Mistero buffo
Ovvero: Piccoli statisti crescono
Ma dov’è finito Berlusconi? Forse ancora dolorante, o preoccupato della non perfetta presentabilità del suo sorriso, nel giorno dell’apocolocintosi del divo Craxi, suo mentore, Silvio non si è fatto vedere.
Riappare tre giorni dopo in Parlamento come deus ex machina del processo breve, che lo renderà giudiziariamente immortale. In realtà c’è un mistero (nel senso stretto attinente alla simbologia di morte-resurrezione tipica dei culti iniziatici) da decifrare in tutto ciò. La dritta la dà il più illuminato dei politici contemporanei, il sommo sacerdote Schifani: «Craxi fu una vittima sacrificale». Leggi: «Berlusconi è una vittima sacrificale». Intendi: «Come da sempre accade, entrambi li abbiamo fatti fuori noi, con un amichevole bacio, ma la colpa ricadrà sul perfido popolo deicida, mentre noi saremo legittimati a rinnovarne la memoria e il potere salvifico».
In realtà lo stesso Craxi s’era offerto come vittima espiatoria, quando aveva detto in Parlamento, e poi ripetuto in sede processuale penale ed in innumerevoli interviste, passate e ripassate in tutte le tivvù in questi giorni, più o meno questo: «Nessun leader politico può giurare di essere innocente». Leggi: «Siamo tutti colpevoli». Intesero: «Nessuno è colpevole». In questo modo, assolvendo tutti, Craxi condannò se stesso, per il fatto di averlo detto, di avere profanato il mistero. Quella sua assunzione di responsabilità in quel discorso da Primo Ministro in Parlamento, come Benito nel caso Matteotti, non fece di Bettino in un grande statista, ma neppure un dittatore; solo una persona intellettualmente onesta di fronte a un’assemblea di pecoroni, gli stessi che, mutata casacca, siedono oggi in Parlamento e acclamano Craxi come statista, per autoassolversi. L’eterno ritorno del potere.
Anche Berlusconi manifesta la stessa vocazione vittimale, lo stesso sfondo nevrotico che c’è nella pretesa salvifica del potere, definito tecnicamente delirio mistico-religioso. Nel pretendersi non solo innocente ma al di sopra di ogni giudizio troviamo la stessa pretesa di trascendenza del carisma che c’è nel preveniente perdono concesso al suo aggressore, perdonanza che trasforma un fatto criminale o l’espressione di uno stato psicopatologico, nell’apparizione di una malvagità collettiva che può essere vinta solo col sacrificio di sé. A questo punto, il Premier può essere impunemente colpito, in realtà, perché vittima designata: il corpo del consacrato non solo può, ma deve essere dissacrato. L’intoccabilità che pone il tabù sopra la legge pone al di sopra di essa anche la sua violazione. In realtà l’umiliazione fisica del capo, come anche la sua ridicolizzazione, non è necessariamente espressione di malvagità, ma di una sua rappresentazione rituale: chi la fa non è necessariamente cattivo, semplicemente gioca un ruolo, può addirittura sentirsi più buono e più solidale con la vittima, per questo. E, naturalmente, il meccanismo sacrificale di umiliazione-esaltazione, vale per ogni genere di eliminazione, come la ridicolizzazione o un radicale cambio di leadeship politica.
E così mentre ci si accanisce sul corpo del capo, sacralizzandolo o massacrandolo, idolatrandolo o appendendolo per i piedi, lapidandolo con monetine o modellini del Duomo di Milano o, in maniera incruenta e ritualizzata, col tiro d’arco della satira “intelligente”, piccoli statisti crescono inosservati all’ombra della croce.
L’eterno ritorno di un potere ridicolo.
Escort di scorta
Marco Pannella s’è detto disposto a fare la escort pur di salvare Berlusconi.
Caccia della strega
Anche l’onorevole Santanché, nei giorni scorsi, s’era detta «pronta a tutto» pur di riportare i futuristi a Berlusconi.
Inspiegabile epidemia di diarrea tra i finiani.
Le lupare di Bossi
Dopo l’accusa di Saviano sulle connivenze tra camorra e politica in Padania, la mafia ha deciso di sguinzagliare contro lo scrittore i killer leghisti.
Dissenteria e dissenso
«La coscienza è come l’organo sessuale,
o serve a dar la vita o a far pisciare»
(G. Gaber)
Il dissenso è come la coscienza:
o si pratica in tempi non sospetti
o è dissenteria.
la citazione di Gaber è azzeccatissima. Mi sa che mi rivenderò il commento. Ps: ancora grazie della bella chiacchierata sulle prospettive deontologiche e teleologiche.
Siano sempre benvenuti l’intelligenza e il dialogo. Ovunque accadano.
LA MINISTRA – Le dimissioni!
http://ondemand.mtv.it/serie-tv/soliti-idioti/s02/soliti-idioti-la-ministra-le-dimissioni-s02e14
Chi è ?Il ministro della pubblica distruzione?
Amara Mara
Accusata di aver tradito il Cavaliere flirtando con Bocchino, la ministra delle pari opportunità, Carfagna, si sfoga: «Non di tutto quello che ho fatto nella mia vita ho motivo di vergognarmi».
E continua:
«La storia con Bocchino si riduce a una montatura. Anche quella pubblicità per il fotovoltaico è solo un fotomontaggio».
Pari opportunismi
«Il Presidente Berlusconi ha dimostrato nei fatti di avere un grande interesse per le donne»
(Il Ministro delle Pari Opportunità, Mara Carfagna, oggi al Tg3)
Facce di Bondi 1
Controspionaggio bulgaro
Il mio nome è Bondi, Sandro Bondi
qual’è la natura di queste deformità patologiche?
Non si tratta di deformità congenite bensì di distorsioni acquisite per effetto dell’abitudine contratta alla manipolazione del linguaggio e l’inveterato adattamento al compromesso etico…
…A dispetto del loro carattere occasionale, effimero ed estremamente cangiante, tali alterazioni non avvengono affatto per caso né colpiscono in maniera indiscriminata, sicché possiamo parlare di vere e proprie distorsioni oggettive. Si consideri ad esempio il caso documentato qui di seguito. Si tratta di un processo metamorfico del tipo mistico-religioso, solitamente conseguente all’attitudine a fingersi devoti per opportunismo politico e ottenere così vantaggi e grazie mondane della più svariata natura.
G. Tre Re, La personalità gregaria. Saggio sulla fenomenologia e psicopatologia di Sandro Bondi, parte 1.
Facce di Bondi 2
T’amo pio Bondi
Facce di Bondi 3
Buondismo
Facce di Bondi 4
Don Bondio
«Vaso di coccio tra vasi di ferro».
Facce di Bondi 5
Bundi-Bundi
Facce di Bondi 6
Rosi Bondi
Ecco il leader del post-Berlusconi: burroso e disponibile come Bindi, intelligente e schietto come Bondi.
Cara Paola,
La verità sistematicamente stravolta e manipolata si rivale sull’autore della menzogna, sulla sua personale verità, sulla sua coscienza, sul suo io. Questi si contorce, lui pure stra-volto, perde nitidezza, si sdoppia, si estenua, si sfarina, si sfilaccia, si frantuma in mille altri io, si fonde e si confonde con altri volti, smarrisce i riferimenti dei propri limiti, il contatto con la realtà e la certezza circa l’identità del sé. La parola stessa, distolta dal farsi segno del vero, si piega e si degrada, si trasforma e si corrompe; a cominciare da quella che s’impara per prima e più si ama: il proprio nome.
G. Tre Re, La personalità gregaria. Saggio sulla fenomenologia e psicopatologia di Sandro Bondi, parte 2.
Diventano brutti a forza di esprimere l’incapacità della menzogna
Sì, ma non basta qualche bugia di tanto in tanto: per avere questi risultati occorrono impegno, esercizio e costanza. Serve assiduità e dimestichezza, fedele dedizione alla menzogna nel corso di tutta una vita fraudolenta.
Facce di Bondi 7
Bondì
😀 è rosa LA FACCIA 3? HO UN SOSPETTO
La faccia di Bondi #3? Per essere rosa, è rosa. Ma anche morbidosa, mozzarellosa e zuccherofilamentosa.
Ma quale sarebbe il tuo sospetto?
solo una paranoia…non capivo perchè un budda rosa 😀
Beh, quello magari bisognerebbe chiederlo a… Rosa.
L’unico modo di eseguire in maniera moralmente lecita una pena capitale è linciare il de cuius di risate. Proprio per sottrarlo a questa morte politica meritata e certa, Giuliano Ferrara si è autoinvestito ieri, per la strenua platea del Tg1 di prima serata, aedo della tragedia borghese del suo eroe ridicolo.
Proprio l’abilità con cui maneggia Kant, al punto da poter criticare l’uso politicamente strumentale della Kritik der reinen Vernunft fattone da Umberto Eco, avrebbe dovuto però suggerire a Ferrara analoga accortezza per non cadere nello stesso abuso in difesa di Berlusconi. E invece niente. Venti minuti di filosofia morale in un Tg di mezz’ora non sono serviti ad accorgersi che se è moralismo bacchettone pretendere che un uomo di Stato sia coerente anche nel privato con le sue politiche pubbliche, allora è ipocrisia puritana anche appellarsi alla distinzione tra morale pubblica e privata per salvargli politicamente la pelle. Quella che ieri Ferrara ha presentato prende storicamente il nome di «doppia morale», e non ha nulla a che vedere con Kant. Una foglia di fico offerta a quegli ormai pochi elettori cattolici che non sono ancora del tutto convinti che sia sbagliato preferire un leader dichiaratamente non credente, ma che non dice falsa testimonianza, ad uno nominalmente cattolico ma fornicatore a catena.
Ma la morale di ieri sera, come ogni doppia morale, è anche un autogol; perché se davvero Berlusconi, detto da lui stesso più volte, non ha «nulla di cui vergognarsi», persino i più fedeli spettatori di Minzolini non avranno potuto fare a meno di domandarsi come mai allora il Premier abbia bisogno della difesa di uno come Ferrara.
Facce di Bondi 8
Tagli alla cultura
Questione di geni
Di Pietro candida il figlio, come già Bossi procreò il Trota consigliere regionale e Berlusconi, illegittimamente, Angelino Alfano segretario del PdL.
L’attitudine alla politica si eredita geneticamente, come la razza.