.brightcove.com/services/viewer/federated_f9?isVid=1&isUI=1

  14. 25 Maggio 2012 alle 19:00

    Preso il presunto “corvo” dei Vatileaks. Caso chiuso?

    Si tratterebbe di un membro della famiglia pontificia (i domestici del papa) il maggiordomo privato di Sua Santità Paolo Gabriele (nominativo non confermato).
    Ne ha dato notizia la sala Stampa della Santa Sede.
    “L’attività di indagine avviata dalla Gendarmeria ha permesso di individuare una persona in possesso illecito di documenti riservati”, ha dichiarato il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi.
    Intanto c’è chi dubita che il Gabriele potesse aver agito da solo.

    http://affaritaliani.libero.it/politica/vaticano-preso-il-corvo-che-aveva-diffuso-documenti-segreti-della-santa-sede.html

    http://affaritaliani.libero.it/politica/il-maggiordomo-del-papa-papa250512.html

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