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Nomina cardinalizia per l’arcivescovo di Palermo Paolo Romeo

Svelato il mistero dei motivi della visita di Benedetto XVI a Palermo

Il primate di Sicilia, l’Arcivescovo di Palermo Paolo Romeo, sarà creato cardinale il mese entrante. Lo ha reso noto oggi la Segreteria di Stato vaticana. La nomina cardinalizia di un arcivescovo prossimo al pensionamento, che nella sua sede metropolita, ancora alla difficoltosa ricerca di una sua identità ecclesiale dopo la fine della lunga stagione pappalardiana, si è particolarmente distinto per il suo immobilismo, non significa solo che si va verso un collegio cardinalizio sempre più vecchio e inefficiente ma che la porpora torna ad essere sostanzialmente un titolo onorifico. Vista l’imminente messa a riposo del prelato palermitano, la comunità ecclesiale isolana non ne trarrà nessun risarcimento per il ruolo di seconda fila cui si è trovata relegata nel panorama ecclesiale italiano dominato finora dal braccio di ferro tra i ruiniani del presidente della CEI, Bagnasco, e il partito del segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone, per il controllo dell’episcopato italiano. Questa nomina riveste dunque il significato di un definitivo assestamento in favore della Curia romana degli equilibri interni all’episcopato più influente al mondo .

  1. Sebastian
    17 ottobre 2010 alle 16:26

    eh beh, a forza di allisciare! Alliscia oggi, alliscia domani, che qualcosa ci viene sempre fuori.
    Auspicherei esattamente il contrario per i prelati. E cioè che in prossimità di fine vita naturale e, di mutazione conseguenziale dell’essere, ci si spogli di qualsiasi onoreficienza, anzichè aggiungerne, per tornare alla pura e semplice essenza umana. Inoltre, sarebbe un gesto che marcherebbe un simbolo di purificazione da tutto ciò che è temporale e passeggero.

  2. Rosa
    17 ottobre 2010 alle 17:37

    Quali sono o dovrebbero essere i meriti per ricoprire l’incarico di Cardinale? E’ questo un riconoscimento? una promozione? un presagio? una vincità? un favore? …..il pizzo?

  3. Sebastian
    17 ottobre 2010 alle 17:46

    Beh Rosa, l’abito ROSSO Prada (o Ferrari) in omaggio (più il cambio) dovrebbe significare “martirio”, visto che è anche il colore del sangue. Pertanto, ci diventa chi è pronto a martirizzarsi (!?) per la fede.

    Ma aspetto anch’io lumi da qualcuno più esperto di me.

    • Rosa
      17 ottobre 2010 alle 18:03

      Beh! e perchè non un ROSSO VALENTINO?

      Allora, significa che è pronto al martirio? Oh! Finalmente un martire della Chiesa!! Sarà felice Giampiero!!!!!

      Hai visto che, alla fine, abbiamo trovato il martire??!!

      • Sebastian
        17 ottobre 2010 alle 19:56

        Come noooooo! Se questo è martire come quello di prima ( che se l’è data a gambe da Palermo) mi sa che bisognerà aspettare ancora!

  4. Rosa
    17 ottobre 2010 alle 20:40

    e chi è quello che se l’è data a gambe?

  5. Sebastian
    17 ottobre 2010 alle 21:31

    De Giorgi!

  6. 17 ottobre 2010 alle 22:37

    Alt, fermi tutti!
    Su De Giorgi, no: non si può!
    Dite quello che volete ma è di un’altra pasta. Romeo è mal sopportato dal clero palermitano che lo vede troppo occupato in affari economici e a coltivare la sua carriera personale. Ricordate il caos dell’anno scorso quando organizzò un fulmineo changez la femme di parrocchie in mezza diocesi, senza consultare neppure i parroci interessati?
    Non è che De Giorgi fosse amato, ma Romeo lo ha fatto rimpiangere a molti. De Giorgi se non altro con i suoi preti ci parlava e qunado si trattò di nominare il vescovo ausiliare consultò un certo numero di preti.
    Oltretutto non risponde al vero che sia scappato, dato che il suo è stato un normale avvicendamento per raggiunti limiti d’età a norma di diritto canonico.

    • Salvatore
      18 marzo 2011 alle 15:21

      Gentile Tre Re,
      la nomina a vescovo dell’attuale ausiliare era già stata decisa precedentemente dalla CESI, al tempo in cui era presidente De Giorgi. In altre parole, l’Arcivescovo se lo è trovato pronto. Una situazione di comodo visto che la permanenza di Romeo a Palermo sta servendo solo a godersi il pre-pensionamento con il gradito e tanto desiderato “cambio di colore”.
      In tutto questo a farne le spese è la chiesa palermitana, a partire dai laici, passando dal clero, fino ad arrivare all’ausiliare, a cui tocca fare anche da titolare.

      • 21 marzo 2011 alle 1:08

        Caro Salvatore,
        benvenuto in Terra di Nessuno.
        Non so che tipo di conoscenza e frequentazione lei abbia degli ambienti ecclesiastici siciliani. Quello che lei dice mi lascia comunque un po’ perplesso, innanzi tutto perché non mi risulta che tra le competenze della conferenza episcopale regionale rientri quella di decidere le nomine episcopali. Bisognerebbe capire bene a quale epoca si riferiscano le sue informazioni. Quanto a De Giorgi, infatti, se mai questa decisione è davvero stata presa nel seno della CESI, dev’essersi trattato di una pura coincidenza temporale, perché De Giorgi non aveva nessuna particolare stima del suo predecessore, il Card. Pappalardo, a cui rimproverava, al contrario, un approccio troppo diplomatico al suo ruolo pastorale e di far pesare il suo prestigio, condizionando il clero e il clima ecclesiale in diocesi ben oltre la scadenza del suo mandato. Figurarsi quindi quale stima potesse avere De Giorgi di Cuttitta, ultimo segretario particolare di Pappalardo… La nomina dell’attuale vescovo ausiliare di Palermo, invece, a mio parere è strettamente intrecciata con lo scompiglio portato nella partita della successione a De Giorgi dall’improvvisa scomparsa di Naro, l’arcivescovo di Monreale, già Preside della Facoltà teologica, candidato di Ruini, che lo avrebbe voluto anche suo successore alla presidenza della conferenza episcopale italiana. Cuttitta fu raccomandato da Pappalardo in cambio dell’appoggio dato da quest’ultimo, venuto meno Naro, alla candidatura di Romeo per occupare la sede cardinalizia palermitana, in nome della loro antica amicizia e della comune estrazione dal corpo diplomatico della Santa Sede. Che oggi Cuttitta sia in difficoltà sono, in fondo, affari suoi. Se infatti Cuttitta è oggi la controfigura di un fantoccio è solo perché si è prestato a questa logica clientelare e carrieristica, essendo del tutto inadatto al ruolo che ricopre. Dispiace piuttosto per la povera città di Palermo, che alla ormai storica assenza di leadership politica, dalla la fine della DC, vede aggiungersi questo enorme vuoto di guida morale.

  7. Sebastian
    18 ottobre 2010 alle 8:00

    Se ho detto quel che ho detto su De Giorgi un motivo c’è.
    Intanto, se ricordo bene, De Giorgi restò a Palermo un paio d’anni oltre quello che doveva essere il suo normale avvicendamento; una proroga. Proroga che, se vogliamo potrebbe anche essere di normale amministrazione. Fin qui ci siamo.
    Perchè ho detto che De Giorgi non vedeva l’ora di andare via da Palermo? Del resto sono assolutamente fuori dall’habitat in questione e quindi esser l’ultimo a doverne parlare. Ebbene, a qualche celebrazione del cardinale ho assistito anch’io, e, in una delle sue ultime, in Cattedrale, annunciando che sarebbe andato via per lasciare il posto ad un’altro, in una breve frase, inconsapevolmente, usò un tono che aveva il peso di mille parole. Disse una cosa col tono di chi sta sulle spine, di chi sta in tensione, di chi non sta a proprio agio in un luogo o situazione. Una situazione di disagio nella frase: “Eh, sono stato 2 anni in più qui, io!”. A pelle non avevo dubbi su dove voleva arrivare.

    Naturalmente, adesso che ci penso, c’è anche la possibilità di una situazione alternativa più comoda in Vaticano e, appresso al papa nei suoi viaggi, è possibile. Ma ciò cambia poco le cose in fondo. Personalmente ho avuto immediatamente la percezione di ciò che ho detto prima.

    Altra cosa.
    Scusa, ma quali potrebbero essere gli interessi economici di un vescovo? Ma sai che non ci avevo mai pensato ad una situazione del genere? Pensavo che a questi livelli tutto il tempo dovesse dedicarsi al proprio ruolo istituzionale all’interno della chiesa.

    • Rosa
      18 ottobre 2010 alle 9:06

      Quali potrebbero essere gli interessi economici di un vescovo?

      Forse…..rubare le elemosine…….!? (sai quanto costa un abito di Valentino?) 😆

      • giulia
        18 ottobre 2010 alle 9:20

        Rosa perchè rubare dalle elemosine se l’abito di valentino puoi ancora rubarlo? Cesare a Cesare

    • 18 ottobre 2010 alle 19:49

      Caro Seb,
      la tua impressione non è troppo lontana dal vero, ma dobbiamo confortarla con elementi più consistenti.
      Ho conosciuto da vicino i personaggi principali di questo delicato passaggio storico di una sede episcopale, quella di Palermo, per molti versi strategica nel panorama italiano, fin dai tempi del Card. Ruffini. Alla morte di quest’ultimo, suo fiero avversario al Concilio, Paolo VI volle mandare a Palermo dei fedeli rappresentanti della linea montiniana. Il primo, Carpino, nominato Arcivescovo di Palermo e Cardinale nello stesso giorno (1967) cercò di portare il rinnovamento conciliare Palermo; ma si dimise dopo poco più di tre anni, nonostante il Papa gli avesse chiesto di resistere, con una decisione che parve a molti una vera e propria fuga. Fu sostituito da Pappalardo, un diplomatico, già nunzio apostolico in Indonesia. Aveva all’incirca la mia età attuale. Pappalardo fu creato cardinale tre anni dopo il suo arrivo nella sede primaziale di Sicilia, alla prima occasione utile, a 55 anni. Era vescovo da appena 7. Dopo l’elevazione cardinalizia rimase a Palermo altri 23 anni ancora. Mentre tutti alla successione si aspettavano il siciliano Romeo (58 anni, ma vescovo già da ben 12) di cui Pappalardo fu amico e mentore, lo sostituì a sorpresa De Giorgi, di otto anni più vecchio, che aveva una formazione pastorale e non perdeva occasione per sottolineare la diversità del proprio retroterra rispetto al predecessore. De Giorgi dovette attendere poco più di due anni prima di essere creato cardinale, giusto il tempo che Pappalardo compisse 80 anni e dunque perdesse il diritto di partecipare al Conclave (cioè di votare per l’elezione del papa). Ufficialmente il motivo fu di evitare che la sede di Palermo avesse due cardinali, quindi due voti, in un eventuale Conclave. In realtà il fatto che Pappalardo continuasse a risiedere a Palermo e per di più in una casa diocesana, era un fatto fortemente anomalo: una presenza ingombrante che De Giorgi subiva con grande imbarazzo. A questa pesante convivenza di due Cardinali uno emerito, l’altro titolare è senz’altro da riferirsi l’impazienza di andar via che tu hai colto nelle parole di De Giorgi all’omelia di addio. Questa situazione però creò un precedente che ha finito col pesare sull’attuale nomina cardinalizia di Romeo. De Giorgi fu tenuto in stand-by per un anno e mezzo pe preparare la successione a Naro. Il 2006, lo stesso della morte di Pappalardo e dell’Arcivescovo di Monreale Aldo Naro, è l’anno-chiave: pochi mesi prima di morire Pappalardo fece ancora una volta pressione sulla Santa Sede in favore dell’amico, e Romeo questa volta vinse la corsa su Palermo, che gli era sfuggita dieci anni prima. Aveva riaperto i giochi, infatti, l’improvvisa scomparsa a soli 55 anni del candidato naturale dell’ala ruiniana della Conferenza Episcopale Italiana, Mons. Cataldo Naro, Arcivescovo di Monreale da appena quattro anni, destinato a passare alla sede metropolita di Palermo e probabilmente ad essere il nuovo Presidente della CEI. Ma quella di Romeo, già ormai quasi settantenne, vescovo da ben 22 anni e senza nessuna esperienza pastorale, apparve subito una soluzione di transizione, una nomina-premio di benemerenza. Ciò nonostante ha dovuto attendere ancora ben quattro anni per una nomina cardinalizia giunta quasi alle soglie del pensionamento da vescovo ordinario, attendere cioè che il cardinale suo predecessore De Giorgi compisse 80 anni, come a quest’ultimo era stato imposto ai tempi della successione di Pappalardo.
      Che immagine di Chiesa si ricava da tutto ciò?

      • 18 ottobre 2010 alle 20:14

        Povera chiesa!Da un lato si dice che l’attuale pontefice voglia ridurre lo strapotere dei troppi cardinali italiani “silurando” le sedi di:Genova,Firenze,Bologna e Palermo.Dall’altro lato si nomina Romeo cardinale in un’ottica dell’asse Papa-Bertone. L’amara verità è che in Italia,il cattolicesimo reale,sta divenendo una forte minoranza e il paese reale è fortemente scristianizzato.Anzicchè pensare ai veri drammi del paese reale,si passa il tempo a dare contentini e contentoni.Non ci resta che piagnere e pregare!

  8. Rosa
    18 ottobre 2010 alle 10:57

    Certo Giulia!

    Ho per lui un piano! Fingersi donna, entrare nell’atelier, spogliarsi dietro il separè, provarsi l’abito rosso,ivestirsi come niente fosse e….darsela a gambe!
    Se gli riesce a lui, potrei proverci anch’io!

    Certo, se dalla parte sua ha lo spirito santo, gli riuscirà sicuramente. 😆

    • giulia
      18 ottobre 2010 alle 13:34

      Perfetto Allora Vengo Anchioooo
      Vengo Vestita Da Donna

      • 18 ottobre 2010 alle 20:56

        O da cardinalessa.

      • giulia
        19 ottobre 2010 alle 10:09

        Non so però i (punti) cardinali Li lascio a QualcunAltro
        Vado a Sud Sud Est Ci Azzecco?

      • 19 ottobre 2010 alle 16:01

        E che ne so? Dipende da dove lei si trova in questo momento…

      • giulia
        19 ottobre 2010 alle 19:18

        Direi Che Mi Trovo In AltoMare

    • 18 ottobre 2010 alle 20:56

      Che bisogno c’è di rivestire la porpora? Un lungo rosso Valentino può benissimo passare per una talare cardinalizia.

      • Rosa
        19 ottobre 2010 alle 16:49

        Infondo, l’abito non fa il monaco…..

  9. Mercedario
    20 ottobre 2010 alle 12:54

    Finalmente il vostro Paolo (e sottolineo vostro, io non lo sento vescovo di Palermo ma solo vescovo di sè stesso) a forza di leccare e tramare, ha ottenuto quel che voleva. C’è riuscito nonostante il fascicolo aperto da due anni dalla Segreteria di Stato per indagini su provvedimenti presi nei confronti di parroci, parrocchiani e singoli individui. Il vostro Paolo si vede che è ben ammanigliato non solo nell’ambiente ecclesiale ma anche in altri non proprio raccomandabili. Che sia pronto al martirio non credo proprio! Non ci pensa proprio!

  10. Sebastian
    20 ottobre 2010 alle 17:11

    Vabbè, scusa, la probabile frequenza di personaggi poco raccomandabili da parte di ecclesiastici, spesso è dovuta per doveri pastorali. Si, insomma, non è la prima volta che ciò accada per ricondurre le pecorelle smarrite sulla retta via.

    Per ciò che riguarda il fascicolo aperto nei confronti del Vescovo è probabile che il papa non ne sia a conoscenza e pertanto ha operato inconsapevolmente ed in buona fede alla sua promozione a cardinale.

    Non è possibile?

    • 21 ottobre 2010 alle 14:17

      Se questo fascicolo c’é (?) è impossibile che il Papa ne sia all’oscuro. Un cardinale non è un qualsiasi prete presunto pedofilo in partibus infidelium.

  11. 21 ottobre 2010 alle 14:31

    “Ogni chiamata di Dio è una responsabilità tremenda”.
    Così Paolo Romeo rispondeva ieri a chi gli chideva come avesse accolto la notizia ufficiale del prossimo conferimento della dignità cardinalizia.
    Singolare confusione tra un’istituzione ecclesiastica di diritto umano – il concistoro – e i sacramenti del Battesimo e dell’Ordine.

  12. Sebastian
    21 ottobre 2010 alle 16:40

    Non ti sfugge niente, eh? ah ah ah!

    • 22 ottobre 2010 alle 17:24

      Il card. Pappalardo, che non amava in sé stesso né negli altri uno stile eccessivamente chiesastico, non avrebbe mai commesso un errore tanto grossolano. Ricordo un episodio accaduto nel corso di una visita pastorale di Pappalardo al liceo in cui insegnavo religione. Era previsto un incontro con gli studenti, ed alcuni avevano preparato delle domande da rivolgere al Cardinale. Un ragazzo di quarta gli chiese cosa significasse per lui “essere cardinale a Palermo”. Pappalardo rispose secco, con un tono di rimprovero addirittura eccessivo: “Vuoi chiedermi, forse, cosa significhi essere vescovo a Palermo”.

    • 22 ottobre 2010 alle 17:34

      La cosa più preoccupante, tuttavia, dal mio punto di vista è un’altra.
      Se scambi un’onorificenza, com’è questa nomina cardinalizia, con una vocazione divina allora può anche accadere che ti serva della consacrazione episcopale come uno sgabello per far carriera e di scambiare gli scatti di anzianità per altrettante conferme soprannaturali.

  13. Mercedario
    22 ottobre 2010 alle 18:14

    Esatto caro Giampiero! Hai centrato in pieno! Ecco il nostro clero cosa fa: scambia la vocazione divina con il carrierismo che vuole e cerca a tutti i costi, costi quel che costi (ma badate bene non con il proprio sangue, ma con quello degli altri che calpestano, usano a loro piacimento per raggiungere lo scopo) per poi ottenere il premio tanto agognato un titolo onorifico di cui non conoscono nemmeno il significato spirituale!
    Povera Santa Chiesa!!!!!

  14. torietoreri
    22 ottobre 2010 alle 21:23

    Recentemente la RAI ha fatto una buona cosa: la fiction su San Filippo Neri. Al di là della stretta fedeltà storica, lo sceneggiatore ne ha capito lo spirito, e lo stesso protagonista Gigi Proietti ha definito in un’intervista (veramente profonda) il “pudore della santità” di Filippo. In una delle ultime scene il papa gli mette sul capo il cappello cardinalizio; e Filippo con una risata ironica se lo toglie, lo getta in aria e grida: “Preferisco il Paradiso!”.
    So che effettivamente, anche se non è andata proprio così, san Filippo Neri rifiutò la porpora.
    “San” Filippo Neri !!!!

  15. Sebastian
    23 ottobre 2010 alle 15:38

    Scusate, ma a quanto pare è in atto al Foro Italico lo sradicamento del Nautoscopio! Adesso non so se per effetto della nomina cardinalizia dell’arcivescovo Romeo o della visita del Papa. Ma fatto sta che finito lo smontaggio del papalco, è iniziato immediatamente dopo l’abbattimento del Nautoscopio che guarda caso si trovava a braccetto del palco residenziale ponteficale. Coincidenza o no? Mah! Dubito!

    Ecco 2 foto di stamattina che ho scattato mentre passavo di lì:

    http://www.fluidr.com/photos/44618608@N02/sets/72157625005464166

  16. torietoreri
    27 ottobre 2010 alle 18:32

    Ti invito a leggere il mio ultimo post, che lancia “la giornata dell’ingenuità”!
    Aspetto tue notizie!

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