Agostino d’Ippona, Commento al Salmo 30

A Marco Dell’Oglio
ed alla cara memoria di don Vincenzo Arnone

grazie a
http://www.augustinus.it/index2.htm

Aurelii Augustinii Enarrationes in Psalmos
Agostino d’Ippona, Esposizioni sui Salmi

SUL SALMO 30

ESPOSIZIONE I

Dio protettore e consolatore degli oppressi.

1. [v 1.] Per la fine, salmo di David, dell’estasi. Per la fine, salmo dello stesso David, al Mediatore potente nelle persecuzioni. La parola “estasi”, che è stata aggiunta al titolo, significa un’uscita della mente da se stessa, la quale si verifica o per paura o per qualche rivelazione. Ma in questo salmo risalta soprattutto il timore del popolo di Dio per la persecuzione di tutte le genti, e per il venir meno della fede nel mondo. Per primo parla il Mediatore stesso; poi rende grazie il popolo redento dal suo sangue; infine colui che è turbato parla a lungo, cosa questa che è propria dell’estasi. La persona poi del profeta stesso si introduce due volte, verso la fine e alla fine.

2. [v 2.] In te, Signore, ho sperato, che io non sia confuso in eterno. In te, Signore, ho sperato; che io non sia mai confuso: [si riferisce a] quando sarà insultato come uomo simile agli altri. Nella tua giustizia liberami e salvami: nella tua giustizia liberami dalla fossa della morte, e salvami dal numero di coloro che vi cadono.

3. [v 3.] China verso di me il tuo orecchio: a me vicino, esaudiscimi, poiché sono umile. Affrettati a salvarmi: non rimandare alla fine del secolo, come accade per tutti coloro che credono in me, la mia separazione dai peccatori. Sii per me un Dio protettore: sii il mio Dio protettore. E un luogo di rifugio, per farmi salvo: sii come una casa, rifugiandomi nella quale io sia salvo.

4. [v 4.] Perché tu sei la mia fortezza e il mio rifugio; perché tu sei la mia fortezza nel sopportare i miei persecutori, e il mio rifugio per sfuggire loro. E per il tuo nome sarai la mia guida, e mi nutrirai: perché tu sia riconosciuto per mio mezzo da tutte le genti, in ogni cosa seguirò la tua volontà, e a poco a poco, aggregando a me i santi, tu completerai il mio Corpo e la mia perfetta statura.

5. [v 5.] Mi trarrai da questa rete, che mi hanno teso occultamente: mi libererai da queste insidie che mi hanno tese di nascosto. Perché tu sei il mio protettore.

6. [v 6.] Nelle tue mani rimetto il mio spirito: alla tua potestà affido il mio spirito, che ben presto di nuovo riceverò. Tu mi hai redento, o Signore, Dio della verità. Anche il popolo redento dalla Passione del suo Signore, ed esultante per la glorificazione del suo Capo, dica: mi hai redento, Signore, Dio della verità.

7. [v 7.] Hai odiato coloro che inutilmente vanno dietro alle cose vane: hai odiato coloro che vanno dietro alla falsa felicità del secolo. Io invece, nel Signore ho sperato.

8. [v 8.] Esulterò e gioirò nella tua misericordia, che non mi inganna. Perché hai guardato la mia umiliazione, per la quale, nella speranza, mi hai assoggettato alle cose vane. Hai salvato dalle angustie la mia anima: hai salvato dalle angustie del timore la mia anima, onde possa servirti in libera carità.

9. [v 9.] E non mi hai consegnato tra le mani del nemico: e non mi hai rinchiuso, perché non avessi modo di respirare nella libertà e fossi dato eternamente in potestà del diavolo, che tende tranelli con i desideri di questa vita e atterrisce con la morte. Hai posto i miei piedi in luogo spazioso. Conosciuta la resurrezione del mio Signore e quella a me promessa, la mia carità, sottratta alle angustie del timore, si dilata permanendo nella pienezza della libertà.

10. [v 10.] Abbi pietà di me, o Signore, perché sono afflitto. Ma cos’è questa inattesa crudeltà dei persecutori che mi incute un grande timore? Abbi pietà di me, o Signore. Non ho paura infatti della morte, ma dei supplizi e dei tormenti. Turbato è nell’ira il mio occhio: avevo l’occhio fisso in te, perché tu non mi abbandonassi; ti sei adirato e lo hai turbato. L’anima mia e le mie viscere: nella medesima ira si è turbata l’anima mia e la memoria in cui conservavo ciò che per me aveva patito e quello che Dio mi aveva promesso.

11. [v 11.] Perché è venuta meno nel dolore la mia vita. Perché la mia vita consiste nel confessarti, ma si è consumata nel dolore, dato che il mio nemico ha detto: Siano tormentati finché lo rinneghino. E gli anni miei nei gemiti: il tempo che trascorro in questo secolo non mi è tolto dalla morte, ma permane, e scorre tra i gemiti. Si è indebolito nella miseria il mio vigore: ho bisogno della salute di questo corpo e non mi vengono risparmiate le sofferenze; ho bisogno di sciogliermi dal corpo e mi si risparmia la morte: in questa miseria si è indebolita la mia fiducia. E le mie ossa sono conturbate: la mia fermezza è stata scossa.

12. [v 12.] Per tutti i miei nemici sono divenuto un obbrobrio. I miei nemici sono tutti iniqui; e tuttavia, per i loro delitti sono tormentati fino alla confessione: ho superato dunque il loro obbrobrio, alla cui confessione non fa seguito la morte, ma incalza il tormento. E soprattutto per i miei vicini: soprattutto ciò è sembrato a coloro che già si avvicinavano per conoscerti e per far propria la fede che io ho. E timore per chi mi conosce: In quelli stessi che mi conoscono ho suscitato timore con lo spettacolo della mia orribile sofferenza. Coloro che mi vedevano sono fuggiti lontano da me: poiché non comprendevano la mia interiore e invisibile speranza, sono fuggiti da me in cerca di cose esteriori e visibili.

13. [v 13.] Sono stato dimenticato, come se fossi morto nel loro cuore: mi hanno dimenticato come se fossi morto nel loro ricordo. Sono divenuto come un vaso spezzato: mi è sembrato di non servire più alle esigenze del Signore, vivendo in questo secolo e non guadagnando nessuno alla fede, in quanto tutti temono di unirsi a me.

14. [v 14.] Perché ho udito l’insulto di molti che abitavano intorno a me; perché ho udito l’insulto di molti vicini a me nell’esilio di questa terra, e che si abbandonano al fluire del tempo rifiutando di tornare con me nella patria eterna. Riunendosi insieme contro di me, essi hanno tenuto consiglio per prendere l’anima mia: perché consentisse loro la mia anima, che avrebbe potuto facilmente sfuggire con la morte al loro potere, escogitarono un progetto, per non permettermi di morire.

15. [v 15.] Ma io in te ho sperato, o Signore; ho detto: tu sei il Dio mio; non sei infatti mutato, e salvi quindi chi correggi.

16. [v 16.] Nelle tue mani sono le mie sorti: in tuo potere sono le mie sorti. Non vedo infatti alcun merito per il quale tu dalla universale empietà del genere umano, mi abbia in modo particolare scelto per la salvezza; anche se presso di te c’è il giusto e occulto disegno della mia elezione, tuttavia io, che non conosco tale disegno, ho ricevuto in sorte la tunica del mio Signore 1. Liberami dalle mani dei miei nemici e di coloro che mi perseguitano.

17. [v 17.] Fa’ risplendere il tuo volto sopra il tuo servo: agli uomini che non credono che io ti appartenga, rendi noto che su di me è rivolta la tua faccia, e che io ti servo. Salvami nella tua misericordia.

18. [v 18.] Signore, che io non sia confuso, perché ti ho invocato: Signore, che io non arrossisca dinanzi a coloro che mi insultano per il fatto che ti ho invocato. Arrossiscano gli empi, e siano trascinati all’inferno: arrossiscano piuttosto coloro che invocano le pietre e siano associati alle ombre.

19. [v 19.] Ammutoliscano le labbra ingannatrici: facendo conoscere ai popoli i tuoi segreti disegni sopra di me, rendi mute le labbra di coloro che ingannevolmente dicono di me il falso. Che proferiscono iniquità contro il giusto, con superbia e disprezzo: che proferiscono iniquità contro Cristo, piene di superbia, e sprezzanti perché lo considerano un uomo crocifisso.

20. [vv 20.21.] Quanto è grande l’abbondanza della tua dolcezza, o Signore. Qui è il Profeta che esclama vedendo queste cose ed ammirando in quanti innumerevoli modi è abbondante la tua dolcezza, Signore. Che hai nascosto per coloro che ti temono: tu ami molto anche coloro che correggi, ma, affinché non si comportino negligentemente con sfrontata sicurezza, nascondi loro la dolcezza del tuo amore, perché ad essi è vantaggioso temerti. E che hai elargito con pienezza a coloro che sperano in te: hai elargito questa dolcezza a coloro che sperano in te, perché non togli loro ciò che essi attendono con perseveranza fino alla fine. Al cospetto dei figli degli uomini: poiché essa non è nascosta ai figli degli uomini, a coloro che non vivono più secondo Adamo, ma secondo il Figlio dell’uomo. Li nasconderai nel segreto del tuo volto, e conserverai una eterna dimora per coloro che sperano in te, nel segreto che tu solo conosci. Dal turbamento degli uomini: affinché non soffrano più alcun turbamento umano.

21. Li proteggerai nel tuo tabernacolo dalla contraddizione delle lingue: qui, frattanto, mentre le lingue malediche tuonano contro di loro, dicendo: chi sa queste cose, oppure: chi è venuto dall’aldilà, li proteggerai nel tabernacolo della fede in quelle cose che il Signore ha compiuto e sopportato per noi nel tempo.

22. [v 22.] Benedetto il Signore, perché ha reso mirabile la sua misericordia nella città che sta attorno: benedetto il Signore, perché, dopo la correzione delle terribili persecuzioni, ha reso mirabile per tutti la sua misericordia nel mondo intero, in tutto l’ambito della società umana.

23. [v 23.] Io ho detto nella mia estasi. Da qui, parlando nuovamente quel popolo, dice: ho detto questo nel mio timore, quando in modo orribile le genti incrudelivano contro di me. Sono stato rigettato dalla vista dei tuoi occhi: infatti se tu mi guardassi non acconsentiresti che io patissi tutto questo. Perciò tu hai esaudito, o Signore, la voce della mia preghiera quando gridavo a te: perciò mitigando la correzione e mostrando che io sono parte della tua cura, hai esaudito, o Signore, la voce della mia preghiera, mentre io con grande intensità la effondevo dalla mia sofferenza.

24. [v 24.] Amate il Signore, o voi tutti suoi santi. Di nuovo il Profeta, che vede queste cose, esorta dicendo: amate il Signore o voi tutti suoi santi, perché il Signore ricercherà la verità. Dove troveranno riparo il peccatore e l’empio, dal momento che a stento si salverà il giusto 2? E ripagherà coloro che ad oltranza insuperbiscono: ripagherà coloro che neppure quando sono vinti si convertono, perché sono divenuti troppo superbi.

25. [v 25.] Comportatevi virilmente, e si fortifichi il vostro cuore: operate il bene senza defezione, se volete mietere al tempo opportuno. Voi tutti che sperate nel Signore: ossia, voi che giustamente lo temete e lo adorate, sperate nel Signore.

Citazioni bibliche

1 – Cf. Gv 19, 24.

2 – Cf. 1 Pt 4, 18.

SULLO STESSO SALMO 30

ESPOSIZIONE II

Discorso 1

1. [v 1.] Scrutiamo, per quanto ci è possibile, i segreti di questo salmo che abbiamo ora cantato, per scolpirli così nelle vostre orecchie e nelle vostre menti. Il suo titolo è: Per la fine, salmo di Davide, dell’estasi. Che cosa sia per la fine lo sappiamo, se conosciamo Cristo; dice infatti l’Apostolo: perché fine della legge è Cristo a giustificazione di ogni credente 1. Fine che non consuma ma perfeziona; in due sensi infatti diciamo fine: quando una cosa non è più ciò che era, oppure quando diviene compiuta una cosa che era stata incominciata. Dunque per la fine, significa per Cristo.

L’estasi.

2. Salmo dell’estasi di Davide. La parola greca ecstasis, per quanto ci è dato di capire, può esser tradotta in latino con una sola parola: “excessus” (uscita da sé). Ma, propriamente, l’uscir da sé della mente suol dirsi estasi. Nell’uscir da sé della mente si scorgono due cose, o il timore o l’anelito alle cose celesti sino al punto che, in un certo modo, vengono meno dalla memoria le cose terrene. Questa estasi hanno sperimentato i santi, ai quali sono stati rivelati i misteri di Dio che trascendono questo mondo. Parlando di questo uscire da sé della mente, cioè dell’estasi, Paolo, alludendo a se stesso, dice: infatti se siamo usciti di mente è per Dio; se siamo nella moderazione è per voi, perché ci incalza la carità di Cristo 2; cioè, se volessimo occuparci solo di quelle cose che vediamo nell’uscita da sé della mente, e quelle soltanto contemplare, non saremmo con voi, ma saremmo tra le realtà celesti, quasi disprezzandovi. E poniamo il caso che voi ci seguiste con passo malfermo verso quelle cose superne e interiori; ebbene, se di nuovo non fossimo spinti dalla carità di Cristo (il quale avendo forma di Dio non stimò una rapina l’essere uguale a Dio ma annientò se stesso assumendo la natura di servo 3), ci considereremmo forse servi e, non ingrati verso Colui dal quale abbiamo ricevuto le cose più profonde, non disprezzeremmo a cagione di coloro che sono deboli le cose inferiori, ponendoci al livello di coloro che non possono vedere con noi le cose sublimi? Per questo dice: se siamo usciti di mente è per Dio. Egli infatti vede ciò che noi vediamo nell’esaltazione della mente, egli solo rivela i suoi segreti. Qui parla, senza dubbio, colui che dichiara di essere stato rapito e trasportato fino al terzo cielo, di aver udito ineffabili parole che non è consentito dire all’uomo. E tanto grande fu quell’andar fuori da sé della mente da fargli dire: o nel corpo, o fuori del corpo non so, Dio lo sa 4. Orbene, se il titolo del salmo significa questa uscita da sé della mente, cioè questa estasi, dobbiamo con certezza attenderci che dirà cose grandi ed elevate l’autore del salmo, cioè il Profeta, o, meglio, lo Spirito Santo per bocca del Profeta.

Il Corpo Mistico.

3. Ma se in questa estasi si deve scorgere il terrore, anche a questo significato si adegua il contesto di questo salmo: sembra infatti che esso parli della Passione, durante la quale si manifesta il terrore. Ma di chi è questo terrore? È di Cristo – dato che ha detto per la fine e per fine intendiamo Cristo – oppure è per caso nostro? Possiamo forse senza errare vedere questo terrore nel Cristo che si avvia alla Passione, quando proprio per questa egli era venuto [al mondo]? Avvicinandosi allo scopo per cui era venuto, ebbe forse terrore della morte imminente? Ma se fosse stato solo uomo, senza essere anche Dio, si sarebbe rallegrato della futura risurrezione più di quanto potesse temere la morte? Purtuttavia, poiché si è degnato di assumere la forma di servo e in essa si è rivestito di noi, come non ha disdegnato di assumerci in sé, così non ha neppure sdegnato di trasfigurare noi in sé e di parlare con le nostre parole, affinché anche noi potessimo parlare con le parole di Lui. Si è infatti compiuta questa mirabile commutazione, ha avuto luogo il divino commercio, ed è stato celebrato in questo mondo dal celeste negoziatore lo scambio delle sostanze. È venuto a ricevere offese e dare onori; è venuto ad attingere il dolore e a dare la salvezza; è venuto a subire la morte e a dare la vita. Prossimo a morire, per quello che aveva di nostro, non in sé ma in noi temeva; e infatti ha perfino detto che l’anima sua era triste fino alla morte 5, e senza dubbio, con lui, anche tutti noi. Giacché senza di Lui noi siamo niente; ma in Lui siamo Cristo e noi. Perché? Perché il Cristo integrale è Capo e Corpo. Il Capo è quel Salvatore del Corpo che è già asceso in cielo; il Corpo è invece la Chiesa che si affatica in terra 6. Se questo Corpo non fosse unito al suo Capo con il vincolo della carità, in modo da fare uno del Capo e del Corpo, non avrebbe detto dal Cielo, rimproverando un certo persecutore: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? 7 Dal momento che Lui, già assiso in cielo, nessun uomo poteva più toccare, in qual modo Saulo, che in terra incrudeliva contro i cristiani, avrebbe potuto colpirlo con le sue offese? Non disse: perché perseguiti, i miei santi, perché perseguiti i miei servi, ma perché mi perseguiti, cioè perché perseguiti le mie membra? Il Capo gridava a nome delle membra, impersonandole in sé. La lingua infatti parla per il piede. Quando, schiacciato in mezzo a una folla, il piede duole, la lingua grida: mi calpesti. Non dice: calpesti il mio piede; dice di essere calpestata quella che nessuno ha toccato; ma il piede che è calpestato non è separato dalla lingua. Giustamente dunque si può intendere estasi per paura. Che dirò, fratelli? Se assolutamente niente dovessero temere coloro che soffriranno, sarebbe stato detto allo stesso Pietro ciò che abbiamo udito nel giorno natalizio degli Apostoli, ricordando le parole del Signore che gli prediceva la sua futura passione: quando eri giovane, ti cingevi e andavi dove volevi; ma quando sarai divenuto vecchio un altro ti cingerà, e ti condurrà dove non vuoi? E questo – aggiunge [S. Giovanni] – disse per significare di quale morte sarebbe morto 8. Orbene, se l’apostolo Pietro, nella sua grande perfezione, dove non voleva è andato volendo (non volendo è morto, ma volendo è stato coronato), che c’è da meravigliarsi se qualche trepidazione si trova nella passione anche dei giusti, anche dei santi? La trepidazione deriva dalla fragilità umana, la speranza dalla promessa divina. Quello per cui temi è tuo, quello per cui speri è dono di Dio in te. E meglio riconosci te stesso nel tuo timore, onde nella liberazione tu glorifichi Colui che ti ha creato. Tema l’umana debolezza, non viene meno in quel timore la misericordia divina. Poiché quindi temeva, [il Salmista] ha così incominciato: in te, Signore, ho sperato, che io non sia confuso in eterno. Vedete che teme e spera; e questo timore non è senza speranza. Anche se nel cuore umano c’è qualche turbamento, non vien meno la divina consolazione.

Cristo capo e membra.

4. Qui dunque il Cristo parla per mezzo del Profeta; oso anzi dire: è il Cristo che parla. Dirà in questo salmo cose che quasi non sembrerebbero convenire a Cristo, a Lui, il Perfetto, il nostro Capo, il Verbo che in principio era Dio presso Dio; e neppure forse talune di queste parole sembreranno convenire a Lui, nella sua forma di servo, in quella forma che ha preso nel seno di una Vergine. E tuttavia è Cristo che parla, perché il Cristo è nelle membra del Cristo. E affinché sappiate che Capo e membra insieme sono un solo Cristo, Egli stesso dice, parlando del matrimonio: saranno due in una carne sola, dunque non più due, ma una sola carne 9. Ma questo lo dice forse di qualsiasi unione? Ascolta l’apostolo Paolo: e saranno due – dice – in una carne sola; questo è un grande mistero, lo dico riguardo al Cristo e alla Chiesa 10. È dunque una sola persona che si costituisce a partire da due termini: il Capo e il Corpo, lo Sposo e la Sposa. Anche il profeta Isaia celebra come meravigliosa e sublime l’unità di questa persona; infatti, parlando anche in lui, Cristo dice profeticamente: Come uno sposo mi ha cinto di corona, e come una sposa mi ha adornato con gli ornamenti 11. Chiama se stesso Sposo e Sposa: perché dice di essere Sposo e Sposa, se non perché saranno due in una carne sola? Se due in una sola carne, perché non due in una sola voce? Parli dunque Cristo, poiché nel Cristo parla la Chiesa e nella Chiesa parla Cristo: e il Corpo nel Capo e il Capo nel Corpo. Ascolta l’Apostolo che più chiaramente ancora esprime questo stesso concetto: come infatti il corpo è uno ed ha molte membra, ma pur essendo molte le membra del corpo, uno solo è il corpo, così è anche Cristo 12. Parlando delle membra di Cristo, cioè dei fedeli, non ha detto: così anche le membra di Cristo, ma quel tutto di cui ha parlato, l’ha chiamato Cristo. Come infatti il corpo è uno ed ha molte membra, ma pur essendo molte le membra del corpo uno solo è il corpo, così è anche Cristo. Molte membra, un corpo solo: Cristo. Perciò noi tutti insieme, uniti al nostro Capo, siamo il Cristo; senza il nostro Capo non valiamo nulla. Perché? Perché con il nostro Capo siamo la vite; senza il nostro capo – il che non sia mai – siamo tralci spezzati, destinati non a qualche opera dell’agricoltore, ma soltanto al fuoco. Per questo anche Egli nel Vangelo dice: Io sono la vite, voi siete i tralci, il Padre mio è l’agricoltore; e aggiunge: senza di me non potete far nulla 13. Sì, o Signore, nulla senza di te, ma tutto in te. Poiché tutto quello ch’Egli fa per mezzo nostro, sembra che siamo noi a farlo. In verità Egli può molto, tutto, anche senza di noi: noi niente senza di Lui.

5. [v 2.] Orbene, di qualunque estasi si parli, sia del timore come dell’uscita della mente da sé medesima, le cose che si dicono appaiono pertinenti. E dunque nel Corpo di Cristo, tutti, come se fossimo uno, perché tutti insieme formiamo un’unità, diciamo: in te Signore, ho sperato, che io non sia confuso in eterno. Ho orrore – dice – di quella confusione che dura in eterno. C’è infatti una certa confusione temporale che è utile: il turbamento dell’animo che si rende conto dei suoi peccati, che ha orrore di ciò che vede, che nell’orrore si vergogna e che corregge ciò di cui si vergogna. Per questo anche l’Apostolo dice: quale gloria aveste allora in quelle cose di cui oggi arrossite? 14 Afferma dunque che devono arrossire, quelli che sono già fedeli, non dei doni presenti, ma dei peccati trascorsi. Non tema il cristiano questa confusione; anzi, se non avrà conosciuta questa confusione, conoscerà quella eterna. Quale è la confusione eterna? Quando accadrà ciò che è detto: e le loro iniquità saranno contro di essi per accusarli 15. E tutto il gregge dei malvagi, avendo contro le iniquità accusatrici, sarà a sinistra, come capri separati dalle pecore; e udranno: andate nel fuoco eterno preparato per il diavolo e gli angeli suoi 16. Chiederanno: perché? Avevo fame e non mi avete dato da mangiare 17. Lo disprezzavano, quando non davano da mangiare a Cristo affamato, non gli davano da bere quand’era assetato, non lo vestivano quando era nudo, non lo ospitavano quando era pellegrino, non lo visitavano quando era ammalato; allora lo disprezzavano. Quando si incomincerà ad enumerare loro tutte queste colpe, si confonderanno, e questa confusione sarà eterna. Temendo questa confusione, colui che ha paura oppure la cui mente è uscita da sé in Dio, così prega: in te, Signore, ho sperato, che io non sia confuso in eterno.

Il dono gratuito della giustizia.

6. E nella tua giustizia liberami e salvami. Infatti se guardi alla mia giustizia, mi condanni. Nella tua giustizia liberami. Perché c’è una giustizia di Dio che diviene anche nostra, quando ci viene donata. Per questo è detta giustizia di Dio, affinché l’uomo non creda di avere da se stesso la giustizia. Così dice infatti l’apostolo Paolo: a chi crede in Colui che giustifica l’empio (chi è Colui che giustifica l’empio? Colui che dell’empio fa un giusto) la sua fede sarà imputata a giustizia 18. Ma i Giudei, che credevano di poter adempiere con le loro forze alla giustizia, urtarono nella pietra d’inciampo 19, nella pietra di scandalo, e non conobbero la grazia di Cristo. Ricevettero infatti la legge per divenire in essa rei di colpa, non per essere in essa liberati dal peccato. Che dice infine di loro l’Apostolo? Rendi infatti loro testimonianza che hanno zelo per Dio, ma non secondo scienza. Che significa quanto dice: hanno zelo per Dio i Giudei, ma non secondo scienza? Ascolta cosa significa dicendo non secondo scienza: perché misconoscendo la giustizia di Dio e volendo stabilire la loro, alla giustizia di Dio non si sono sottomessi 20. Se dunque non hanno zelo per Dio secondo scienza perché misconoscono la giustizia di Dio e vogliono stabilire la loro, quasi potessero divenire giusti da se stessi: per questo non hanno conosciuto la grazia di Dio, perché non hanno voluto essere salvati gratuitamente. Chi è colui che è salvato gratuitamente? Colui nel quale il Salvatore non trova di che premiare, ma di che condannare; in cui non trova meriti di opere buone, ma atti che meritano supplizi. Se il Signore operasse fedelmente secondo le norme della legge stabilita, il peccatore dovrebbe esser condannato. Se agisse secondo questa norma, chi libererebbe? Ha trovato tutti peccatori; senza peccato è venuto solo Colui che ci ha trovati peccatori. Così dice l’Apostolo: perché tutti hanno peccato e hanno bisogno della gloria di Dio 21. Che vuol dire: hanno bisogno della gloria di Dio? Che Egli ti liberi, non tu da te stesso; poiché da te non ti puoi liberare, hai bisogno del liberatore. Di che cosa ti vanti? Perché presumi della legge e della giustizia? Non vedi che cosa combatte dentro di te, procedendo da te, contro di te? Non senti colui che lotta e confessa e desidera l’aiuto nella lotta? Non senti l’atleta del Signore chiedere dal direttore dei giuochi aiuto per la sua gara? Dio invero non ti contempla mentre ti batti come ti contempla l’impresario della gara, se per caso combatti nell’anfiteatro; questi ti può dare il premio se avrai vinto, ma non ti può aiutare se sei in pericolo. Dio non assiste così. Osserva, dunque, presta ascolto a colui che dice: infatti secondo l’uomo interiore, mi diletto della legge di Dio, ma vedo nelle mie membra un’altra legge che si oppone alla legge della mia mente, e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. Infelice uomo che io sono, chi mi libererà da questo corpo di morte? La grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore 22. Perché grazia? Perché è data gratuitamente. Perché è data gratuitamente? Perché non l’hanno preceduta i tuoi meriti, ma i doni di Dio hanno prevenuto te. Gloria dunque a Colui che ci libera. Tutti infatti hanno peccato e hanno bisogno della gloria di Dio. In te dunque, Signore, ho sperato, non in me; che io non sia confuso in eterno, perché spero in Colui che non confonde. Nella tua giustizia liberami e salvami: poiché non hai trovato in me la mia giustizia, liberami nella tua; cioè mi liberi quel che mi giustifica, che trasforma l’empio in pio, l’iniquo in giusto, il cieco in veggente, che rialza chi cade, che rallegra chi piange. Questo mi libera, non io. Nella tua giustizia liberami e salvami.

Dio è verità.

7. [v 3.] China verso di me il tuo orecchio: questo ha fatto Dio, quando ha mandato Cristo stesso a noi. Ha mandato a noi Colui che, chinato il capo, scriveva in terra con il dito 23, allorché gli veniva presentata la donna adultera da punire. Ed Egli si era chinato verso la terra, cioè Dio verso l’uomo, al quale è stato detto: terra sei e alla terra tornerai 24. Dio però non china il suo orecchio verso di noi quasi in uno spazio materiale, e non è assoggettato a queste limitate membra corporee. L’immaginazione umana non pensi assolutamente niente di questo genere. Dio è Verità. E la Verità non è quadrata, né rotonda, né lunga. Ovunque è presente, se l’occhio del cuore è aperto a lei. Pertanto Dio china il suo orecchio verso di noi facendo fluire su di noi il suo amore. E quale amore più grande che il donarci il suo Unigenito, non perché vivesse con noi, ma perché morisse per noi? China verso di me il tuo orecchio.

Rifugiarsi in Dio.

8. Affrettati a liberarmi. È esaudito nel modo richiesto: affrettati. Per questo scopo infatti è posta tale parola, perché tu intenda che tutto ciò che a noi sembra tanto lungo nello svolgersi dei secoli, non è che un istante. Ma non è lungo ciò che ha un termine. Il tempo è trascorso da Adamo fino al giorno di oggi, e certamente è molto di più ciò che è trascorso di quello che rimane da trascorrere. Se Adamo vivesse ancora ed oggi morisse, che gli gioverebbe essere esistito tanto a lungo e tanto a lungo avere vissuto? Perché dunque questa fretta? Perché i tempi volano via, e ciò che a te sembra lento, è un attimo agli occhi di Dio. È questa celerità ch’egli aveva intuito nell’estasi. Affrettati a salvarmi. Sii per me un Dio protettore e un luogo di rifugio per farmi salvo. Luogo di rifugio sii tu per me, o Dio mio protettore, rifugio sicuro. Talvolta infatti sono in pericolo e voglio fuggire; dove fuggire? In quale luogo troverò la sicurezza? Su quale monte? In quale caverna? In quali dimore fortificate? Quale rocca occuperò? Con quali mura mi circonderò? Ovunque vada, porto me stesso con me. Poiché, o uomo, puoi fuggire tutto ciò che vuoi, all’infuori della tua coscienza. Entra nella tua casa, riposati nel tuo letto, entra nel tuo intimo: non puoi avere un ritiro tanto segreto in cui fuggire dalla tua coscienza, se i tuoi peccati ti rodono. Ma ha detto: affrettati a liberarmi e nella tua giustizia salvami, per perdonare i miei peccati e edificare in me la tua giustizia: sarai per me un luogo di riparo e in te cercherò, rifugio. Infatti dove fuggirò da te? Dio si adira con te, dove fuggirai? Ascolta quanto dice in un altro salmo, paventando l’ira di Dio: dove andrò io lungi dal tuo spirito, e dove fuggirò dal tuo volto? Se ascenderò al cielo, ivi tu sei; se discenderò all’inferno, tu sei là 25. Ovunque io vada, là ti trovo: se sei adirato, ti trovo vendicatore; se sei placato, soccorritore. Niente dunque mi resta se non fuggire verso di te, non via da te. Se tu sei un servo che vuol sfuggire al suo padrone terreno, tu fuggi là dove il tuo padrone non c’è; per sfuggire a Dio, fuggi presso il Signore: non c’è infatti un luogo ove tu possa fuggire Dio. Tutte le cose son presenti e nude davanti agli occhi dell’Onnipotente. Sii tu dunque per me – dice – la casa del rifugio. Infatti se non sarò stato salvato, come fuggirò? Risanami, e fuggo presso di te; poiché, se non mi risani, non posso camminare: e allora come potrò fuggire? Dove andrebbe, dove fuggirebbe [il viandante] che non può camminare perché è mezzo morto sulla strada, piagato dalle ferite dei ladroni? Il sacerdote che passava è andato oltre; e così pure lo ha abbandonato passando il levita; ne ha avuto compassione, passando, il Samaritano 26, cioè il Signore stesso, che ha avuto pietà del genere umano. Samaritano significa infatti custode. E chi custodisce, se Egli ci abbandona? Giustamente, quando i Giudei insultandolo dicevano: non abbiamo noi ragione di dire che sei un Samaritano e sei un indemoniato 27, respinge uno dei termini e accetta l’altro. Ha detto: non sono indemoniato; ma non ha detto: non sono un Samaritano, volendo farci così capire di essere il nostro custode. Preso dunque da compassione si è avvicinato, lo ha curato, lo ha condotto alla locanda, ha dispiegato su di lui la sua misericordia: e quello ormai può camminare, può anche fuggire. Dove fuggirà se non presso Dio, in cui ha stabilito la sua casa di rifugio?

9. [v 4.] Poiché tu sei la mia fortezza e il mio rifugio e per il tuo nome sarai la mia guida e mi nutrirai: non per il mio merito, ma per il tuo nome; perché tu sia glorificato, non perché io ne sia degno. Sarai la mia guida, affinché io non mi allontani da te; e mi nutrirai, in modo che sia in grado di mangiare il pane con cui nutri gli angeli. Con il latte infatti ci ha nutriti Colui che ci ha promesso il cibo celeste, e ha usato con noi materna misericordia. Come la madre che allatta ingerisce nel suo corpo il cibo, che il fanciullo non è in grado di mangiare, e glielo porge convertito in latte (infatti il pargolo riceve ciò che avrebbe avuto a mensa, ma reso adatto a lui traverso il corpo della madre), così il Signore per convertire la sua Sapienza in latte per noi, è venuto a noi rivestito di carne. Parla dunque il corpo di Cristo, dicendo: e mi nutrirai.

Le persecuzioni della Chiesa.

10. [v 5.] Mi trarrai fuori da questa rete, che mi hanno teso occultamente. Già si allude alla Passione: mi trarrai fuori da questa rete che mi hanno teso occultamente. E non si tratta soltanto di quella Passione nella quale ha sofferto nostro Signore Gesù Cristo: il diavolo tende sino alla fine la sua rete. E guai a chi cade in quella rete! Vi cadono invero tutti coloro che non sperano in Dio, che non dicono: in te, Signore, ho sperato, che io non sia confuso in eterno; e nella tua giustizia liberami e salvami. Tesa e pronta è la rete del nemico. Ha teso come trappole l’errore e il terrore: l’errore con cui seduce, il terrore con cui abbatte e ghermisce. Chiudi in faccia all’errore la porta della cupidigia; chiudi la porta del timore in faccia al terrore e sarai tratto fuori della rete. Il tuo Imperatore, che si è degnato per te anche di farsi tentare, ti ha dato in se stesso l’esempio di una siffatta battaglia. Dapprima è stato tentato con le attrattive; poiché il diavolo ha provato contro di lui la porta del desiderio, quando lo ha tentato dicendo: Di’ a questi sassi che diventino pani. Prosternati davanti a me e ti darò questi regni. Gettati giù, perché sta scritto: agli angeli suoi ha dato ordine a tuo riguardo, e nelle mani ti sorreggeranno, perché non inciampi il tuo piede in qualche sasso 28. Ognuna di queste lusinghe tenta la cupidigia. Ma, trovata chiusa la porta della cupidigia in Colui che era tentato per noi, si è volto a tentare la porta del timore e gli ha preparato la Passione. Infatti dice così l’Evangelista: ed esaurita la tentazione il diavolo si allontanò da lui fino ad altro tempo 29. Che significa fino ad altro tempo? È come se dicesse che tornerà e tenterà la porta del timore, dato che ha trovata chiusa la porta della cupidigia. Tutto il corpo di Cristo, quindi, è tentato sino alla fine. Fratelli miei, quando fu ordinata una qualunque persecuzione contro i cristiani, nello stesso tempo era percosso questo corpo, tutto intero era colpito; perciò sta scritto nel salmo: come un mucchio di sabbia sono stato spinto perché cadessi, e il Signore mi ha sorretto 30. Ma quando sono cessate quelle prove che spingevano a cadere tutto il corpo, la tentazione ha cominciato a farsi sentire nelle sue parti. È tentato il Corpo di Cristo; una chiesa non soffre persecuzioni, ma le subisce un’altra. Non si sopporta il furore dell’imperatore, ma si patisce il furore del popolo malvagio. Quante devastazioni sono operate dalle folle? Quante sciagure sono causate alla Chiesa dai cattivi cristiani, da coloro che, presi in quella rete, tanto si sono moltiplicati da mettere in pericolo di affondare le barche 31, come in quella pesca del Signore prima della Passione? Non mancano dunque gli assalti della tentazione. Nessuno dica a se stesso: non è tempo di tentazione. Chi si dice così, promette pace a se medesimo; chi si promette pace, nella sua sicurezza è colto di sorpresa. Tutto intero, dunque, dica il Corpo di Cristo: mi trarrai da questa rete che mi hanno teso occultamente; poiché anche il nostro Capo è stato liberato dalla rete che gli avevano teso occultamente coloro di cui si leggeva nel Vangelo che avrebbero detto: questi è l’erede, venite, uccidiamolo e nostra sarà l’eredità. E, interrogati, hanno pronunziato la sentenza contro se stessi: che farà quel padrone di casa ai malvagi coloni? Nel male perderà i malvagi e affiderà la vigna ad altri coloni. Non avete letto: la pietra che i costruttori hanno rigettata, questa è diventata capo d’angolo? 32 Infatti quanto sta scritto: i costruttori hanno rigettata, è simile alle altre parole: lo cacciarono fuori della vigna e lo uccisero. Anch’egli dunque è stato respinto. [Ma ora] il nostro Capo è libero. Aderiamo a lui con l’amore, per essere, dopo, meglio uniti a Lui nell’immortalità; e diciamo tutti: mi trarrai da questa rete che mi hanno teso occultamente; perché tu sei il mio protettore.

11. [v 6.] Ascoltiamo la voce del Signore proferita sulla croce: nelle tue mani affido il mio spirito 33. Certamente, poiché sappiamo dal Vangelo che le sue parole furono tratte da questo salmo, non dubitiamo che egli stesso abbia qui parlato. Nel Vangelo trovi che disse: nelle tue mani affido il mio spirito 33; e reclinato il capo rese lo spirito 34. Non senza motivo ha voluto che le parole di questo salmo fossero le sue, proprio per avvertirti che è lui a parlare in questo salmo. Ed è lui che devi qui cercare: pensa come egli abbia voluto che lo cercassimo in quel salmo intitolato alla grazia dell’alba: hanno trafitto le mie mani e i piedi, hanno contato tutte le mie ossa; mi hanno guardato e scrutato, si sono divisi i miei abiti, e sulla mia veste hanno gettato le sorti 35. Per ammonirti che ciò si è compiuto in Lui, ha posto nella sua bocca l’esordio di questo stesso salmo: Dio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? 36 E tuttavia ha assunto in sé la voce del Corpo, perché mai il Padre ha abbandonato il suo Unigenito. Mi hai redento, Signore, Dio di verità, facendo quanto hai promesso, non ingannando nella tua promessa, Dio di verità!

Menzogna e verità.

12. [v 7.] Hai odiato coloro che inutilmente vanno dietro alle cose vane. Chi va dietro alle cose vane? Colui che, temendo di morire, muore: perché, temendo di morire, mente; e muore prima di morire colui che mentiva proprio per vivere. Vuol mentire, per non morire; ebbene: menti e muori; e, per schivare una morte che potrai solo differire ma non eliminare, cadi in due morti: in modo che prima muori nell’anima e poi nel corpo. Donde deriva tutto questo se non dal seguire le cose vane? È infatti dolce per te il giorno che passa, dolci ti sono i tempi che volano via, dei quali niente trattieni, mentre, anzi, ne sei trattenuto. Hai odiato coloro che inutilmente vanno dietro alle cose vane. Io invece che non vado dietro alle cose vane, nel Signore ho sperato. Tu speri nel denaro, vai dietro ad una cosa vana; speri nell’onore e in qualche alta carica della potenza umana, vai dietro a cose vane; speri in qualche amico potente, vai dietro a cosa vana. Ecco, mentre speri in tutte queste cose, o sei tu a morire e qui le abbandoni; oppure, mentre vivi, tutte vanno perdute e viene meno la tua speranza. Isaia ricorda questa vanità quando dice: ogni carne è erba e ogni sua gloria è come il fiore dell’erba: l’erba inaridisce e il suo fiore cade; ma la parola del Signore rimane in eterno 37. Io invece – al contrario di quelli che pongono la loro speranza nelle cose vane e vanno dietro alla vanità – ho sperato nel Signore, che non è una cosa vana.

Le necessità della vita.

13. [v 8.] Esulterò e gioirò nella tua misericordia; non nella mia giustizia. Perché hai guardato la mia umiliazione, hai salvato dalle angustie la mia anima e non mi hai consegnato tra le mani del nemico. Quali sono le angustie dalle quali vogliamo sia salvata la nostra anima? Chi potrà enumerarle? Chi saprà convenientemente riunirle? Chi ci raccomanderà sufficientemente di evitarle e di fuggirle? Innanzitutto nel genere umano è una dura realtà il non conoscere il cuore altrui, il pensare male il più delle volte dell’amico fedele, e altrettanto sovente pensare bene dell’amico infedele. O dura legge! E che puoi fare per penetrare nei cuori? Quale occhio presenterai, o debole mortalità degna di pianto? Che farai per vedere oggi il cuore del tuo fratello? Non hai di che fare. C’è un’altra indigenza ancora più grande: non vedi neanche quale sarà il tuo cuore domani. Che dire poi delle necessità proprie della stessa condizione mortale? Morire è necessario, e nessuno lo vuole. Nessuno vuole ciò che è necessario. Nessuno vuole ciò che avverrà, voglia o non voglia. Dura necessità, non volere ciò che non si può evitare. Infatti, se fosse possibile, certamente non vorremmo morire; e vorremmo diventare come gli angeli, ma con una qualche mutazione, non con la morte, come dice l’Apostolo: abbiamo un’abitazione da Dio, non manufatta ed eterna nei cieli. E perciò quaggiù gemiamo, bramando di essere rivestiti della nostra abitazione celeste; se pur saremo trovati vestiti e non nudi. Poiché noi che siamo in questa tenda, sospiriamo aggravati, perché non vogliamo essere spogliati, ma sopravvestiti, affinché ciò che è mortale sia assorbito dalla vita 38. Vogliamo giungere al regno di Dio, ma non vogliamo arrivarci attraverso la morte; e tuttavia la necessità ti dice: tramite questa verrai. Temi tu, o uomo, di passare attraverso la morte, quando attraverso di essa è venuto a te Dio? E ancora, quali sono le schiavitù delle antiche cupidigie e delle vecchie abitudini malvage che dobbiamo vincere? Vincere l’abitudine è una dura battaglia, lo sai. Vedi quanto male agisci, in qual maniera esecrabile e infelice: e tuttavia lo fai; lo hai fatto ieri, lo farai oggi. Se così ti dispiace quando lo espongo, come ti dovrebbe dispiacere quando lo pensi? E tuttavia lo farai. Da che cosa sei afferrato? Chi ti trascina prigioniero? Forse quella legge nelle tue membra che si oppone alla legge della tua mente? Ebbene, grida: infelice uomo che io sono, chi mi libererà da questo corpo di morte? La grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore 39; e si compirà in te ciò che abbiamo detto ora: io invece nel Signore ho sperato; esulterò, gioirò nella tua misericordia; perché hai guardato la mia umiliazione, hai salvato dalle angustie la mia anima. In che modo infatti la tua anima è stata salvata dalle angustie, se non perché è stata veduta la tua umiltà? Se prima non ti fossi umiliato, non ti esaudirebbe Colui che ti libera dalle angustie. Si è umiliato chi dice: infelice uomo che io sono, chi mi libererà da questo corpo di morte? Non si sono umiliati coloro che disconoscendo la giustizia di Dio e volendo stabilire la loro, alla giustizia di Dio non si sono sottomessi 40.

14. [v 9.] E non mi hai consegnato tra le mani del nemico; non del tuo vicino, non di colui che possiede insieme con te, non di colui con il quale hai lottato e che hai offeso, o che magari hai ingiuriato nella tua città: costoro infatti sono quelli per i quali dobbiamo pregare. Abbiamo un altro nemico, il diavolo, l’antico serpente. Tutti noi, mortali, se moriamo bene, siamo liberati dalle sue mani. Tutti coloro infatti che muoiono male nelle proprie iniquità, cadono prigionieri delle sue mani, per essere alla fine condannati con lui. Il Signore Dio nostro ci libera dunque dalle mani del nostro nemico; perché questi vuole catturarci servendosi delle nostre cupidigie. Le nostre cupidigie, quando sono violente e noi ne siamo schiavi, sono chiamate necessità. Ma, se Dio libera la nostra anima da queste nostre schiavitù, cosa ci sarà in noi che il nemico possa afferrare per farci suoi prigionieri?

15. Hai posto i mie piedi in luogo spazioso. Senza dubbio la via è stretta 41: è stretta per chi fatica, larga per chi ama. La stessa via che è stretta, diventa larga. In luogo spazioso – dice – hai posto i miei piedi, per evitare che i miei piedi, camminando in luogo stretto, non sbattano l’uno contro l’altro e, urtandosi, non mi facciano cadere. Che vuol dire: hai posto i miei piedi in luogo spazioso? È chiaro; hai reso facile per me la giustizia che un tempo mi era difficile, cioè: hai posto i miei piedi in luogo spazioso.

16. [vv 10.11.] Abbi pietà di me, o Signore, perché sono afflitto, turbato è nell’ira il mio occhio, la mia anima, il mio ventre. Perché è venuta meno nel dolore la mia vita, e i miei anni nei gemiti. Basti alla Carità vostra. Con l’aiuto del Signore forse adempiremo a quanto promesso, cosicché, terminata l’esposizione del salmo, ce ne andremo.

Citazioni bibliche

1 – Rm 10, 4.

2 – 2 Cor 5, 13.

3 – Fil 2, 6.

4 – 2 Cor 12, 2.

5 – Cf. Mt 26, 38.

6 – Cf. Ef 5, 23.

7 – At 9, 4.

8 – Gv 21, 18.

9 – Mt 19, 5 6.

10 – Ef 5, 31 32.

11 – Is 61, 10.

12 – 1 Cor 12, 12.

13 – Gv 15, 5.

14 – Rm 6, 21.

15 – Sap 4, 20.

16 – Mt 25, 41.

17 – Mt 25, 42.

18 – Rm 4, 5.

19 – Rm 9, 32.

20 – Rm 10, 2 3.

21 – Rm 3, 23.

22 – Rm 7, 22-25.

23 – Gv 8, 6.

24 – Gn 3, 19.

25 – Sal 138, 7 8.

26 – Cf. Lc 10, 30.

27 – Gv 8, 48.

28 – Mt 4, 4 9 6.

29 – Lc 4, 13.

30 – Sal 117, 13.

31 – Cf. Lc 5, 7.

32 – Mt 21, 38-42.

33 – Lc 23, 46.

34 – Gv 19, 30.

35 – Sal 21, 17-19.

36 – Sal 21, 2.

37 – Is 40, 68.

38 – 2 Cor 5, 1-4.

39 – Rm 7, 23.

40 – Rm 10, 3.

41 – Cf. Mt 7, 14.

SULLO STESSO SALMO 30

ESPOSIZIONE II

Discorso 2

Il Corpo Mistico.

1. Rivolgiamo la nostra attenzione al resto del salmo, e riconosciamo noi stessi nelle parole del Profeta. Perché se avremo esaminato noi stessi nel tempo della tribolazione, godremo nel tempo della ricompensa. Avevo fatto notare alla vostra Carità, nell’esporre la prima parte di questo salmo, che è Cristo che parla; né avevo passato sotto silenzio come si debba intendere il Cristo integrale, con il Capo e il Corpo; e avevo confermato questa tesi anche con testimonianze delle Scritture, a mio avviso piuttosto adeguate e abbondanti; e così si era tolto ogni dubbio sul fatto che Cristo sia Capo e Corpo, Sposo e Sposa, Figlio di Dio e Chiesa, Figlio di Dio fattosi figlio dell’uomo per noi, per rendere cioè i figli degli uomini figli di Dio; e così fossero due in una carne sola, per quel grande sacramento, coloro che nei Profeti vengono riconosciuti come due in una sola voce. Precedentemente è stato espresso il ringraziamento dello stesso che dice: hai guardato la mia umiltà, hai salvata dalle angustie l’anima mia, e non mi hai consegnato tra le mani del nemico, hai posto i miei piedi in luogo spazioso; è il ringraziamento dell’uomo liberato dalla tribolazione, delle membra di Cristo liberate dalla sofferenza e dalle insidie. E di nuovo dice: abbi pietà di me, o Signore, perché sono afflitto. Ma nella tribolazione, senza dubbio, vi è angustia; perché allora dice: hai posto i miei piedi in luogo spazioso? Se ancora tribola, come possono essere in luogo spazioso i suoi piedi? Forse ciò dipende dal fatto che una sola è la voce, dato che uno solo è il corpo: ma talune membra vivono in luogo spazioso, mentre altre vivono nell’angustia, cioè alcuni sperimentano la facilità della giustizia, mentre altri soffrono nella tribolazione? Perché, se alcune membra non sentissero una cosa ed altre un’altra, l’Apostolo non direbbe: se soffre un membro tutte le membra soffrono con lui, e se è glorificato un solo membro godono con lui tutte le membra 1. Alcune chiese, ad esempio, godono la pace, altre sono nella tribolazione; per queste che posseggono la pace i piedi sono in luogo spazioso, mentre quelle che sono nella tribolazione patiscono angustie: ma, e questi contrista la tribolazione loro, e quelli consola la pace di questi. Appunto perché vi è un solo Corpo, non vi sono dissensi: infatti solo il dissenso produce la divisione. Al contrario la carità opera l’accordo, l’accordo genera l’unità; l’unità mantiene la carità e la carità conduce alla gloria. Dica dunque con la voce di qualcuno dei suoi membri: abbi pietà di me, o Signore, perché sono afflitto; turbato è nell’ira il mio occhio, l’anima mia e le mie viscere.

La sofferenza della Chiesa.

2. Ricerchiamo donde derivi questa tribolazione, poiché, liberato, il salmista sembrava un momento prima godere per una certa giustizia largamente elargitagli dal dono di Dio, e da qui essersi fatto ampio spazio per i suoi piedi nella pienezza della carità. Donde deriva dunque questa tribolazione se non probabilmente dal fatto che il Signore dice: poiché abbonderà l’iniquità, si raggelerà la carità di molti 2? La Chiesa, infatti, dapprima sostenuta da un piccolo numero di Santi, come se fossero state gettate le reti, si è moltiplicata e sono stati pescati innumerevoli pesci, dei quali era stato predetto: L’ho annunziato e detto: si sono moltiplicati oltre ogni numero 3; fino al punto quasi da affondare le barche, e da strappare le reti, come si narra riguardo a quella prima pesca 4, avvenuta prima della Passione del Signore. Da queste moltitudini dunque si sono tanto accumulati che a Pasqua si riempiono le chiese al punto che la ristrettezza delle loro pareti non può contenere la folla di questi. Ma come può [il Salmista] non soffrire riguardo a questa moltitudine, quando vede che riempiono i teatri e gli anfiteatri quegli stessi che poco prima hanno riempito le chiese? che sono immersi nella corruzione quegli stessi che poco prima erano dediti alle lodi di Dio? che bestemmiano Dio quei medesimi che rispondevano Amen, ringraziando Dio? Insista, perseveri, non venga meno anche nella folla copiosa degli iniqui, poiché neppure il grano viene meno tra la moltitudine della paglia fino a quando, dopo la vagliatura, non sarà posto nel granaio ove sarà in società con i santi, onde non soffrire più alcuna impurità della polvere. Perseveri dunque, perché anche il Signore, pur avendo detto: poiché abbonderà l’iniquità si raggelerà la carità di molti (affinché, essendo stata preannunciata questa abbondanza di male, non cadano né vacillino i nostri piedi), ha aggiunto subito che avrebbe sollevato, consolato e consolidato i fedeli, dicendo: chi avrà perseverato fino alla fine questi sarà salvo 5.

Perché si adira la Chiesa.

3. Vedi dunque costui collocato – come a me sembra – nella tribolazione. Invero, dato che è collocato nella tribolazione, quasi dovesse dolersi (la tribolazione infatti comporta un adeguato dolore) si dice adirato nella tribolazione e prorompe: abbi pietà di me, o Signore, perché sono afflitto; turbato è nell’ira il mio occhio. Se stai tribolando perché ti adiri? Si adira per i peccati altrui. Chi non si adirerebbe vedendo che gli uomini confessano Dio con la bocca, e lo negano coi costumi? Chi non si adirerebbe vedendo gli uomini rinunziare al secolo a parole e non a fatti? Chi non si adirerebbe vedendo i fratelli che insidiano i fratelli e non serbano fede al bacio che si scambiano durante i misteri di Dio? E chi può e numerare tutte le ragioni per le quali si adira il Corpo di Cristo, che nell’intimo vive dello Spirito di Cristo, che geme come grano in mezzo alla paglia? A stento infatti appaiono coloro che così gemono, che così si adirano, come a stento si può scorgere il grano quando è trebbiato sull’aia. Chi non sa quante spighe sono state poste, crede che tutto sia paglia; e da ciò che è considerato tutto paglia, ne uscirà poi purificata una grande massa. Per questi dunque, che non appaiono e gemono, si adira colui che altrove dice: lo zelo per la tua casa mi divora 6. E anche in un altro passo, poiché vede molti compiere il male, dice: mi prese tedio per i peccatori che abbandonano la tua legge 7. E ancora, in un altro passo: vidi gli insensati e mi consumavo 8.

L’ira e l’odio.

4. Ma c’è da temere che questa ira giunga a esser tanta da convertirsi in odio. L’ira infatti non è ancora odio; tu ti adiri con tuo figlio, e certo non odi il tuo figlio: conservi l’eredità a colui che ti sente adirato. Anzi, proprio per questo ti adiri, perché non dissipi, vivendo male con costumi corrotti, ciò che tu gli hai riserbato. L’ira, dunque, non è ancora odio: non ancora odiamo coloro con i quali ci adiriamo; ma se questa ira rimarrà e non sarà rapidamente divelta, crescerà e diventerà odio. Proprio perché si sradichi l’ira appena nata, e non si converta, in odio, la Scrittura ci insegna dicendo: non tramonti il sole sulla vostra ira 9. Tu trovi talvolta un fratello che nutre odio e rimprovera un altro che si adira; in lui c’è odio e nell’altro corregge l’ira; ha una trave nel suo occhio e rimprovera la pagliuzza nell’occhio del suo fratello 10. Ma questa pagliuzza e ramoscello, se non viene presto divelta, diverrà una trave. Peraltro non dice qui: si è spento il mio occhio per l’ira, ma dice: È turbato. Se si fosse già spento si tratterebbe di odio, non più di ira. Osserva perché si è spento l’occhio di chi odia. Dice infatti Giovanni: chi odia il fratello suo è tuttora nelle tenebre 11. Prima di andare nelle tenebre, l’occhio si è turbato nell’ira; ma dobbiamo stare attenti perché l’ira non si converta in odio e l’occhio non finisca per esser cieco. Qui pertanto il Salmista dice: turbato è per l’ira il mio occhio, l’anima mia e il mio ventre, cioè sono turbate le mie viscere; il ventre sta appunto per viscere. Talvolta infatti ci si può adirare, ma non manifestarlo apertamente, con gli iniqui, i perversi, con coloro che deviano dalla legge e vivono nel male. Quando ci adiriamo e non possiamo farlo apertamente, si turbano le nostre viscere. Tanta infatti è a volte la loro perversità, che non si può neppure correggere.

5. [v 11.] Poiché è venuta meno nel dolore la mia vita, e i miei anni nei gemiti. È venuta meno – dice – nel dolore la mia vita. E l’Apostolo: Ora sì viviamo, se voi rimanete saldi nel Signore 12. Tutti coloro che sono perfetti, in forza del Vangelo e della grazia di Dio, non vivono qui se non per gli altri; poiché la loro vita in questo secolo non è più loro necessaria. Ma poiché la loro dedizione è necessaria agli altri, avviene in essi quanto dice il medesimo Apostolo: Bramo dissolvermi ed essere con Cristo, cosa di gran lunga migliore; ma il rimanere nella carne è necessario per voi 13. Ma quando uno vede che dalla sua dedizione, dalle sue fatiche, dalla sua predicazione, gli uomini non traggono profitto, la vita dell’uomo si debilita per l’indigenza. Indigenza e fame veramente penose, poiché, in certo modo, la Chiesa si nutre di coloro che noi guadagnamo al Signore. In che senso si nutre? Perché li assorbe nel suo Corpo. Infatti tutto ciò che noi mangiamo lo assorbiamo nel nostro corpo. Così opera la Chiesa per mezzo dei santi: ha fame di coloro che vuole guadagnare e quando in qualche modo li ha guadagnati, in un certo senso si nutre per essi. Pietro rappresentava la Chiesa, quando a lui discese dal Cielo la grande piastra piena di ogni specie di animali quadrupedi, di serpenti e di uccelli, nei quali generi erano raffigurate tutte le genti. Il Signore prefigurava la Chiesa, che avrebbe divorato tutte le genti incorporandole a sé; disse dunque a Pietro: Uccidi e mangia 14. O Chiesa (cioè Pietro, perché sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa 15), uccidi e mangia; prima uccidi e poi mangia: uccidi ciò che essi sono e trasformali in ciò che tu sei. Quando dunque è predicato il Vangelo e colui che lo predica vede che gli uomini non ne traggono profitto, come può il predicatore non gridare: poiché nel dolore è venuta meno la mia anima, e gli anni miei nei gemiti. Indebolito è nella necessità il mio vigore, e le mie ossa si sono turbate? Questi anni nostri che qui trascorriamo sono in mezzo ai gemiti. Perché? Perché ha abbondato l’ingiustizia e si è raggelata la carità di molti. Nei gemiti, non nelle voci chiare; quando la Chiesa vede molti precipitare nel male, reprime in se stessa i suoi gemiti e dice a Dio: non ti è nascosto il mio gemito 16. Queste parole sono dette in un altro salmo ma ben si adattano anche qui, esse significano: anche se il mio gemito è nascosto agli uomini, a te non è nascosto. Indebolito è nella necessità il mio vigore, e le mie ossa si sono turbate. Di questa necessità già abbiamo parlato: nelle ossa si intendono gli intrepidi della Chiesa, i quali, anche se non sono scossi dalle persecuzioni degli estranei, sono tuttavia turbati dalle ingiustizie dei fratelli.

La cattiva condotta di molti cristiani.

6. [v 12.] Sono divenuto l’obbrobrio di tutti i miei nemici; e soprattutto dei miei vicini, e motivo di timore per chi mi conosce. Son divenuto l’obbrobrio di tutti i miei nemici: chi sono i nemici della Chiesa? I Pagani, i Giudei? Peggio di tutti vivono i cattivi cristiani. Vuoi vedere in che modo vivono peggio di tutti, i cattivi cristiani? Di loro parla il profeta Ezechiele, paragonandoli ai tralci inutili 17. Supponi che i pagani siano gli alberi selvatici che stanno fuori della Chiesa: di essi si può fare ancora qualche cosa; allo stesso modo per cui dagli alberi atti a esser lavorati si trae il legno adatto per l’artigiano, e, anche se è nodoso, ricurvo e con spessa corteccia, tuttavia scortecciato, lavorato con l’ascia e spianato, può servire a qualche costruzione utile all’uomo. Ma con i rami già tagliati e ormai secchi, gli artigiani non possono far niente; son buoni soltanto per il fuoco. Fate attenzione, fratelli. Mentre all’albero selvatico si preferisce ovunque il ramo ancora attaccato alla vite, in quanto il ramo dà frutti, mentre non ne dà l’albero selvatico, tuttavia, quando il tralcio è tagliato dalla vite, se lo si paragona all’albero selvatico si comprende che questo è migliore, perché da esso l’artigiano può trarre qualcosa, mentre si cerca il ramo secco soltanto per il fuoco. Orbene, osservando la moltitudine di coloro che vivono male nella Chiesa, per tutti i miei nemici – dice – sono divenuto un obbrobrio. Peggiori, dice, son coloro che vivon male nei miei sacramenti, di coloro che ad essi non si sono mai accostati. Perché non dovremmo dirlo chiaramente nella nostra lingua, almeno quando esponiamo il salmo? E se forse in altri tempi non oseremmo dirlo, che almeno la necessità dell’esposizione arrechi la libertà di correggere. Sono l’obbrobrio – dice – di tutti i miei nemici. Di costoro afferma l’apostolo Pietro: La loro condizione ultima è divenuta peggiore della prima; meglio infatti sarebbe stato per loro non conoscere la via della giustizia piuttosto che, dopo averla conosciuta, ritrarsi indietro dal santo comandamento che a loro è stato dato. Dicendo: meglio sarebbe stato per loro non conoscere la via della giustizia, non reputò forse che sono migliori i nemici che stanno fuori, di quelli che dentro vivono male, e per i quali è oppressa e rattristata la Chiesa? Meglio – dice – sarebbe stato per loro non conoscere la via della giustizia piuttosto che, dopo averla conosciuta, ritrarsi indietro dal santo comandamento che a loro è stato dato. Osserva infine a quale orribile cosa li ha paragonati: Si è verificato per loro il detto del verace proverbio: il cane tornò al suo vomito 18. Orbene siccome di gente siffatta sono piene le chiese, non è forse con grande verità che qui dicono quei pochi, o meglio nella voce di pochi dice la stessa Chiesa: per tutti i miei nemici sono divenuto un obbrobrio, e soprattutto per i miei vicini; e motivo di timore per chi mi conosce? Sono diventato troppo obbrobrioso per i miei vicini, cioè per coloro che già si avvicinavano a me per credere; ossia i miei vicini si sono troppo spaventati di fronte alla malvagia vita dei cattivi e falsi cristiani. Avete mai pensato, fratelli miei, quanti vorrebbero essere cristiani, ma sono scandalizzati dai cattivi costumi cristiani? Questi sono appunto i vicini che già si accostavano, ma ad essi noi siamo apparsi un obbrobrio troppo grande!

7. [v 12.] Son divenuto motivo di timore per chi mi conosce. Cosa c’è tanto da temere? Dice: motivo di timore sono diventato per chi mi conosce. Che c’è tanto da temere per l’uomo quanto il vedere molti dai quali si sperava bene, vivere male e giacere in molteplici azioni disoneste? Perciò teme che siano di tal genere coloro che credeva buoni, e sospetta male di quasi tutti i buoni. Quale uomo? E come è caduto? Come è stato trovato in quella turpitudine, in quel delitto, in quella cattiva azione? E credi che non siano tutti così? Questo è il timore di quelli che mi conoscono, cosicché, anche per coloro che ci conoscono, il più delle volte siamo in sospetto. E se non ti consolasse ciò che sei, se sei qualcosa, non crederesti che esista un altro simile. La coscienza, quale che sia, consola l’uomo, in modo che l’uomo che vive bene dica a se stesso: o tu che ora temi che tutti siano così, sei tu tale? Risponderà la coscienza: non sono così. Ebbene, se non lo sei, sei forse il solo? Stai attento che non sia peggiore questa superbia di quella malvagità. Non dire quindi che tu sei il solo. Infatti anche Elia, un tempo, scoraggiato per la moltitudine degli empi disse: Hanno ucciso i tuoi profeti, hanno rovesciato i tuoi altari, ed io sono rimasto solo e reclamano la mia vita. Ma che gli risponde l’oracolo divino? Mi sono riservato settemila uomini, che non hanno piegato le ginocchia davanti a Baal 19. Dunque, fratelli, di fronte a tutti questi scandali, uno solo è il rimedio, non pensare male del tuo fratello. Con umiltà sforzati di essere quello che vorresti che fosse lui, e non penserai che egli è quello che tu non sei. Ma tuttavia ci sia pure un certo timore nei confronti di coloro che si conoscono ed anche di quelli che si conoscono bene.

L’oscurità delle profezie.

8. Coloro che mi vedevano sono fuggiti via da me. Era da perdonarsi se fossero fuggiti lontano da me coloro che non mi vedevano: ma anche coloro che mi vedevano sono fuggiti via da me. Ma se quelli che non mi vedevano sono fuggiti fuori da me (e non dovremmo dire che sono fuggiti fuori, perché prima non erano dentro; infatti se fossero stati dentro avrebbero visto me, cioè avrebbero conosciuto il Corpo di Cristo, avrebbero conosciute le membra di Cristo, avrebbero conosciuta l’unità di Cristo), molto più degno di pianto, molto più intollerabile è il fatto che molti che mi hanno visto sono fuggiti fuori da me, ossia che coloro che hanno conosciuto che cosa sia la Chiesa, sono usciti fuori ed hanno fondato eresie e scismi, contro la Chiesa. Ad esempio trovi oggi un uomo che è nato nella setta di Donato, non sa che cosa sia la Chiesa, è fedele alla setta in cui è nato: non strappi a lui un’abitudine che ha succhiato insieme con il latte della nutrice. Ma dammi, dammi uno che ogni giorno si nutre delle Scritture, che legge, che predica: è possibile che quivi non veda: chiedi a me, e ti darò le genti in tua eredità, e in tuo possesso i confini della terra 20? È possibile che quivi non legga: si ricorderanno, e si convertiranno al Signore tutti i confini della terra e adoreranno al suo cospetto tutte le stirpi delle Genti 21? Se qui scorgi l’unità di tutto il mondo, perché fuggi fuori, non solo patendo tu stesso la cecità, ma anche provocandola agli altri? Quelli che mi vedevano, cioè che sapevano che cosa sia la Chiesa, che già la contemplavano nelle Scritture, sono fuggiti fuori da me. Credete infatti, fratelli miei, che tutti coloro che hanno fondato eresie nelle diverse parti del mondo non sapessero dalle Scritture divine che è stata profetizzata la diffusione della Chiesa in tutto il mondo? Con ragione dico alla vostra Carità: certamente siamo tutti cristiani, o almeno tutti siamo detti cristiani e tutti ci segnamo con il segno di Cristo; più velatamente i Profeti hanno parlato di Cristo che della Chiesa, penso perché vedevano in spirito che contro la Chiesa gli uomini avrebbero fondato sette, e, mentre intorno a Cristo non avrebbero dovuto sostenere tante lotte, a motivo della Chiesa avrebbero suscitato grandi contese. Perciò riguardo a quello per cui si sarebbero accese le più grandi liti, più chiaramente è stato predetto e più apertamente è stato profetato, perché valga a condanna di coloro che hanno visto e se ne sono fuggiti fuori.

9. Ricorderò un solo fatto a titolo di esempio. Abramo fu nostro padre, non per la propagazione della carne, ma per la imitazione della fede; nella sua giustizia piacendo a Dio per la fede ebbe il figlio Isacco, che gli era stato promesso, dalla sterile moglie Sara mentre era già nella vecchiaia 22; quando gli fu comandato di immolare a Dio quel figlio stesso, non esitò, non fece obiezioni, e neppure discusse l’ordine di Dio né giudicò malvagio ciò che il Bene Sommo aveva potuto ordinargli. Condusse perciò il figlio suo per immolarlo, gli caricò sulle spalle la legna per il sacrificio, giunse nel luogo prescelto, levò la destra per colpirlo, e si fermò solo perché glielo vietò colui per il cui ordine aveva alzato il braccio 23: colui che per obbedienza era stato pronto a uccidere, per obbedienza risparmiò la vita; sempre obbediente, mai esitante; e tuttavia, per compiere il sacrificio e non andarsene senza aver versato il sangue, trovato un ariete impigliato con le corna nella siepe, quello immolò e fu compiuto il sacrificio. Indaga che cosa significa tutto questo: avvolta nei misteri sta la figura di Cristo. Infine, per farla apparire si discute e perché si manifesti si esamina, in modo che quanto è nascosto sia rivelato. Isacco, figlio unico diletto, è figura del Figlio di Dio, e porta su di sé la legna, come Cristo ha portato sulle spalle la croce 24. Quindi anche lo stesso ariete raffigura Cristo. Che significa infatti essere impigliato con le corna, se non essere, in un certo qual modo, crocifisso? È dunque questa una figura di Cristo. E subito doveva essere predicata la Chiesa, poiché, preannunziato il Capo, doveva essere annunziato anche il Corpo: ha cominciato lo Spirito di Dio, ha cominciato Dio a voler annunziare la Chiesa ad Abramo, e ne fece apparire la figura. In senso figurato annunziava Cristo, e in modo aperto annunziò la Chiesa; dice infatti ad Abramo: poiché hai obbedito alla mia voce e non hai risparmiato il tuo figlio diletto per causa mia, benedicendo ti benedirò, e moltiplicando moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo, come la sabbia del mare, e saranno benedette nel tuo nome tutte le genti della terra 25. E quasi ovunque Cristo è annunziato dai Profeti [avvolto] come nell’involucro del mistero, mentre la Chiesa è preannunziata apertamente; in modo che la vedano anche coloro che si porranno contro di lei, e si adempia in essi la malvagità che è profetizzata in questo salmo: coloro che mi vedevano sono fuggiti fuori da me. Da noi sono usciti ma non erano dei nostri 26; questo ha detto di loro l’apostolo Giovanni.

10. [v 13.] Sono stato dimenticato, come se fossi morto, dal cuore. Sono stato dimenticato, sono caduto in oblio, si sono scordati di me coloro che mi avevano visto; si sono dimenticati di me, se ne sono talmente dimenticati che sono come morto dal loro cuore. Sono stato dimenticato come se fossi morto dal [loro] cuore; sono divenuto come un vaso spezzato. Che vuol dire sono divenuto come un vaso spezzato? Vuol dire che si affaticava senza giovare a nessuno: si è accorto di essere come un vaso che non giova a niente, e quindi si è considerato quasi un vaso spezzato.

Confidare solo in Dio anche in mezzo agli scandali.

11. [v 14.] Perché ho udito l’ingiuria di molti che mi dimorano attorno. Molti abitano attorno a me, ed ogni giorno mi ingiuriano. Quanto male dicono contro i cattivi cristiani, e tali maledizioni ricadono su tutti i cristiani! Dice forse, colui che maledice o che rimprovera i cristiani: ecco cosa fanno i cristiani non buoni? No, dice: ecco che cosa fanno i cristiani; non separa, non distingue. Tuttavia dicono queste cose coloro che abitano attorno, che cioè girano intorno ma non entrano. Perché girano intorno ma non entrano? Perché amano la ruota del tempo; non entrano nella verità perché non amano l’eternità; sono dediti alle faccende temporali quasi fossero legati ad una ruota, e di essi altrove è detto: poni i loro principi come una ruota 27; e ancora: vanno intorno gli empi 28. Riunendosi essi contro di me hanno tenuto consiglio per prendere l’anima mia. Che vuol dire hanno tenuto consiglio per prendere l’anima mia? Perché io acconsenta alla loro malvagità. Infatti, per coloro che maledicono e non entrano, è poco non entrare: con le loro calunnie vogliono fare uscire da qui anche gli altri. Se ti fecero uscire dalla Chiesa, hanno preso la tua anima, hanno cioè ottenuto il tuo consenso: e tu ti troverai vagante e non nella tua dimora.

12. [v 15.] Ma io, tra tutti questi obbrobri, tra questi scandali, tra questi mali, tra queste seduzioni – esternamente iniquità e all’interno perversità -, avendo posto mente a uomini giusti e avendone cercati, e non avendo trovato chi imitare, che cosa ho fatto? Quale decisione ho preso? Ma io in te ho sperato, o Signore. Niente di più salutare, niente di più sicuro. Tu volevi imitare non so chi, ed hai trovato uno tutt’altro che buono; lascia perdere questa imitazione. Ne hai cercato un altro, e non so perché ti è dispiaciuto; un terzo ne hai cercato e anche quello non ti è piaciuto; forse perché questo e quell’altro non ti piacciono perirai anche tu? Non rivolgere dunque la tua speranza negli uomini, perché è maledetto chiunque ripone la sua speranza nell’uomo 29. Se guardi ancora all’uomo, se cerchi ancora di imitarlo, di dipendere da lui, ancora vuoi essere nutrito con il latte; e diventerai come un fanciullo sempre attaccato alle mammelle, come sono chiamati i bambini che a lungo succhiano, il che è sconveniente. Perché, nutrirsi con il latte come volendo alimentarsi attraverso un altro corpo, è la stessa cosa che vivere per mezzo di un altro uomo. Sii invece all’altezza di sedere a mensa, e di qui prendi ciò che egli ha preso, o che forse non ha preso. Forse a tuo vantaggio sei incappato in un male, che tu credevi un bene, così come nel seno materno hai trovato qualcosa di amaro, e da tale amarezza sei stato respinto, sì da essere condotto a cercare un cibo più solido. Appunto così fanno le nutrici con i fanciulli troppo attaccati alle mammelle, ponendo qualcosa di amaro sui loro capezzoli: disgustati da ciò i piccoli si allontanano dal seno e desiderano la mensa. Dica dunque: ma io in te ho sperato, o Signore; ho detto: tu sei il mio Dio. Tu sei il mio Dio; se ne vada Donato, se ne vada Ceciliano, né quello né questo sono il mio Dio. Non cammino nel nome di un uomo, mi tengo al nome di Cristo. Ascolta Paolo stesso che dice: forse che Paolo è stato crocifisso per voi, oppure siete stati battezzati in nome di Paolo? 30 Perirei se fossi del partito di Paolo: e come potrei non morire se fossi della setta di Donato? Si allontanino dunque i nomi umani, i delitti umani, le finzioni umane. In te, o Signore, ho sperato; ho detto: tu sei il mio Dio. Non un uomo qualunque, ma tu sei il mio Dio. Un altro può venire meno, un altro può progredire; il mio Dio non viene meno né si accresce; non ha di che perfezionarsi il Perfetto, né ha modo di venir meno l’Eterno. Ho detto al Signore: tu sei il mio Dio.

Gratuità della grazia.

13. [v 16.] Nelle tue mani sono le mie sorti. Non nelle mani degli uomini, ma nelle tue mani. Quali sono queste sorti? E perché sorti? Sentendo infatti il nome di sorti, non dobbiamo pensare ai sortilegi. La sorte infatti non è qualcosa di male; ma è cosa che nel dubbio umano indica la volontà divina. Infatti gli Apostoli tirarono a sorte, quando Giuda, dopo aver tradito il Signore, si uccise e, come di lui sta scritto, se ne andò al luogo da lui scelto. Si cominciò allora a cercare chi poteva essere nominato al suo posto. Due discepoli furono eletti secondo il giudizio umano, e uno dei due eletto secondo il giudizio divino; si consultò Dio riguardo ai due per sapere chi voleva tra essi, e cadde la sorte sopra Mattia 31. Che significa dunque nelle tue mani sono le mie sorti? Chiama sorti, a quanto credo, la grazia nella quale siamo salvati. Perché chiama la grazia di Dio con il nome di sorte? Perché nella sorte non c’è elezione, ma la volontà di Dio. Infatti quando si dice: questi fa, quest’altro non fa, si considerano i meriti: e dove si considerano i meriti c’è una scelta, non la sorte. Ma poiché Dio non ha trovato nessun nostro merito, per la sorte della sua volontà ci ha fatti salvi, perché lo ha voluto, non perché ne eravamo degni. Questa è la sorte. A ragione quella tunica del Signore tessuta dall’alto in basso 32, che significa l’eternità dell’amore, fu tirata a sorte perché non poteva essere divisa dai persecutori; e in coloro che la ebbero in sorte prefigurò quelli che appaiono conseguire la sorte dei santi. Dalla grazia siete stati salvati per la fede, e questo non da voi (ecco la sorte); e questo non da voi, ma è dono di Dio. Non per le opere (quasi che voi aveste agito così bene da meritarvi di giungere a questo) non per le opere, affinché nessuno si inorgoglisca. Ma noi siamo fattura di lui, creati in Gesù Cristo in vista delle opere buone 33. Questa sorte, in qualche modo celata, è la volontà di Dio; nel genere umano vi è una sorte, che procede dalla occulta volontà di Dio, presso il quale non vi è iniquità 34. Egli infatti non guarda alle persone, ma la occulta giustizia di lui è per te la sorte.

14. Presti dunque ascolto la vostra Carità, ed osservate come tutto questo sia confermato dall’apostolo Pietro. Quando quel Simon mago battezzato da Filippo si unì a lui, credendo ai miracoli divini compiuti al suo cospetto, vennero gli Apostoli a Samaria, dove appunto anche quel mago aveva creduto e dove era stato battezzato; e gli Apostoli imposero le mani sugli uomini battezzati, e questi ricevettero lo Spirito Santo e cominciarono a parlare le lingue. Simone, meravigliato e stupefatto da tanto divino miracolo, per cui mediante l’imposizione di mani umane lo Spirito Santo era disceso e aveva ricolmato gli uomini, desiderò non questa grazia ma questo potere, e non per essere liberato, ma per essere esaltato. Non appena si manifestò questo desiderio e riempirono il suo cuore la superbia, l’empietà diabolica e l’orgoglio degno di essere abbattuto, disse agli Apostoli: Quanto denaro volete ricevere da me, affinché anche per l’imposizione delle mie mani gli uomini ricevano lo Spirito Santo? Colui che ricercava i beni terreni, che abitava all’esterno [della Chiesa], credette di poter comprare con il denaro il dono di Dio. Egli che ritenne di poter comprare col denaro lo Spirito Santo, stimò avidi anche gli Apostoli, così come egli stesso era empio e superbo. Subito Pietro gli rispose: il tuo denaro vada in perdizione con te, poiché hai creduto di poter comprare con il denaro il dono di Dio. Non c’è per te parte né sorte in questa fede 35; tu non hai cioè niente a che fare con questa grazia che tutti noi riceviamo gratuitamente, dato che tu pensi di comprare con denaro ciò che è dato gratuitamente. Perché data gratuitamente è chiamata sorte: non c’è per te parte né sorte in questa fede. Ho detto queste cose affinché non siamo presi da timore per il fatto che qui si dice: nelle tue mani sono le mie sorti. Che cosa sono dunque queste sorti? L’eredità della Chiesa. Fin dove giunge l’eredità della Chiesa? E tra quali confini è delimitata? Fino a tutti i confini: ti darò le genti in tua eredità, e in tuo possesso i confini della terra 36. Non mi prometta dunque l’uomo non so quale particella: Dio mio, nelle tue mani sono le mie sorti. Basti ormai alla Carità vostra: quanto resta lo completeremo domani nel Nome di Dio e con il Suo aiuto.

Citazioni Bibliche

1 – 1 Cor 12, 26.

2 – Mt 24, 12.

3 – Sal 39, 6.

4 – Cf. Lc 5, 6.

5 – Mt 24, 13.

6 – Sal 68, 10.

7 – Sal 118, 53.

8 – Sal 118, 158.

9 – Ef 4, 26.

10 – Cf. Mt 7, 3.

11 – 1 Gv 2, 11.

12 – 1 Ts 3, 8.

13 – Fil 1, 23 24.

14 – At 10, 13.

15 – Cf. Mt 16, 18.

16 – Sal 37, 10.

17 – Ez 15, 2.

18 – 2 Pt 2, 20-22.

19 – 1 Re 19, 10; Rm 11, 3 4.

20 – Sal 2, 8.

21 – Sal 21, 28.

22 – Cf. Gn 21, 2.

23 – Cf. Gn 22, 3.

24 – Cf. Gv 19, 17.

25 – Gn 22, 16 17.

26 – 1 Gv 2, 19.

27 – Sal 82, 14.

28 – Sal 11, 9.

29 – Cf. Ger 17, 5.

30 – 1 Cor 1, 13.

31 – At 1, 26.

32 – Cf. Gv 19, 23.

33 – Ef 2, 8-10.

34 – Cf. Rm 9, 14.

35 – At 8, 13-21.

36 – Sal 2, 8.

SULLO STESSO SALMO 30

ESPOSIZIONE II

Discorso 3

1. Ciò che resta del salmo, cui abbiamo già dedicato due sermoni, è poco più che la terza parte, e pensiamo di dover oggi soddisfare il nostro debito. Chiedo quindi alla Carità vostra di concederci volentieri di non trattenerci a lungo sulle sue espressioni più facili, onde poterci soffermare su quelle cose che è necessario spiegare. Sono infatti molte le cose che si presentano spontaneamente all’animo dei fedeli, molte sono quelle che hanno bisogno solo di una breve esortazione; ma ve ne sono alcune, certamente più rare, sulle quali c’è da sudare perché possano essere comprese. Orbene, affinché il tempo sia sufficiente alle nostre e alle vostre forze, vedete quanto chiare son queste cose e con noi ancor meglio intendetele, e in esse lodate con noi il Signore. E se il salmo prega, pregate; se geme, gemete; se ringrazia, gioite; se spera, sperate; se teme, temete. Perché tutte le cose che qui sono state scritte sono il nostro specchio.

Pregare per i nemici.

2. [v 16.] Liberami dalle mani dei miei nemici e da quelli che mi perseguitano. Diciamolo e ciascuno così dica dei suoi nemici. È cosa buona, e dobbiamo pregare affinché Dio ci liberi dalle mani dei nostri nemici. Ma dobbiamo capire che vi sono nemici per i quali dobbiamo pregare, e altri contro i quali dobbiamo pregare. I nostri nemici di questa terra, quali che siano, non devono essere odiati; quando un uomo vuole del male a colui che gli fa del male, ambedue diventano malvagi. Ma piuttosto il buono ami anche colui dal quale soffre il male, e così almeno uno solo sarà il malvagio. Il diavolo e i suoi angeli, ecco i nemici contro i quali dobbiamo pregare: costoro invidiano a noi il Regno dei Cieli, costoro non vogliono che noi ascendiamo là da dove essi sono stati scacciati: preghiamo che da costoro sia liberata la nostra anima. Infatti anche quando sono degli uomini ad accanirsi contro di noi, è perché son divenuti loro strumenti. Per questo l’apostolo Paolo, ammonendoci su quanto dobbiamo essere prudenti contro i nemici, dice ai servi di Dio che subivano tribolazioni, cioè violenze, ingiustizie, e inimicizie da parte degli uomini: Non dovete lottare contro la carne e il sangue, ossia contro gli uomini, ma contro i principi e le potestà e i reggitori dei mondo 1. Di quale mondo? Del cielo e della terra? Niente affatto. Il reggitore di questo mondo altri non è che il Creatore. Allora che cosa chiama mondo? Quelli che amano il mondo. Infatti continua e spiega: quando dico del mondo, intendo di queste tenebre. Ma di quali tenebre se non dell’infedeltà e dell’empietà? Infatti anche agli infedeli e agli empi, divenuti fedeli e pii, così si rivolge l’Apostolo stesso: foste un tempo tenebre, ma ora siete luce nel Signore 2. Il vostro combattimento dunque, egli dice, si svolge contro gli spiriti della malvagità che sono nei cieli, contro il diavolo e gli angeli suoi 3: non vedete i vostri nemici eppure li vincete. Liberami dalle mani dei miei nemici; e da coloro che mi perseguitano.

Lo scandalo dei cattivi cristiani.

3. [v 17.] Fa’ risplendere il tuo volto sopra il tuo servo, salvami nella tua misericordia. Quanti della Carità vostra eran presenti all’esposizione di ieri, ricorderanno che dicevamo che perseguitano la Chiesa soprattutto quei cristiani che non vogliono vivere bene. È proprio per causa loro che la Chiesa è ricoperta di vergogna e patisce dissensioni; quando sono rimproverati, quando non è loro permesso di vivere male, quando con loro si discute, rimuginano cose cattive nel loro cuore e cercano l’occasione di effettuarle. Fra costoro geme il Salmista, e, se vogliamo, siamo anche noi; perché essi sono molti, e in mezzo alla loro massa a stento sono visibili i buoni, come il grano sull’aia, di cui, quando sarà stato purificato, saranno riempiti i granai del Signore 4. Dunque, gemendo tra costoro dice: Fa’ risplendere il tuo volto sopra il tuo servo. Sembra infatti che ci sia una certa confusione, dato che tutti si dicono cristiani, sia quelli che vivono bene sia quelli che vivono male: tutti sono contrassegnati da un unico carattere, tutti accedono ad uno stesso altare, tutti sono lavati dallo stesso battesimo, tutti pronunziano la medesima “orazione domenicale”, tutti prendono parte alla celebrazione degli stessi misteri. Come potranno distinguersi coloro che gemono e coloro per i quali si geme, se il Signore non farà risplendere la sua faccia sul suo servo? Che significa dunque: fa’ risplendere il tuo volto sopra il tuo servo? Sia manifesto che a te appartengo, e non possa dire anche il cristiano empio di essere tuo; perché solo così non avrò detto invano le parole di quel salmo: giudicami, o Dio, e distingui la mia causa dalla gente non santa 5. Ciò che dice là: distingui la mia causa, dice anche qui: fa’ risplendere il tuo volto sopra il tuo servo. E tuttavia, per evitare egli stesso di insuperbirsi, e quasi non sembri giustificarsi, continua dicendo: salvami nella tua misericordia, cioè salvami non nella mia giustizia, non per i miei meriti, ma nella tua misericordia; non perché io ne sono degno, ma perché tu sei misericordioso. Non mi ascoltare secondo la severità del giudice, ma secondo la grande misericordia della tua bontà. Salvami nella tua misericordia.

Come invocare Dio.

4. [v 18.] Signore, che io non sia confuso perché ti ho invocato. Fa valere una forte ragione: che io non sia confuso perché ti ho invocato. Vuoi tu che sia confuso colui che ti ha invocato? Vuoi che si dica: dov’è Colui dal quale tanto si è ripromesso? Ma chi, anche tra gli stessi empi, non invoca Dio? A meno dunque che non dica in un certo modo personale: ti ho invocato, in modo che l’invocazione non possa essere comune a molti, in nessun modo, per il solo fatto di invocare, potrebbe osare di attendersi un tale favore. Infatti potrebbe rispondergli il Signore nel suo pensiero: perché mi chiedi di non essere confuso? Per quale ragione? Perché mi hai invocato? Forse che ogni giorno gli uomini non mi invocano, magari per realizzare gli adulteri che bramano? Forse che ogni giorno gli uomini non mi invocano affinché muoiano coloro dai quali aspettano l’eredità? Forse che ogni giorno non mi invocano gli uomini che tramano una frode, per poterla compiere con esito felice? Bell’argomento per ottenere una grande ricompensa, il dire: che io non sia confuso perché ti ho invocato! Certo, anche quelli invocano, ma non invocano Te. Tu invochi Dio, quando chiami Dio in te. Perché questo è invocarlo, chiamarlo in te, in certo modo invitarlo nella casa del tuo cuore. Ma non oseresti invitare un così grande Capo di casa, se tu non sapessi di avergli preparato l’accoglienza. Infatti, se il Signore ti dicesse: ecco, mi hai invocato, vengo da te, ma dove entrare? Sopporterò tanta sporcizia della tua coscienza? Se tu invitassi in casa tua il mio servo, non ti preoccuperesti forse prima di ripulirla? Mi invochi nel tuo cuore, ed esso è pieno di rapine. Il cuore dove Dio è invocato, è pieno di bestemmie, pieno di pensieri impuri, pieno di frodi, pieno di desideri malvagi, e tu mi invochi! Di costoro infatti, che cosa dice il salmo in un altro passo? Non hanno invocato il Signore 6. L’hanno certo invocato, e tuttavia non lo hanno affatto invocato. Questo sia detto di sfuggita, dato che è sorta la questione in che modo possa esigere tanta ricompensa l’uomo che adduce un solo merito, dicendo perché ti ho invocato. La questione è sorta perché vediamo che Dio è invocato da moltissimi malvagi; non si può dunque passare oltre. Dico allora in breve all’uomo avaro: invochi Dio? Perché invochi Dio? Perché mi dia guadagno. Invochi dunque il guadagno, non Dio. Poiché non puoi ottenere questo guadagno che brami tramite il tuo servo, tramite il tuo fattore, tramite il tuo cliente, il tuo amico, il tuo compagno, allora invochi Dio e fai Iddio ministro del tuo guadagno; per te Dio vale poco. Vuoi invocare Dio? Invocalo gratuitamente. O avaro, è forse poco per te, se ti viene a riempire lo stesso Dio? Se Dio viene a te senza oro, senza argento, tu non lo vuoi? Che cosa dunque può bastarti delle cose che Dio ha fatto, se Dio stesso non ti basta? Dunque a ragione questi prega: che io non sia confuso, perché ti ho invocato. Invocate il Signore, fratelli, se non volete essere confusi. Questi teme quella confusione della quale ha parlato poco prima in questo salmo: in te, o Signore, ho sperato; che io non sia confuso in eterno 7. Infatti, affinché sappiate che teme questa confusione, che cosa aggiunge, dopo aver detto: che io non sia confuso in eterno, perché ti ho invocato? Arrossiscano gli empi, e siano trascinati all’inferno. Si tratta dunque della confusione eterna.

Il disprezzo verso Cristo.

5. [v 19.] Ammutoliscano le labbra ingannatrici, che proferiscono iniquità contro il giusto con superbia e disprezzo. Questo giusto è Cristo: molte labbra proferiscono iniquità contro di Lui con superbia e disprezzo. Perché con superbia e disprezzo? Perché è apparso degno di disprezzo ai superbi Colui che è venuto tanto umile. Non vuoi che sia disprezzato da coloro che amano gli onori Colui che ha ricevuto tante offese? Non vuoi che sia disprezzato da coloro che tengono in gran conto questa vita Colui che è morto? Non vuoi che sia disprezzato da coloro che ritengono come un’infamia la morte in croce Colui che è stato crocifisso? Non vuoi che sia disprezzato dai ricchi Colui che condusse vita povera nel mondo, pur essendo il Creatore del mondo? Tutti gli uomini che amano queste cose, – che Cristo non volle avere, perché voleva mostrare non possedendole, che erano da disprezzarsi, non già perché non avesse il potere di possederle, – tutti coloro che amano queste cose disprezzano Lui. E chiunque tra i suoi servi vorrà seguire le sue orme, camminando anche lui in quella umiltà nella quale ha appreso che camminò il suo Signore, è disprezzato in Cristo, come membro di Cristo; e quando son disprezzati il Capo e le membra è disprezzato il Cristo totale: poiché il Giusto totale è Capo e Corpo. Ed è necessario che sia disprezzato dagli empi e dai superbi il Cristo totale, affinché si compia in essi quanto qui è detto: ammutoliscano le labbra ingannatrici, che proferiscono iniquità contro il giusto con superbia e disprezzo. Quando saranno rese mute queste labbra? In questo secolo? No di certo. Ogni giorno gridano contro i cristiani, soprattutto contro gli umili; ogni giorno bestemmiano, ogni giorno latrano; così accrescono con le loro lingue i tormenti, la sete che soffriranno all’inferno quando desidereranno invano una goccia d’acqua 8. Non sono dunque rese mute ora le labbra di costoro. Quando lo saranno? Quando le loro iniquità si volgeranno contro di essi, come è detto nel libro della Sapienza: allora si ergeranno i giusti con grande sicurezza contro coloro che li afflissero. Allora quelli diranno: questi sono coloro che un tempo avemmo a scherno e come oggetto di ingiuria. In qual modo sono annoverati tra i figli di Dio e la loro sorte è tra i santi? Noi insensati, consideravamo folle la loro vita 9. Allora saranno rese mute le labbra di coloro che proferiscono iniquità contro il giusto, con superbia e disprezzo. Infatti molti ora ci dicono: dov’è il vostro Dio? Chi adorate? Che cosa vedete? Credete e soffrite: è certo che soffrite, ma incerto è ciò in cui sperate. Quando diverrà certo ciò in cui speriamo, diverranno mute le labbra ingannatrici.

6. [v 20.] Osserva quindi quanto segue, per quale ragione cioè diverranno mute le labbra ingannatrici che proferiscono iniquità contro il giusto, con superbia e disprezzo. Questi che qui geme osserva e vede interiormente nello spirito i beni di Dio, vede questi beni che solo nel segreto si scorgono, ma che non sono scorti dagli empi. Perciò li vede proferire iniquità contro il giusto con superbia e disprezzo, perché essi sono capaci di vedere i beni di questo secolo ma non sanno neppure pensare i beni del secolo futuro. Ma per raccomandare i beni stessi del secolo futuro agli uomini, ai quali ordina di sopportare, non di amare, i beni presenti, ha esclamato e aggiunto: quanto è grande l’abbondanza della tua dolcezza, o Signore! Se a questo punto l’uomo empio dicesse: dov’è questa abbondanza di dolcezza? Gli risponderei: in qual modo posso mostrare l’abbondanza di questa dolcezza a te che hai perduto il palato per la febbre dell’iniquità? Se tu non conoscessi il miele, non potresti esclamare quanto è buono il suo sapore senza averlo gustato. Non hai il palato del cuore per gustare questi beni: che posso fare per te? In che modo te li mostrerò? Non vi è cui possa dire: gustate e vedete quanto è soave il Signore 10. Quanto è grande l’abbondanza della tua dolcezza, o Signore, che hai nascosta per coloro che ti temono! Che significa: hai per loro nascosta? L’hai riserbata per loro, non l’hai negata loro, in modo che soltanto essi vi pervengano (il bene è infatti appunto ciò che non può essere comune ai giusti e agli empi), e vi pervengano temendo. Finché infatti continuano a temere, non ancora vi sono pervenuti: ma credono di giungervi, e cominciano dal timore. Niente infatti è più dolce della immortalità della Sapienza, ma l’inizio della Sapienza è il timore del Signore 11. Che hai nascosta per coloro che ti temono.

Non vergognarsi di Cristo.

7. L’hai elargita con pienezza a coloro che sperano in te al cospetto dei figli degli uomini. Non dice: l’hai elargita con pienezza al cospetto dei figli degli uomini, ma: a coloro che sperano in te al cospetto dei figli degli uomini. Cioè: hai elargito con pienezza la tua dolcezza a coloro che sperano in te al cospetto dei figli degli uomini. In questo modo si esprime il Signore: chi mi avrà rinnegato al cospetto degli uomini, anche io lo rinnegherò al cospetto del Padre mio 12. Dunque, se speri nel Signore, spera in lui al cospetto degli uomini, perché per caso tu non nasconda la tua stessa speranza nel tuo cuore e tema di confessarla quando ti si rinfaccia come un delitto il tuo essere cristiano. Ma a chi ora si rinfaccia l’essere cristiano? Tanto pochi sono rimasti i non cristiani che piuttosto si rimprovera loro di non esserlo, più di quanto essi osino rinfacciare ad altri di esserlo. Tuttavia vi dico, fratelli miei; cominci chiunque qui mi ascolta a vivere da cristiano, e vedrà che ciò gli sarà rinfacciato dai cristiani stessi, che sono tali di nome ma non per la vita e per i costumi. Nessuno avverte questo, se non chi lo ha sperimentato. Dunque intendi, considera ciò che ascolti. Vuoi vivere da cristiano? Vuoi seguire le vestigia del tuo Signore? Se ti è rinfacciato e tu ti vergogni, vergognandoti le abbandoni: hai perduto la via. Ti sembra di aver creduto con il cuore alla giustizia, ma l’hai perduta; poiché per la salvezza è necessaria la confessione con le labbra 13. Se perciò vuoi camminare per la via del Signore, spera in Dio anche al cospetto degli uomini, cioè non vergognarti della tua speranza. Come vive nel tuo cuore, così abiti sulla tua bocca; perché non senza motivo Cristo ha voluto imprimere il suo segno sulla nostra fronte, come nella sede del pudore, perché il Cristiano non si vergogni degli obbrobri di Cristo. Se avrai fatto questo al cospetto degli uomini, cioè se non avrai arrossito davanti agli uomini, e al cospetto dei figli degli uomini non avrai negato Cristo né con la bocca né con i fatti, spera che anche per te sia pronta la dolcezza di Dio.

La Chiesa. tenda di Dio.

8. [v 21.] Che cosa segue? Li nasconderai nel segreto del tuo volto. Qual luogo è questo? Non ha detto: li nasconderai nel tuo cielo; non ha detto: li nasconderai in paradiso; non ha detto: li nasconderai nel seno di Abramo. Infatti per molti fedeli i luoghi dove staranno in futuro i santi sono indicati nelle Sacre Scritture. Sia stimato poco tutto quanto è all’infuori di Dio! Colui che ci protegge nel luogo di questa vita, sia egli stesso il nostro luogo dopo questa vita; poiché questo già prima il salmo stesso dice a Lui: sii per me un Dio protettore, e un luogo di rifugio 14. Saremo dunque nascosti nel volto di Dio. Aspettate di sentire da me quale rifugio vi sia nel volto di Dio? Purificate il vostro cuore, in modo che Egli stesso lo illumini, ed entri Colui che invocate. Sii la sua casa, ed egli sarà la tua; che egli abiti in te, e tu abiterai in lui. Se in questa vita lo avrai accolto nel tuo cuore, egli dopo questa vita ti accoglierà nel suo volto. Li nasconderai, dice. Dove? Nel segreto del tuo volto. Dal turbamento degli uomini. Colà non saranno turbati poiché saranno nascosti; non si turbano nel segreto del tuo volto. Credi che ci sia qualcuno tanto beato in questo mondo che, quando avrà cominciato a udire le ingiurie degli uomini per il fatto che serve Cristo, fugga con il cuore a Dio e cominci a nutrire speranza nella sua dolcezza e dal turbamento degli uomini dei quali ode le offese, entri nel volto di Dio con la sua coscienza? Certo che vi entra, ma se ha ciò con cui entrare, cioè se la sua stessa coscienza non è appesantita, se non costituisce per lui un fardello troppo grande per la porta stretta. Li nasconderai – dunque – nel segreto del tuo volto, dal turbamento degli uomini. Li proteggerai nel tuo tabernacolo dalla contraddizione delle lingue. Un giorno li nasconderai nel segreto del tuo volto dal turbamento degli uomini, in modo che in essi, da allora in poi, non vi possa più essere turbamento umano; ma, intanto, mentre sono pellegrini in questo secolo, poiché coloro che ti servono soffrono molte lingue di contraddittori, che cosa fai per loro? Li proteggerai nel tuo tabernacolo. Che cosa è il tabernacolo? È la Chiesa di questo tempo: è detta tabernacolo perché è ancora pellegrina in questa terra. La tenda è infatti l’abitazione dei soldati inviati in spedizione. Queste tende si chiamano tabernacoli; mentre la casa non è un tabernacolo. Combatti come un pellegrino durante la spedizione affinché, dopo esserti messo in salvo nel tabernacolo, tu possa essere accolto, glorioso, nella casa. Sarà infatti in Cielo la tua casa eterna, se ora vivrai bene in questo tabernacolo. Li proteggerai dunque in questo tabernacolo dalla contraddizione delle lingue. Molte sono le lingue che contraddicono; risuonano diverse eresie, diversi scismi; molte lingue contraddicono la vera dottrina. Ebbene, tu corri al tabernacolo di Dio, tienti stretto alla Chiesa cattolica, non allontanarti dalla norma della verità, e sarai protetto nel tabernacolo dalle contraddizioni delle lingue.

L’immensa misericordia divina.

9. [v 22.] Benedetto il Signore, perché ha reso mirabile la sua misericordia nella città che sta attorno. Qual è la città che sta attorno? Il Popolo di Dio si trovava nella sola Giudea, quasi nel mezzo del mondo, e lì si elevavano lodi a Dio e gli venivano offerti i sacrifici, i profeti non cessavano di cantare gli eventi futuri che ora noi vediamo adempiersi; questo popolo era come posto in mezzo alle genti. Il Profeta osserva e vede in tutte le genti la futura Chiesa di Dio; e poiché tutte le genti erano intorno da ogni parte e tenevano come in mezzo a loro la sola gente dei Giudei, queste genti circostanti le ha chiamate città che sta attorno. Tu hai reso mirabile, o Signore, la tua misericordia nella città di Gerusalemme; qui Cristo ha subito la Passione, qui è risorto, qui è asceso in cielo, qui ha compiuto molti miracoli; ma più grande è la tua lode perché hai innalzata la tua misericordia nella città che sta attorno, cioè hai diffuso la tua misericordia tra tutte le genti. Non hai racchiuso il tuo unguento in quella città di Gerusalemme come in un vaso, ma, quasi che il vaso si sia spezzato, l’unguento si è diffuso in tutto il mondo onde si adempisse quanto è detto nelle Sacre Scritture: Unguento diffuso è il tuo nome 15. Così hai innalzata la tua misericordia nella città che sta attorno. Egli infatti è asceso alla destra del Padre, dopo dieci giorni ha mandato lo Spirito Santo; i discepoli sono stati ricolmati dello Spirito Santo e hanno cominciato a predicare i grandi fatti di Cristo 16; e sono stati lapidati, uccisi, posti in fuga 17. E cacciati da lì, unico luogo dove stavano, quasi legni ardenti di fuoco divino, hanno riempito tutta la selva del mondo, incendiandola con l’ardore dello Spirito e con la luce della Verità: così il Signore ha reso mirabile la sua misericordia nella città che sta attorno.

10. [v 23.] Io ho detto nella mia estasi. Si ricordi il titolo del salmo, poiché si tratta di quell’estasi. Osservate cosa dice: io ho detto nella mia estasi: sono stato rigettato dalla vista dei tuoi occhi. L’ho detto nel mio timore, cioè l’ho detto nella mia estasi. Si è accorto di essere spaventato nell’intimo, per non so quale grande sofferenza, come non ne mancano; sente il suo cuore pavido e trepidante, e dice: sono stato rigettato dalla vista dei tuoi occhi. Se fossi al tuo cospetto non avrei tanto timore; se tu mi guardassi, non tremerei così. Ma, siccome in un altro salmo dice: se dicevo: il mio piede si è smosso, la tua misericordia, o Signore, mi aiutava 18, anche qui, subito dopo dice: perciò tu hai esaudita la voce della mia preghiera. Poiché ho confessato e ho detto: sono stato rigettato dalla vista dei tuoi occhi, né mi sono levato in superbia, ma ho accusato il mio cuore e nella mia sofferenza tremando ti ho invocato, tu hai esaudito la mia preghiera. Si è adempiuto quindi ciò che ho ricordato dell’altro salmo. Infatti quanto è detto qui: io ho detto nella mia estasi: sono stato rigettato dalla vista dei tuoi occhi, è detto in quell’altro salmo: se dicevo: il mio piede si è smosso. E quanto dice in quel salmo: la tua misericordia, o Signore, mi aiutava, è detto così in questo: perciò tu hai esaudita, o Signore, la voce della mia preghiera. Osserva tutto questo in Pietro: vede il Signore che cammina sulle acque e lo crede un fantasma. Il Signore grida: sono io, non temere. Pietro confida e dice: Se sei tu, ordinami di venire a te sulle acque; così avrò la prova che sei tu, se grazie alla tua parola potrò fare ciò che tu puoi. Gli risponde Gesù: vieni. La parola di chi comanda diviene il potere di chi ascolta. Vieni, dice. E Pietro discese [dalla barca]; cominciò a camminare; camminava intrepido, perché sperava in lui; ma vedendo il forte vento ebbe paura. Io ho detto nella mia estasi: sono stato rigettato, dalla vista dei tuoi occhi. E mentre cominciava ad affondare, gridò: Signore, perisco. Gesù allora, porgendogli la mano, lo rialzò dicendo: Uomo di poca fede, perché hai dubitato? 19 Io ho detto infatti nel mio timore: sono stato rigettato dalla vista dei tuoi occhi: e, come se già stessi per annegare in mare, hai esaudito, Signore, la voce della mia preghiera. Ma l’hai esaudita, quando gridavo a te. Il grido rivolto a Dio non viene dalla voce, ma dal cuore. Molti tacendo con le labbra hanno gridato con il cuore; molti altri, pur gridando con la bocca, niente sono riusciti ad ottenere perché il loro cuore era rivolto altrove. Se gridi, grida dunque al di dentro, dove Dio ode. Quando gridavo – dice – a te, hai esaudita la voce della mia preghiera.

11. [v 24.] Ormai già esperto che cosa ci ammonisce? Amate il Signore, o voi tutti suoi santi. È come se dicesse: Credete a me, l’ho sperimentato; ho sofferto tribolazioni, l’ho invocato e non sono stato ingannato, ho sperato in Dio e non sono stato confuso; Egli ha illuminati i miei pensieri, ha posto fine alla mia trepidazione. Amate il Signore, o voi tutti suoi santi. Cioè, amate il Signore voi che non amate il mondo, voi tutti suoi santi. Infatti a chi dirò di amare il Signore? A chi ancora ama l’anfiteatro? A chi dirò di amare il Signore? A chi ancora ama i mimi, i pantomimi; a chi ancora ama l’ubriachezza, a chi ancora ama il fasto del secolo, e tutte le vanità e le follie mendaci? A costoro dirò: impara a non amare, per apprendere ad amare; distogliti per convertirti; svuotati, per essere riempito. Amate il Signore, voi tutti suoi santi.

Il premio della sofferenza.

12. Perché il Signore ricerca la verità. Sapete che ora appaiono molti malvagi; sapete che ora si inorgogliscono nelle loro vanità; ma il Signore ricerca la verità. E ripagherà coloro che insuperbiscono a oltranza. Sopportate finché soffrite, tollerate finché siete nell’indigenza: è necessario infatti che il Signore, ricercando la verità, ripaghi coloro che a oltranza insuperbiscono. Mi chiederai senz’altro: Quando ripagherà? Quando vuole. Sii certo che ripagherà: non dubitare della retribuzione, ma non osare dar consiglio a Dio riguardo al tempo. Non v’è dubbio che ricercherà la verità, e ripagherà coloro che insuperbiscono ad oltranza. Ripagherà alcuni anche qui, ed abbiamo visto e saputo che ripaga. Infatti, quando coloro che temono Dio sono umiliati, se per caso avevano prima brillato per qualche dignità terrena, pure umiliati non sono caduti, perché non hanno escluso Dio dal loro cuore; Dio è la loro grandezza. Giobbe sembrava umiliato per la perdita delle sue ricchezze, per la perdita dei suoi figli, per la perdita delle cose che conservava e di coloro per i quali le conservava; rimase senza eredità e, ciò che è ben più triste, senza eredi 20, rimase con la sola moglie, non sua consolatrice, ma piuttosto aiutante del diavolo 21. Sembrava umiliato: guarda se era caduto in miseria, eppure vedi se non era nel segreto del volto di Dio. Nudo – diceva – sono uscito dal seno della madre mia, e nudo ritornerò alla terra; il Signore ha dato, il Signore ha tolto; come al Signore è piaciuto così è stato fatto; benedetto sia il Nome del Signore 22. Donde derivano queste gemme di lode a Dio? Lo vedete di fuori povero, nell’intimo è ricco. Queste gemme di lode a Dio uscirebbero forse dalla sua bocca, se egli non avesse un tesoro in cuore? Voi che volete essere ricchi, desiderate queste ricchezze, che non potreste perdere neppure in un naufragio. Quando dunque tali uomini sono umiliati, non considerateli miseri. Vi sbagliereste, poiché non sapete ciò che hanno dentro. Li giudicate secondo il metro di voi che amate il mondo, e, se tali cose perdete, restate infelici. Assolutamente non pensate così: essi hanno dentro di che gioire. Nel loro intimo è il loro Signore, nel loro intimo è il loro Pastore e il loro Consolatore. Cadono malamente coloro che ripongono in questo secolo la loro speranza. Quando vien tolto ciò che all’esterno splendeva, nell’intimo non resta altro se non il fumo della cattiva coscienza. Non hanno quindi di che consolarsi, non hanno di che uscire fuori, non hanno di che rientrare in sé, abbandonati dalla pompa del secolo, vuoti di grazia spirituale, davvero umiliati senza scampo. E molti Dio ripaga così, anche in questo tempo, ma non tutti. Se non ripagasse così nessuno, sembrerebbe quasi che la divina Provvidenza non vegliasse; se con tutti facesse così non conserverebbe la sua divina pazienza. Ma tu, o cristiano, hai imparato a soffrire, non a ripagare con la vendetta. Cristiano, vuoi vendicarti? Non si è ancora vendicato Cristo: forse che tu hai sofferto ingiurie da un malvagio ed Egli non ne ha patite? Forse che Egli non ha sofferto a cagion tua per primo, Egli che non aveva alcuna ragione di soffrire? Perché in te la tribolazione è la fornace dell’orefice (sempre che tu sia oro, e non paglia), affinché tu sia purificato dalle scorie, non ridotto in cenere.

13. [v 25.] Amate il Signore, o voi tutti suoi santi; perché il Signore ricerca la verità e ripagherà coloro che insuperbiscono ad oltranza. Ma, quando li ripagherà? Oh, se li ripagasse ora! Ora io li vorrei vedere umiliati e prostrati. Ascoltate quel che segue: comportatevi virilmente. Non lasciate andare spossate nelle tribolazioni le vostre mani, e non vacillino le vostre ginocchia. Comportatevi virilmente, e si rafforzi il vostro cuore. Si faccia forza il vostro cuore per sostenere e sopportare tutti i mali di questo secolo. Ma chi sono coloro ai quali così dice il profeta: comportatevi virilmente e si rafforzi il vostro cuore? Forse coloro che amano il mondo? No. Ascoltate a chi si rivolge: o voi tutti che sperate nel Signore.

Citazioni Bibliche

1 – Ef 6, 12.

2 – Ef 5. 8.

3 – Ef 6, 12.

4 – Cf. Mt 3, 12; Lc 3, 17.

5 – Sal 42, 1.

6 – Sal 13, 5; 52, 6.

7 – Sal 30, 2.

8 – Cf. Lc 16. 24.

9 – Sap 5, 1-5.

10 – Sal 33, 9.

11 – Cf. Prv 1, 7; Sal 110, 10.

12 – Mt 10, 35.

13 – Cf. Rm 10, 10.

14 – Sal 30, 3.

15 – Ct 1, 2.

16 – Cf. At 1, 9.

17 – Cf. At 8, 1.

18 – Sal 93, 18.

19 – Cf. Mt 14, 26-32.

20 – Cf. Gb 1.

21 – Cf. Gb 2, 9.

22 – Gb 1, 21.

Augustinus. Motore di Ricerca
Cerca in tutte le opere di Agostino d’Ippona, in latino e italiano.

http://www.primociarlantini.it/motago/Default.aspx

http://www.augustinus.it/index2.htm

  1. Marco
    22 dicembre 2009 alle 18:51

    @ Giampiero Tre Re,

    non ci sono termini per definire adeguatamente la bellezza di questo Salmo.

    Grazie di cuore.

    D.T.B.

  2. Marco
    24 dicembre 2009 alle 12:22

    La Parrocchia di P.Vincenzo Arnone.

    http://www.sanstanislao.diocesipa.it/lume.htm

    Madonna del Lume

  3. Marco
    24 dicembre 2009 alle 12:32

    Criteri per valutare le apparizioni [modifica]
    Il 25 febbraio 1978 la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, ha pubblicato le ”Norme della Congregazione per procedere nel Giudizio delle Apparizioni e Rivelazioni Presunte”, contenente le regole seguenti :

    Il vescovo diocesano può iniziare un processo di sua propria iniziativa o su richiesta di un fedele per indagare sui fatti concernenti una presunta apparizione. Il vescovo può astenersi dall’esaminarla a fondo se vuole, specialmente se pensa che dall’evento non deriverà molto.
    La conferenza episcopale nazionale può intervenire se il vescovo diocesano locale vi si rivolge o se l’evento diventa importante a livello nazionale o almeno a livello di più di una diocesi.
    Anche la Sede Apostolica (il Vaticano) può intervenire, su richiesta del vescovo locale stesso, o su richiesta di un gruppo di fedeli, o di sua propria iniziativa.
    I passi nell’indagine sono ordinati nel modo seguente: una valutazione iniziale dei fatti dell’evento presunto, basata sia su criteri positivi che negativi:

    Criteri Positivi [modifica]
    Certezza morale (la certezza richiesta per agire moralmente in una situazione di dubbio) o almeno grande probabilità riguardo all’esistenza di una rivelazione privata alla fine di una seria indagine del caso.
    Valutazione delle qualità personali della persona in questione (equilibrio mentale, onestà, vita morale, sincerità, obbedienza all’autorità della Chiesa, buona volontà nel praticare la fede in modo normale, ecc.).
    Valutazione del contenuto delle rivelazioni stesse (cioè non sono in disaccordo con la fede e la morale della Chiesa, e sono libere da errori teologici).
    La rivelazione porta sana devozione e frutti spirituali nelle vite delle persone (maggiori preghiere, maggior numero di conversioni di cuori, opere di carità che ne risultano, ecc.).
    Criteri Negativi [modifica]
    Errori evidenti riguardo ai fatti.
    Errori dottrinali attribuiti a Dio, alla Santa Vergine Maria o allo Spirito Santo riguardo al modo in cui essi si manifestano.
    Qualsiasi tentativo di guadagno finanziario in relazione all’evento supposto.
    Azioni gravemente immorali commesse dalla persona o da quelli che erano insieme alla persona al momento dell’evento.
    Disordini psicologici o inclinazioni ad essi da parte della persona o delle persone che erano con essa.
    Dopo questa indagine iniziale, se l’avvenimento risponde ai criteri positivi e negativi, si può concedere un iniziale permesso precauzionale che praticamente stabilisce quanto segue: “per il momento, non c’è motivo di opporsi a ciò”. Questo permette la partecipazione pubblica nella devozione alla presunta apparizione.

    Alla fine, occorre dare un giudizio ed una deliberazione definitiva, con l’approvazione o la condanna dell’evento.

    http://it.wikipedia.org/wiki/Apparizioni_e_altre_manifestazioni_mariane

    • 24 dicembre 2009 alle 13:17

      Caro Marco, questo tuo commento è più appropriato al forum di scuola di preghiera: puoi ripostarlo lì?
      Grazie.

      • Marco
        24 dicembre 2009 alle 17:56

        ok

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